La partita dei diritti tv In A si può fare meglio
Basta che alla fine a pagare non sia soltanto il ceto medio. Nel calcio, come nella società. Effetti della nuova distribuzione dei diritti tv. A raccontarcelo sono le classifiche della Serie A. Nei giorni in cui, fra la presentazione dell’offerta Mediapro e il confermato interesse di Sky e Dazn, si apre la corsa all’assegnazione dei diritti per il triennio 202124, sarebbe cosa buona e giusta se si aprisse una discussione non solo ristretta agli uffici della Lega di Serie A su obiettivi e modi per raggiungerli, alla luce di quanto sta cambiando e di cosa ancora cambierà.
È già stato fatto notare come le squadre di coda stiano viaggiando a ritmi significativamente superiori rispetto a quelli degli ultimi anni. Merito del coraggio e della fantasia degli allenatori, ma anche, sarebbe ingenuo trascurarlo, dell’entrata a regime del nuovo sistema di distribuzione dei diritti televisivi domestici che ha contribuito a irrobustire le cosiddette piccole. Pure nel calcio i soldi non danno automaticamente la felicità, ma senza soldi è più difficile essere felici.
Finora, con dati di riferimento alla fine dell’undicesima giornata, nella seconda stagione da quando la percentuale di distribuzione in parti uguali dei diritti tv è salita dal 40% al 50%, le ultime tre classificate hanno ottenuto 21 punti (e il Brescia deve recuperare una partita). La media nell’ultimo triennio con la ripartizione precedente era stata, dopo 11 giornate, di 17 punti. Si è detto che la riforma avrebbe danneggiato le grandi (la Juventus in effetti ha registrato per questa posta nell’ultimo bilancio un calo da 110 a 100 milioni circa), ma in realtà le prime sette hanno finora totalizzato 160 punti rispetto a una media precedente di 159, siamo lì. Ormai le grandi incassano di più dai premi europei e dai ricavi commerciali che dai diritti tv domestici. Più penalizzate le squadre medie, dall’ottavo al quattordicesimo posto, scese a 94 punti rispetto ai 102 di media precedenti. Questo perché, mentre le piccole con la nuova distribuzione hanno visto crescere la loro quota di circa il 35%, diciamo da 30 a 40 milioni la quartultima, le media borghesia del pallone (Bologna, Fiorentina, Sampdoria, Torino…) ha avuto un aumento medio inferiore al 10%, comunque molto dipendente dal piazzamento finale (e questo è un bene). Bisognerebbe perciò forse fare un nuovo passo avanti per garantire maggiore equilibrio e quindi più spettacolarità alla Serie A, e cioè per la parte non divisa in parti eguali ridurre ulteriormente il peso dei risultati storici per valorizzare maggiormente (25% e 25% come in Inghilterra) l’audience televisiva e il risultato del campionato precedente.