Juve, Milan e non solo Com’è dura rinascere
Juve e Milan che si misurano in una sfida apparentemente ineguale, domani sera a Torino, appartengono alla stessa categoria di squadre in cerca di una mutazione, un salto di qualità. Viaggiano verso pianeti differenti a una velocità diversa, con costi e investimenti che è un po’ impietoso comparare: ma lo spazio è quello. La Juve sta cercando di fare l’ultimo step verso una dimensione europea e mondiale. Cristiano Ronaldo, in questo senso, promette di essere il simbolo di una avventura che è all’inizio e non la panna sulla torta di ciclo storico, decorato dagli scudetti messi in fila. Questa Juve comincia proprio dove stava finendo il grande Milan, ormai percosso dagli anni, dopo la lunga egemonia e i tanti successi raccolti in Italia, in Champions e nel mondo. Parliamo della stagione calcistica 2010-11, niente è stato più come prima. Non è facile per nessuno rinnovarsi senza perdere quota, o sprofondare. La Juve veniva dalla dolorosa esperienza in B ed è ripartita con rabbia, scelte giuste, investimenti, stratificazioni. Dopo otto anni e mezzo il Milan non si è ancora ripreso e non si capisce quale strada prenderà per rientrare nell’élite del calcio continentale.
Succede. Guarda l’Inter e il calvario seguito alla gloriosa stagione del triplete (2009-10). Soltanto adesso – pur tra lamenti, polemiche e difficoltà – si misura in modo palpabile la forza propulsiva del rilancio nerazzurro. C’è una prospettiva definita, per dire, che manca invece a Manchester, in casa dello United. Nessuno è riuscito a riportare i Red Devils dove li aveva lasciati Sir Alex Ferguson: David Moyes, Van Gaal, Mourinho. Tutti bocciati e adesso Solskjaer resta in apnea a nuotare contro il tempo. Non mancano certo i soldi a Old Trafford, ma da soli non bastano. Il Real ce lo conferma. Dopo le tre Champions di fila è andato in tilt appena Zidane e Ronaldo hanno tagliato la corda. Al Bernabeu il rinnovamento somiglia a una maionese andata a male. I vecchi non mollano, i nuovi non convincono. Bale è zavorra, il baby Rodrygo di mercoledì è un sogno, però nessuno può giurare sul risveglio. E il Barcellona? Tutto scricchiola, al Camp Nou. Il vecchio Vazquez Montalban diceva che il Barça è l’unica istituzione legale che unisce l’uomo della strada alla
Catalogna che avrebbe potuto essere e invece non c’è. Le scosse dell’indipendentismo rimbalzano sul campo e accentuano i sintomi di una decadenza già annunciata. Si può invertire la rotta con due o tre ritocchi? Pep Guardiola ce l’aveva fatta nel 2008, lavorando sulla base preparata da Rijkaard. Ogni tanto succede, più spesso occorre rifondare ed è un’operazione complicata, come dimostra l’Atletico del Cholo. Tra le big oggi soltanto il Liverpool di Klopp è davvero felice, su tutta la scena. Sta bene dov’è. Domani, in Premier, incrocia il City ma senza paura: il Pep può ferirlo, non fargli ombra.