I quattro esterni soffrono Mancini però vota la fiducia
Bernardeschi, Chiesa, Insigne e Florenzi in difficoltà con i club Il c.t.: «Per noi sono importanti, verranno tempi migliori»
L’ottimismo della necessità. E anche della fiducia. Il campionato di Serie A dice che non è più un’Italia in fasce - non nel senso di giovane, ma di brillante sulle corsie -, il commissario tecnico Roberto Mancini dice che questo non è un problema. Neanche questo: il suo pensare positivo si propaga anche alla squadra per contaminazione, l’azzurro ormai è il colore dell’area protetta per chi ha bisogno di liberare la testa dalle scorie della negatività del momento e le gambe dalla ruggine del poco utilizzo. L’azzurro è la maglia del rilancio e c’è chi ne ha bisogno, in questi giorni.
Anche se il c.t. dice di no. Non qui.
Berna esterno alto?
Si parla di Lorenzo Insigne, Federico Chiesa, Federico Bernardeschi e Alessandro Florenzi. «Per loro non è un momento particolarmente felice, ma per noi sono importanti e quando vengono qui fanno sempre bene. Verranno tempi migliori, anche in campionato». Nell’attesa, il Mancio ha già trovato il modo di vedere quelle quattro bottiglie mezze piene: «Intanto stanno giocando, per me conta anzitutto questo». Bernardeschi nella Juventus, ad esempio: «Rispetto a qualche tempo fa va in campo sempre». Più di una volta accompagnato dai fischi dei suoi tifosi, ma questo è un altro discorso. Vuol dire che Sarri comincia a fidarsi, anche se continua a vederlo soprattutto trequartista, ruolo che in Nazionale non è contemplato. Qui Mancini lo ha testato anche come mezzala e non si sa mai, ma sarà più facile vederlo come esterno alto: ieri è stato alternato con Chiesa (come Zaniolo con Tonali per affiancare Jorginho e Barella), e con lui potrebbe giocarsela.
Chiesa-Insigne, è dura
Potrebbe voler dire che Chiesa non ha più la garanzia di una maglia da titolare, messa nove volte nelle ultime dieci partite (fuori solo con la Bosnia). L’ultima, con la Grecia, durò 39’ per infortunio, e al suo posto entrò proprio Berna, ma il fatto è che i gol in più che da tempo gli chiede Mancini sono tuttora una volontà (di entrambi) inespressa: ancora zero in azzurro, solo due in campionato con la Fiorentina. Che l’ha consegnato alla Nazionale un po’ frustrato e molto abbattuto, non bastasse il senso di malcontento che si trascina dietro da inizio stagione. Lo stesso che Lorenzo Insigne sta vivendo, assieme al momento delicatissimo del Napoli. Tanto più complicato per lui che sente quella fascia da capitano pesare quanto i fischi della sua gente e le sostituzioni o esclusioni non sempre facili da digerire. Mancini, quando ce l’ha, a Insigne non rinuncia quasi mai e qui Lorenzo ritrova anche il «suo» 4-3-3, il vestito che non ha mai nascosto di indossare più volentieri.
La furia Florenzi
Il vestito che Florenzi non riesce più a mettere con la Roma: sei panchine di seguito pesano, ma se le prime indicazioni non mentono, almeno a Zenica non resterà seduto. La linea difensiva dovrebbe essere con Bonucci, Acerbi e Emerson e il c.t. come sempre gli chiederà di alternarsi con il laterale del Chelsea nelle operazioni di spinta sulla fascia: «Alessandro è esperto e può fare diversi ruoli, pure esterno alto o interno di centrocampo, anche se ormai da tempo gioca terzino», ha detto l’altro giorno Mancini. Serafico anche nel commentare le sue esclusioni nella Roma, e pure un po’ profetico: «Si è riposato, sarà più fresco per noi...». E infatti basta vederlo negli allenamenti di questi giorni: è una furia.