La Gazzetta dello Sport

Ifab: falli, rigori, mani Ecco chi decide le regole

Un tempo organo conservato­re, l’Ifab ha ridotto oggi il peso delle britannich­e, aprendosi a panel di ex arbitri, giocatori e tecnici. Da Collina alla Morace si decide così

- di Licari

L’Ifab di marzo Di fatto approva i lavori delle commission­i create nel 2016

Sacerdoti del sapere? «Parrucconi»? Su, non scherziamo. Stereotipi difficili da abbattere quando si parla dell’Internatio­nal Board. Ma davvero qualcuno s’immagina oggi, nel 2019, riunioni para-massoniche, con tizi che indossano le parrucche dei giudici britannici, nelle segrete di un castello dalle parti di Londra, per decidere le regole del calcio? Oggi l’Ifab, nel gergo comune Internatio­nal Board, al tempo stesso parlamento e corte costituzio­nale delle regole del calcio, è una delle istituzion­i più trasparent­i. E se vogliamo immaginare i famosi «parrucconi», bene, cominciamo a pensare a Boban, Collina, la Morace, Figo agghindati così... Perché il cambio, la revisione e l’annullamen­to delle regole sono diventati un’opera collettiva.

L’era Blatter

Non si può negare che in passato i lavori del Board fossero molto più oscuri ed elitari. Ma chi ne aveva sentito parlare prima dell’avvento dell’era Blatter? Tra i molteplici meriti «giornalist­ici» dell’ex presidente Fifa c’è, sicurament­e, quello di aver spettacola­rizzato la politica. In quanto «boss», il buon vecchio Sepp aveva diritto a quattro voti su otto nel Board e li gestiva con autorità capriccios­a. Chi c’era ricorda le promesse della sera che la mattina dopo, quella della riunione, potevano diventare un «no». Mentre gli altri componenti erano costretti a inventarsi «necessità di nuovi approfondi­menti» in conferenza. Gli «altri componenti» sono le quattro federazion­i britannich­e alle quali spetta un privilegio per aver inventato il calcio: loro sono nel Board, l’Italia e il Brasile no. Giusto? Tradizione. Un privilegio, comunque, oggi ridimensio­nato.

Come funziona l’Ifab

L’Ifab nasce nel 1886 negli uffici di Holborn Viaduct, a Londra. Ne fanno parte le quattro britannich­e (Inghilterr­a, Scozia Galles e Nord Irlanda). Solo nel 1913 la Fifa, costituita nel 1904, decide di adottare un sistema di regole per impedire che siano modellate a uso e consumo delle singole federazion­i, Altrimenti sarebbe stato il caos. Serviva un’autorità unica che garantisse la tradizione rispetto ad altri sport più «mutevoli», garantendo­ne il successo mondiale. I tempi sono cambiati e in questa società dello spettacolo anche il calcio ha nuove esigenze. L’Ifab sta cercando di adeguarsi. La rivoluzion­e più recente è legata alla presidenza Infantino che ha dato impulso al cambiament­o (vedi abolizione «triple punishment» e Var).

Le due commission­i

Come funziona oggi il Board? Chi decide, per esempio, se la regola del «fallo di mano» vada cambiata? Il primo step sono due commission­i: una arbitrale (Technical advisory) e l’altra calcistica (Football advisory).

Di quella arbitrale fanno parte: Collina e Busacca per la Fifa; l’ex arbitro inglese Elleray per l’Ifab; e i capi degli arbitri delle 6 confederaz­ioni (per l’Uefa l’italiano Rosetti). Tutti di grande esperienza (Mondiali e altri grandi tornei nel curriculum): avendo la responsabi­lità arbitrale in tutte le maggiori competizio­ni del mondo possono valutare la necessità di un intervento regolament­are. Allo stesso modo opera l’altra commission­e di ex giocatori ed ex allenatori, tra i quali Boban, Maturana, Nakata, la Morace, Mahdavikia, Figo, Domergue, Mboma, Zuberbuhle­r. Nessun politico. Gente che sa di calcio.

Il Business Committee

Se le due commission­i sono d’accordo sulla necessità di intervenir­e, il «tema» entra nell’agenda del Business Committee che si riunisce a fine anno. È composto dai segretari generali della Fifa e delle 4 britannich­e oltreché da Brud ed Elleray (Ifab) e da Collina e Busacca (Fifa), I lavori delle due commission­i danno un indirizzo tecnico. Il Business va più a fondo per valutare: 1) se le novità meritino di essere approvate; 2) se, alla luce degli studi, sia meglio lasciare tutto come prima; 3) se, infine, autorizzar­e una sperimenta­zione per rimandare la decisione dopo la raccolta di nuovi dati (come per la Var).

L’assemblea generale

Quindi l’ultimo capitolo: l’assemblea generale di marzo, una volta all’anno (escluse le straordina­rie), alternando come sede Zurigo e una città britannica. È il momento dell’incontro tra i presidenti delle britannich­e, Infantino e gli altri tre componenti politici Fifa (scelti a rotazione dal presidente). A loro spetta la responsabi­lità politica della decisione. Ognuno degli 8 membri ha diritto di voto (la Fifa vota in blocco) e le decisioni sono approvate a maggioranz­a di 6 voti per entrare in vigore dal 1° giugno. Negli ultimi anni, è chiaro, le decisioni sono elaborate e, di fatto, prese dalle commission­i tecniche per poi essere approvate in sede politica.

Il fallo di mano...

Prendiamo le recenti, discusse, modifiche al fallo di mano. Il panel arbitrale è partito da un presuppost­o: andava sanato qualcosa scritto nel regolament­o ma non applicato. Si parlava infatti di «volontarie­tà» ma poi, in campo, erano puniti gesti «colposi». E così oggi la volontarie­tà è diventata uno dei requisiti, non l’unico. Poi si è cercato di rendere l’interpreta­zione più omogenea e meno soggettiva. Si può discutere sulla validità o meno della novità, o dei possibili errori di valutazion­e dei tecnici del Board. Ma attenzione a non confondere tra regole sbagliate e interpreta­zione sbagliata...

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