IBRA FA IL PREZZO Chiede al Milan tre milioni per 6 mesi
Trattativa nel vivo: può chiudersi con un contratto più lungo
Una mattinata convulsa e piena di domande della quale i tifosi rossoneri, già alle prese con mille problemi, di certo non sentivano la necessità. Eppure le prime ore di ieri sono filate via così, fra dubbi e paure, dopo aver visto sul profilo Instagram di Ibrahimovic un breve video in cui campeggiava la maglia verde dell’Hammarby, club del massimo campionato svedese, con il suo nome sulla schiena. Ci sono volute un paio d’ore per fare un po’ di chiarezza e poi il tam tam, dopo numerose verifiche, si è finalmente trasformato in qualcosa di assolutamente innocuo agli occhi del popolo milanista: si tratterebbe solo di un «lancio» autopromozionale nell’ottica di una futura collaborazione commerciale, mentre un’altra indiscrezione racconta che Zlatan potrebbe diventare socio del club di Stoccolma. In ogni caso, nulla che lo ricondurrebbe all’Hammarby nelle vesti di calciatore. Diciamo che Ibra, da sempre amante dei colpi di scena e della suspense quando c’è di mezzo il suo futuro (e a quanto pare in Svezia più di qualcuno sta iniziando a stufarsi delle inguaribili manie di protagonismo), anche stavolta non si smentisce.
Valutazioni
Sospiro di sollievo dunque per i milioni di tifosi rossoneri che attendono il ritorno messianico dello svedese e osservano con grande attenzione l’evoluzione della faccenda. A che punto siamo? Beh, nel momento della riflessione. Da parte sua e anche da parte del Milan, dal momento che ora sul tavolo c’è sia l’offerta che la richiesta. Le valutazioni infatti appaiono ormai soprattutto di carattere economico. Nelle ultime ore è filtrata la cifra chiesta da Zlatan, ed è consistente: tre milioni netti per i primi sei mesi. La proposta del club rossonero è più contenuta: due milioni per i primi sei mesi e quattro per l’eventuale stagione successiva. Le certezze al momento sono due: che la trattativa è iniziata a tutti gli effetti ed è già entrata nel vivo, e che Zlatan sta valutando il Diavolo come prima potenziale opzione. Sullo sfondo restano il Bologna, che si era fatto avanti concretamente con il blitz di Di Vaio a Los Angeles, e molto più marginalmente il Napoli, che di questi tempi deve risolvere problemi di portata decisamente maggiore. Pista non percorribile invece il Tottenham, dopo le parole di Mourinho che hanno chiuso lo scenario.
Non solo campo
In primo piano resta dunque il Milan e il fatto che Zlatan stia valutando la situazione (su questo non ci sono dubbi) vuol dire che il modo di venirsi incontro può essere trovato. Può bastare uno sforzo da entrambe le parti. Una chiave potrebbe essere la durata del contratto: se l’accordo fosse trovato sui diciotto mesi, l’entità dell’ingaggio potrebbe essere meno gravosa. Ai piani alti di Elliott, peraltro, dopo aver dato il nulla osta a un’operazione che non rientrerebbe nelle linee guida di mercato, sono perfettamente consapevoli del ritorno in chiave commerciale e di immagine portato da Ibra, al di là delle valutazioni squisitamente sportive. E la posta, magari, potrebbe essere rivista, se questo avvenisse anche da parte dello svedese.
Dialogo costante
Una partita dunque ancora tutta da giocare, con contatti frequenti, parti che si parlano – fattore, questo, che viene giudicato in termini molto positivi da entrambe le sponde – e una decisione che sarà presa dal giocatore in prima persona. La dirigenza rossonera, dal canto suo, fa filtrare una sorta di tranquillità. Come a dire: noi abbiamo fatto quanto in nostro potere. Consapevoli di non aver ricevuto un rifiuto, ma una richiesta di tempo. Quanto ne occorrerà? Non tanto. Inizialmente pareva che Ibra si sarebbe pronunciato entro metà dicembre, ma in base all’ultimo fixing – e alla richiesta economica del giocatore – la situazione dovrebbe essere chiarita nei primi giorni del mese. In modo da dare tempo a tutti: al Milan per potersi concentrare anche sulle altre esigenze di mercato e a lui di arrivare a Milanello con un anticipo sufficiente per permettergli di presentarsi alla ripresa del campionato a gennaio nelle adeguate condizioni fisiche. Il resto, poi, presumibilmente verrebbe da sé. L’entusiasmo, la sua capacità di guidare uno spogliatoio imbottito di ragazzi, l’apporto a una fase offensiva scarna, ma così scarna (12 gol in 13 partite) che per trovare di peggio (10 reti) bisogna tornare indietro di venticinque anni. Zlatan deve ancora essere preso, e ha già tutto sulle spalle come piace a lui.