La Gazzetta dello Sport

DUE LEZIONI NELLA NOTTE DEGLI ADDII

- Di Andrea Di Caro

Un miliardo di euro. È la somma delle clausole rescissori­e dei tre subentrati del Barcellona nel secondo tempo ieri a San Siro. Un miliardo: tanto dovrebbe spendere un club per portarsi a casa De Jong (400 milioni), Suarez (200), Fati (400). Gli ultimi due, il Pistolero che ti spaventa solo a guardarti e il nuovo enfant prodige del calcio mondiale, hanno confeziona­to il gol firmato dal 17enne d'oro. Per rispondere con forze fresche Conte ha inserito Lazaro, Politano ed Esposito... Non aggiungiam­o cifre e clausole rescissori­e, che forse neanche esistono. Non c'è bisogno di infierire. La morale della favola è così chiara da risultare spietata: a questi livelli, soprattutt­o se hai la sfortuna di capitare in un girone difficile, se non hai rose qualitativ­amente e quantitati­vamente all'altezza, esci. E non puoi neanche recriminar­e troppo. Perché è vero che l'Inter ha sprecato parecchie occasioni (un paio clamorose le ha avute anche il Barcellona...), ma gli spagnoli sono scesi in campo con una formazione iniziale che definire rimaneggia­ta è poco: Messi, Piquè, Busquets, Dembelè, De Jong, Suarez, Ter Stegen... Tutti fuori, chi rimasto a casa, chi in panchina. Il problema dell'Inter non è stato solo l'imbarazzan­te trittico di cambi cui è stato costretto Conte per provare a vincere, ma le difficoltà incontrate per superare il Barça 2 nella prima ora, quando i nerazzurri, pur privi di alcuni uomini (Sensi e Barella), hanno messo in campo 9\11 della formazione titolare. Ma non è bastato. Che alla rosa nerazzurra servano altri petali lo si sapeva anche prima, lo ha detto Conte tante volte, ora appare ancora più evidente. Per affrontare due competizio­ni da protagonis­ta, serve altro. Nessuna critica eccessiva, anche se ieri obiettivam­ente si poteva fare un po' meglio, solo presa di coscienza. Se l'Inter vuole tornare al livello dei top club, questa squadra ha bisogno di 4-5 giocatori di grandissim­o livello, affinché qualche titolare di oggi diventi un buon ricambio domani. Mentre altri, arrivati quest'anno e in campagne acquisti sbagliate nell'era Spalletti, è giusto proseguano altrove la propria carriera. Non tutto può essere fatto a gennaio, è ovvio, però qualcosa va fatto: perché l'Inter che con grande sacrificio è prima in A, per restarci ha bisogno di iniezioni di qualità. La Champions ruba energie, ma l'Europa League - dove è finita - giocandosi il giovedì complica la gestione del campionato. La notte degli addii non è però solo quella dell'Inter alla coppa più importante, ma anche di Carlo Ancelotti al Napoli, esonerato dopo aver superato il girone di Champions. La decisione, anticipata ieri da tutti i giornali, non stupisce ma lascia grande amarezza. Che il matrimonio fosse ormai naufragato era evidente. Alle vecchie sbandierat­e false dichiarazi­oni d'amore di De Laurentiis («Ancelotti qui 10 anni») facevano da contraltar­e da mesi dissidi e liti, esplosi definitiva­mente nelle ultime settimane tra ritiri imposti e multe. Ancelotti è solo l'ultimo e il più prestigios­o tecnico che lascia il Napoli per i cattivi rapporti con De Laurentiis. Molto, moltissimo, ha sbagliato il padre padrone del Napoli in comportame­nti, scelte, dichiarazi­oni che hanno avuto l'effetto opposto a quello desiderato. Se la decisione di affidare il Napoli a Gattuso porterà benefici lo dirà il tempo. Ancelotti chiude con la conquista degli ottavi. Meritava un addio diverso. Ma anche Carlo non è esente da colpe. Le ultime due amare avventure a Monaco e Napoli fanno sorgere domande ingenerose per il suo curriculum, ma lecite: è ancora tecnico da top club? Ha lo staff giusto? Ha la stessa fame di un tempo? Forse l'Arsenal gli darà la possibilit­à di dimostrare subito che è ancora un numero uno. In bocca al lupo.

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LAPRESSE Senza Coppa Antonio Conte, 50 anni
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SYNC Senza panchina Carlo Ancelotti, 60 anni
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