DUE LEZIONI NELLA NOTTE DEGLI ADDII
Un miliardo di euro. È la somma delle clausole rescissorie dei tre subentrati del Barcellona nel secondo tempo ieri a San Siro. Un miliardo: tanto dovrebbe spendere un club per portarsi a casa De Jong (400 milioni), Suarez (200), Fati (400). Gli ultimi due, il Pistolero che ti spaventa solo a guardarti e il nuovo enfant prodige del calcio mondiale, hanno confezionato il gol firmato dal 17enne d'oro. Per rispondere con forze fresche Conte ha inserito Lazaro, Politano ed Esposito... Non aggiungiamo cifre e clausole rescissorie, che forse neanche esistono. Non c'è bisogno di infierire. La morale della favola è così chiara da risultare spietata: a questi livelli, soprattutto se hai la sfortuna di capitare in un girone difficile, se non hai rose qualitativamente e quantitativamente all'altezza, esci. E non puoi neanche recriminare troppo. Perché è vero che l'Inter ha sprecato parecchie occasioni (un paio clamorose le ha avute anche il Barcellona...), ma gli spagnoli sono scesi in campo con una formazione iniziale che definire rimaneggiata è poco: Messi, Piquè, Busquets, Dembelè, De Jong, Suarez, Ter Stegen... Tutti fuori, chi rimasto a casa, chi in panchina. Il problema dell'Inter non è stato solo l'imbarazzante trittico di cambi cui è stato costretto Conte per provare a vincere, ma le difficoltà incontrate per superare il Barça 2 nella prima ora, quando i nerazzurri, pur privi di alcuni uomini (Sensi e Barella), hanno messo in campo 9\11 della formazione titolare. Ma non è bastato. Che alla rosa nerazzurra servano altri petali lo si sapeva anche prima, lo ha detto Conte tante volte, ora appare ancora più evidente. Per affrontare due competizioni da protagonista, serve altro. Nessuna critica eccessiva, anche se ieri obiettivamente si poteva fare un po' meglio, solo presa di coscienza. Se l'Inter vuole tornare al livello dei top club, questa squadra ha bisogno di 4-5 giocatori di grandissimo livello, affinché qualche titolare di oggi diventi un buon ricambio domani. Mentre altri, arrivati quest'anno e in campagne acquisti sbagliate nell'era Spalletti, è giusto proseguano altrove la propria carriera. Non tutto può essere fatto a gennaio, è ovvio, però qualcosa va fatto: perché l'Inter che con grande sacrificio è prima in A, per restarci ha bisogno di iniezioni di qualità. La Champions ruba energie, ma l'Europa League - dove è finita - giocandosi il giovedì complica la gestione del campionato. La notte degli addii non è però solo quella dell'Inter alla coppa più importante, ma anche di Carlo Ancelotti al Napoli, esonerato dopo aver superato il girone di Champions. La decisione, anticipata ieri da tutti i giornali, non stupisce ma lascia grande amarezza. Che il matrimonio fosse ormai naufragato era evidente. Alle vecchie sbandierate false dichiarazioni d'amore di De Laurentiis («Ancelotti qui 10 anni») facevano da contraltare da mesi dissidi e liti, esplosi definitivamente nelle ultime settimane tra ritiri imposti e multe. Ancelotti è solo l'ultimo e il più prestigioso tecnico che lascia il Napoli per i cattivi rapporti con De Laurentiis. Molto, moltissimo, ha sbagliato il padre padrone del Napoli in comportamenti, scelte, dichiarazioni che hanno avuto l'effetto opposto a quello desiderato. Se la decisione di affidare il Napoli a Gattuso porterà benefici lo dirà il tempo. Ancelotti chiude con la conquista degli ottavi. Meritava un addio diverso. Ma anche Carlo non è esente da colpe. Le ultime due amare avventure a Monaco e Napoli fanno sorgere domande ingenerose per il suo curriculum, ma lecite: è ancora tecnico da top club? Ha lo staff giusto? Ha la stessa fame di un tempo? Forse l'Arsenal gli darà la possibilità di dimostrare subito che è ancora un numero uno. In bocca al lupo.