Il Papu torna in Ucraina L’Atalanta per la storia
Gomez tra passato e futuro: deve vincere e sperare nel City
Guerra e squalifiche: che brutti i ricordi del Papu gioiello nel Metalist Ora ha la possibilità di realizzare il sogno per cui era andato in Ucraina
Sei giorni fa, a metà della settimana silente di Champions, la Uefa ha postato su Twitter due parole – Alejandro Gomez - e un filmato di 5 secondi: la scena di un suo tunnel a Leovac della Dinamo Zagabria. L’immagine è stata vista, fino a ieri pomeriggio, 116.488 volte; il messaggio era chiaro anche senza essere scritto. Ecco il Papu, riecco la Champions. Spettacolo.
All’Est e ritorno
Alejandro Gomez venne fin qua a Kharkiv sei anni fa anche per cercare la Champions, oltre che per un ingaggio triplo rispetto a quanto prendeva a Catania. La grande scritta Metalist è rimasta sull’ingresso dello stadio. Ma è l’unica traccia gigante di una squadra che non c’è più. Dissolta tra accuse di corruzione, debiti, oligarchi in fuga, affiliazione a una classe politica che è stata spazzata via, cancellata. L’arena riflette la modernità di una costruzione recente, perché ospitava le partite dell’Euro 2012, ma non vide la vera Champions che il Metalist doveva guadagnarsi attraverso i preliminari, in quell’estate del 2013. Passato il turno con il Paok, il club venne squalificato dalla Uefa per una combine, atta a favorire un giro di scommesse in campionato nel 2008. I greci vennero ripescati e la famiglia Gomez anziché trastullarsi con la celebre musichetta pre partita, venne presa da una tristezza da abbandono in un angolo sperduto d’Europa, senza il conforto del clima o di un linguaggio decifrabile. Già a Natale il Papu rimpiangeva Inter, Fiorentina e Atletico Madrid che lo avevano cercato. Ma verso Pasqua il mancato inserimento diventò giustificato panico, causa lo scoppio della guerra tra separatisti russi ed esercito ucraino. «C’era gente armata per strada, un giorno esco con moglie e figlio e ci troviamo in mezzo a uno scontro tra le due fazioni» disse a questo giornale. Chiese di andarsene: in estate si presentò l’Atalanta.
Rinascita e speranze
«Bergamo e Kharkiv non hanno niente in comune. Una è splendida e vitale, l’altra triste e grigia, rimasta ferma ai tempi dell’Urss» raccontò rientrato in Italia. La piazza della libertà era dominata da una torreggiante statua di Lenin: aveva resistito a tutte le rivoluzioni, era il marchio del Novecento sulla seconda città dell’Ucraina. L’hanno rimossa solo nel 2014, per spazzolare la polvere sovietica che aveva disturbato anche un argentino come Gomez. Ma il russo è la lingua più usata, e dove un tempo vennero ricoverati i soldati italiani scampati alla ritirata dal Don, fra cui gli alpini del battaglione Bergamo, ora ha trovato rifugio lo Shakhtar. Perché Donetsk è sempre off limits, epicentro del conflitto che non si è mai sopito, nonostante gli accordi di (finta) pace. In questo stadio, dove si è acquartierato dal 2017, il club dei “minatori” ha steso il Napoli e la Roma in Champions, due stagioni. Fra i protagonisti anche Marlos, che giocava con il Papu al Metalist; oggi si stringeranno la mano, ricordando i vecchi tempi. Ma Gomez vorrà dimostrare altro. E’ in partite come questa che si riconoscono i leader. Senza Zapata e Ilicic, servirà ancor di più il Papu multiuso, quello che sprinta di meno ma che corre di più, per tutto il campo: trequartista o punta, esterno o regista basso, recuperatore, creatore di superiorità, finalizzatore o goleador. Anche se nei filmati in rete per far venir l’acquolina agli innamorati del calcio, basta un tunnel per far conoscere il marchio Gomez in tutto il mondo. Kharkiv compresa.
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