Brilla la stella di Ansu Fati Il goleador più giovane in Champions
Un minuto o poco più. Quattro tocchi di palla per portarsi a spasso mezza difesa, uno scambio con Suarez, un tiro all’angolino lontano. Diciassette anni e 40 giorni. Quattrocento milioni di clausola. Ansu Fati ha i numeri, e non lo si è scoperto ieri sera. Adesso ha anche un record: il marcatore più giovane di sempre nella storia della Champions. Dal 1997 apparteneva a Peter Ofori-Quaye, ghanese poi persosi in campionati minori dell’area ellenica. A occhio, Ansu farà più strada, l’ha già fatta, firmando quel contratto col Barcellona dalla clausola «monstre». Nato a Bissau, in Guinea, trasferitosi in Spagna a sei anni, al seguito del fratello maggiore già calciatore, come papà e un terzo fratello. Il più forte della famiglia però è lui, e probabilmente lo è anche di tutta la Masia, la Cantera del Barça. Una miniera d’oro calcistico che negli ultimi anni sembrava essersi un po’ esaurita, dopo i fasti di inizio millennio. Invece, si riparte, con Ansu Fati, uno che fa sembrare Carles Perez, al debutto in Champions, un vecchio: «Io e Ansu – dice l’autore dell’1-0 – siamo esempi per la Masia. Siamo la testimonianza che se ci credi puoi arrivare, anche a giocare nel Barça. Poi certo, lui ha un talento incredibile».
Rivelazione
Già convocato con l’Under spagnola, Fati è nel settore giovanile catalano dal 2012. Aveva già il record di più giovane marcatore della storia del Barça ed era già stato al centro di un tentato scippo da parte del Real. È rimasto, è stato blindato, l’Inter ha avuto la sfortuna di essere testimone della sua consacrazione europea nei sei minuti più recupero che Valverde gli ha concesso: «Arrivava da un infortunio, per quello non era titolare – spiega il tecnico -. Era molto difficile giocare qui per giocatori giovani, o molto giovani come Ansu. Ma lui è un goleador nato, siamo molto felici che uno così sia del Barça. E siamo felici di aver vinto qui con due ragazzi della Cantera». Nella sera in cui si segnalava l’assenza di Messi, ecco che forse a San Siro si è rivelato un candidato a diventarne l’erede. Nato lontano come Leo, cresciuto bene a Barcellona. San Siro è uno stadio magico, purtroppo per i nerazzurri ieri lo è stato per lui.
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