«Ma in campo i nostri sono pochi Adesso portiamoli a 4 per squadra»
Il presidente della Fipav Cattaneo: «Oggi la regola ne prevede 3, però la scelta va condivisa con le leghe»
La doppietta mondiale di domenica è l’ultimo capitolo di una lunga storia di successi internazionali che la pallavolo di club italiana sta ottenendo. Solo l’anno scorso cinque coppe europee vinte su 6 - due al maschile e tre al femminile con l’esaltante doppietta di Champions a Berlino - e Trento capace di vincere il Mondiale per Club. Un dominio figlio di due leghe, quella maschile e quella femminile, che hanno la fortuna di avere i migliori giocatori e le migliori giocatrici in campo internazionale. «È la testimonianza della bontà dei nostri campionati – racconta Chicco Blengini, c.t. dell’Italia maschile -. Sono i più forti al mondo dove giocano i migliori atleti». Ma questa supremazia fatica a riproporsi con la Nazionale. Risale al 2005 l’ultimo successo in campo maschile (in Serbia e Montenegro) e al 2009 (in Polonia) quello al femminile. In entrambi i casi titolo europeo che gli uomini conquistarono in finale sulla Russia e donne sull’Olanda. Oro che poi è sparito dai radar azzurri. «Ci sono diverse motivazioni – prova a spiegare il presidente federale Bruno Cattaneo -. Quelle tecniche che riguardano l’evoluzione del gioco: il passaggio al rally point system privilegia la potenza alla tecnica. Quelle regolamentari che riguardano il numero di stranieri e straniere nei nostri campionati».
Stranieri
Sia il presidente federale che il c.t. azzurro pongono l’attenzione sul numero di italiani in campo nelle squadre di club che attualmente prevede un massimo di 4 stranieri su 7. «Da tempo è una mia convinzione – continua Cattaneo –. Il passaggio a 4 italiani è un risultato al quale vorrei arrivare attraverso il dialogo con le leghe maschili e femminili. I giovani ci sono, basta farli giocare. Penso a Balaso, Lavia, Cortesia, Giannelli. E poi non sarà più giovanissimo, ma uno come Nelli ha contribuito alla qualificazione all’Olimpiade nella complicata vittoria con l’Australia. Mentre in passato questo è stato fatto solo con i giovani stranieri che poi ritroviamo da avversari con le Nazionali. Pensiamo ad Atanasijevic, Podrascanin, Stankovic. Si sono formati in Italia». Anche Blengini prova ad avanzare un’ipotesi per cercare di dare più spazio ad atleti di casa: «È difficile trovare una relazione tra i risultati dei club e quelli della Nazionale – analizza il Commissario tecnico -. Diamo merito agli imprenditori che investono nel volley e così facendo danno visibilità al nostro movimento. Le vittorie dei club sono di aiuto per il movimento: più pubblico, più persone che si avvicinano a questo gioco. Però la formula 3 italiani-4 stranieri potrebbe essere invertita. Soprattutto in campo maschile alla luce della riduzione delle squadre in Superlega (si arriverà a un campionato a 12 squadre, ndr). Spesso con questa formula gli italiani vengono cercati e fatti giocare sostanzialmente nel ruolo di libero e al centro. Con l’aumento a quattro italiani in campo si aprirebbero spazi ad esempio per gli schiacciatori».
È una cosa che penso da tempo. Lavia, Cortesia: i giovani ci sono, basta farli giocare
Top players
Chi della Generazione dei Fenomeni che vinceva nel club e in Nazionale e fino all’anno scorso ha vinto da allenatore con Perugia è Lorenzo Bernardi. «I successi di Civitanova e Conegliano sono figlie di una progettualità e non di casi estemporanei. La Lube arriva da una stagione dove ha vinto scudetto e Champions League, l’Imoco la Coppa Italia, lo scudetto e ha raggiunto la finale di Champions persa con Novara – è l’analisi di Mister Secolo -. Entrambe hanno in campo dei top players. Giocatori e giocatrici di prima fascia sia italiani che internazionali in grado di far la differenza. Ma va fatta una distinzione tra uomini e donne. In campo maschile c’è meno scelta rispetto al femminile. Prendiamo le due squadre che hanno festeggiato domenica. Civitanova ha schierato la diagonale Bruno-Rychlicki, Leal come schiacciatore e i due centrali Simon e Bieniek. Come italiani c’erano Balaso e Juantorena. Diverso il discorso per Conegliano che può contare su quattro top players di casa: Egonu, Sylla, De Gennaro e Folie». Però Bernardi è scettico sull’individuare l’aumento a 4 degli italiani in campo come soluzione per tornare a vincere con la maglia azzurra: «Bisognerebbe valutare se garantire il posto ai giocatori italiani sia un vantaggio oppure uno svantaggio. Piuttosto si potrebbe lavorare sul settore giovanile per far uscire qualche nuovo Giannelli e pensare all’impiego di giovani futuribili».
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Crescendo la quota di italiani, si aprono spazi in ruoli diversi, non solo liberi e centrali
In campo maschile è più difficile trovare dei top player ma non penso che cambiare regole aiuti