Schwazer, i Giochi adesso sono finiti
Respinto il ricorso al Tribunale federale svizzero: addio Tokyo, ma lui non si rassegna
Martedì 10 dicembre 2019: non un giorno da ricordare per Alex Schwazer e per chi crede in lui. Il 34enne marciatore altoatesino, che sta scontando una seconda squalifica per doping (di otto anni), nella battaglia per dimostrare le sue verità ha subito due colpi da k.o. Nel volgere di poche ore, prima ha appreso la notizia del respingimento del ricorso presentato al Tribunale Federale svizzero di Losanna circa la seconda positività, poi quella dell’assoluzione, da parte della Corte d’Appello di Bolzano, dei medici Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella e di Rita Bottiglieri, ex dirigente dell’area tecnica Fidal, in merito alle sue accuse di favoreggiamento nell’ambito del primo caso doping emerso alla vigilia dei Giochi di Londra 2012.
Qui Losanna
La scorsa settimana i legali di Schwazer avevano presentato una causa civile al Tribunale svizzero, unica via percorribile per impugnare la decisone del Tas di conferma dello stop. Per i difensori dell’atleta, dal procedimento davanti al giudice di Bolzano erano emersi elementi che dimostravano come la positività fosse figlia di un complotto. Fatti nuovi, tali da giustificare un ricorso pur a termini “scaduti”. Insieme, la richiesta di un provvedimento urgente di soNon spensione della squalifica, per permettere l’eventuale partecipazione ai Giochi di Tokyo 2020. Il tribunale, con decreto di venerdì 6 dicembre, l’ha però rigettata in tempi-record «poiché l’istanza di revisione non appare con estrema verosimiglianza fondata». Entro il 6 gennaio Schwazer dovrà fornire un anticipo delle spese di 5000 franchi. Nemmeno ascoltato il parere di World Athletics (l’ex Iaaf), controparte nel procedimento: evidentemente gli elementi presentati non legittimavano una discussione in contradditorio.
Qui Bolzano
Nel frattempo la Corte d’Appello ha ribaltato le sentenze di primo grado nei confronti di Fischetto e Fiorella (condannati a due anni) e della Bottiglieri (a nove mesi). Schwazer aveva accusato i tre di essere a conoscenza, nel 2012, della sua intenzione di doparsi, ma di averlo taciuto. Le prove, evidentemente, sono state ritenute insufficienti. Ma servirà leggere la sentenza per capire perché (teste non credibile?). Oggi, intanto, dalle 12, sempre a Bolzano, si terrà l’udienza per il procedimento penale: il giudice chiederà - a Schwazer da una parte, a Fidal, World Athletics e Wada dall’altra - di chiarire le posizioni circa le richieste presentate dall’atleta per la messa a disposizione di atleti di alto livello per una sperimentazione. ci sarà una sentenza: spetterà poi al pubblico ministero decide cosa fare. Ma è chiaro che la situazione ha ora nuovi contorni. «Andremo avanti – dice l’avvocato Gerhard Brandstaetter – sia nel procedimento penale sia in Svizzera. Presenteremo una nuova istanza di sospensiva. Non ci diamo per vinti e Alex continuerà ad allenarsi». Con quali prospettive? L’ultima disperata spiaggia potrebbe essere il tribunale internazionale dei diritti dell’uomo. Ma i tempi sarebbero lunghissimi. E i Giochi sono solo fra 225 giorni.
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