LA COLLEZIONISTA DI MEDAGLIE È ARRIVATA A 93
Non si può essere leader stando nella massa. Copyright della Signora di Ferro originale, Margaret Thatcher. Ma l’altra Iron Lady, quella delle piscine, ha preso quel motto e lo ha piegato alla sua realtà: se l’allenatore e l’entourage non servono a renderti più competitiva, meglio fare tutto da sola. Così Katinka Hosszu si è presentata senza coach agli Europei in vasca corta di Glasgow e ha continuato a fare ciò che le riesce meglio: vincere. Anzi, dominare. Lasciando che le avversarie possano solo vederla partire e arrivare, macchina da trionfi implacabile.
Pensiero unico
A trent’anni, l’ungherese è già nell’empireo delle più vittoriose di ogni tempo e in ogni sport: con i quattro ori in Scozia è approdata a quota 93 podi nelle principali competizioni internazionali (Olimpiadi; Mondiali ed Europei in vasca lunga e corta), con 63 successi. dal 2004 a oggi. Alla base, una filosofia all’apparenza semplice: più gare
L’ungherese insaziabile ha vinto quattro ori anche a Glasgow con una filosofia semplice: «Più gare fai, meno pressioni hai addosso»
fai, e in più specialità, e meno avvertirai la pressione di dover essere la più forte di tutte in una sola. Inoltre, la gara è il modo migliore per sostituire l’allenamento, soprattutto se la vinci. Così, più di una volta ha nuotato anche a Capodanno, e non passa weekend che non trovi un meeting cui iscriversi, America o Europa poco importa: in media, più di 100 fatiche in un anno. E più di un milione di dollari vinti di soli premi, traguardo raggiunto già nel 2014, prima nuotatrice a riuscirci, uomini compresi.
Soprannome cinese
L’appellativo di Iron Lady nasce a Pechino, in Coppa del Mondo (evento in cui ha vinto più di 300 volte), pochi giorni dopo l’Olimpiade di Londra: Katinka fa otto gare e si impone in cinque. I giornali cinesi si chiedono se dietro i tratti gentili e la vocina sottile si nascondano in realtà muscoli di ferro. A lei il paragone piace e quel soprannome diventerà perfino un brand registrato del suo abbigliamento sportivo. Sono proprio i Giochi del 2012 la linea di confine tra la campionessa e il robot. Favorita in tre gare, soprattutto nei 400 misti, non salirà mai neppure sul podio: «Ero spaventata dalle conseguenze di una possibile sconfitta». La svolta con il fidanzato e poi marito-coach Shan Tusup, concetti basilari, ma chiari: il programma di allenamento si moltiplica per tre, la cultura fisica è un aspetto fondamentale e la gara diventa una prosecuzione del lavoro settimanale. La loro relazione stupisce anche per i metodi poco ortodossi di Tusup, che sfiorano l’abuso fisico, ma in ogni caso da un anno i due hanno divorziato. Katinka così si è fatta seguire da Arpad Petrov, abbandonato appunto al suo destino prima di Glasgow: «Non ero in cima ai suoi pensieri e alla vigilia dei Giochi Olimpici non posso sopportare l’onere di portare qualcuno sulle spalle. Da tempo preparo i miei programmi da sola, mi alleno dieci ore al giorno fin quasi a svenire, so cosa mi serve. Chiederò solo a qualcuno del mio club di prendermi i tempi». Secondo i media ungheresi, quel qualcuno è Máté Gelencsér, attuale fidanzato e figlio di un allenatore, ma senza esperienza. Per l’Iron Lady prenditutto è solo un dettaglio.
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