LionevsJuve
Una sfida sulla Tav E Garcia perde pezzi «È andata bene...» I francesi dell’ex Roma senza la star Depay Ma Nedved avverte: «Serve prudenza»
Sì Tav, avrà votato la maggioranza bianca e nera: da Nyon potevano sbucare treni più veloci, perfino le frecce di Mou e Zidane. E invece la Juventus di Torino giocherà contro il Lione e il pensiero andrà alla linea ferroviaria sulla bocca di tutti. Tra guerriglie, marce, lavori a singhiozzo, in val di Susa c’è poco spazio per il pallone, ma qualcuno avrà sorriso vedendo che la Juve viaggia sulla Torino-Lione per gli ottavi di Champions. E un pensiero nostalgico avrà attraversato anche Rudi Garcia, allenatore dall’altra parte delle Alpi e vecchia conoscenza della Signora: con la Roma ha conteso ai bianconeri lo scudetto 2014 e l’anno dopo improvvisò una “sviolinata” per presunti torti all’Allianz. Di certo, ha vissuto momenti migliori di questo. Lì a Lione sono, infatti, riusciti a trasformare il passaggio agli ottavi in uno psicodramma: insulti ultrà, tensioni in spogliatoio, un k.o. più un doppio infortunio.
Senza paura
Domenica col Rennes (0-1) si sono rotti sia il capitano Depay che l’esterno emergente Reine-Adelaide. Saranno fuori dall’orizzonte visivo di Sarri: erano due elementi chiave per Garcia, che ascolta fischi ogni volta che mette il muso allo stadio. Colpa, a quanto pare, del passato marsigliese. Certo, entro febbraio le cose potrebbero andar meglio, ma al momento l’orizzonte è cupo per il Lione che mai ha battuto la Juve in Europa (un pari, 3 sconfitte). Pavel Nedved, vicepresidente Juve che ieri ha visto la pallina sorteggiata a Nyon, non tiene mai la guardia bassa: «Non ci lamentiamo, poteva andare peggio. Forse è meglio dell’anno scorso quando abbiamo beccato l’Atletico, ma anche con l’Ajax avevamo detto così e poi... Dipenderà da come staremo tra due mesi: dovremo essere prudenti e attenti». Senza, però, scordare quanto pesi nel destino bianconero quella Coppa: «La Juve vede la Champions League non come ossessione, ma come obiettivo concreto: siamo abbastanza forti per affrontare le grandi e vincere. Ma basta fare un tempo male e sei fuori».
Piscodramma
Tra Torino e Lione ci sono circa 300 chilometri di Alpi: già adesso, in attesa della Tav che sarà, la trasferta è agevole per i bianconeri. Giocheranno l’andata del 26 febbraio dopo la trasferta con la Spal (ma prima di Juve-Inter) e il ritorno del 17 marzo dopo la partita in casa con il Lecce. Vale anche per i tifosi che vorranno stare al Parc Olympique Lyonnais, stadio che dal 2016 sostituisce il mitico Gerland. La Juve, però, studiava altre rotte, come ammesso dallo steso Nedved: «Non ho seguito il Lione perché mi aspettavo una inglese». Di certo, al momento, davanti a Sarri c’è una squadra a pezzi: naviga a vista, ottava in classifica, a sei punti dalla Champions. L’infortunio al crociato sinistro di Depay, 14 reti in stagione di cui 5 in Champions, arriva nel momento peggiore. L’olandese, arrivato nel 2017, sembrava finalmente leader con tanto di fascia al braccio: ha perfino avuto il fegato di sfidare gli ultrà che da fine ottobre chiedono la testa del centrale
Marcelo. Colpa di uno screzio tra il brasiliano e un tifoso al rientro dalla trasferta Champions persa con il Benfica (2-1). Il conflitto è poi riesploso una settimana fa, quando il Lione ha strappato in extremis la qualificazione pareggiando col Lipsia. Un tifoso ha esposto uno striscione di insulti e Depay è corso a strapparglielo generando una mezza rissa che ha rovinato la festa. Con tanto di strascico Social: la moglie di Marcelo ha evocato un attacco razzista e accusato chi nello spogliatoio ragiona da ultrà. Riferimento velato al portiere Lopes.
Pensando a Mire
Garcia è comunque impegnato in una difficile rifondazione dopo essere subentrato a Sylvinho, ex tecnico cacciato a metà ottobre da Jean-Michel Aulas. Il presidentissimo ha così sancito il fallimento del d.s. Juninho, al momento inadeguato nella gestione di una squadra fragile in difesa, incerta a centrocampo e imprevedibile in attacco. «Sarà difficilissimo, bisogna essere realisti perché la Juve è arcifavorita - ha ammesso ieri Juninho -. Loro sono un modello, CR7 è tra i più forti della storia, ma non significa che abbiamo già perso: dovremo essere perfetti». Da parte sua, Garcia, in assenza di Depay e Reine-Adelaide (miglior fornitore di assist in Ligue 1) dovrà ingegnarsi con il giovane creativo Aouar. Ma potrà ripensare ai tempi di Roma quando strappò due vittorie in sei gare contro Madama: «Dovremo fare un’impresa. Ci giocheremo le nostre chance e siamo felici di affrontare Cristiano», ha subito dichiarato. Ma, in fondo, gli piacerà pure ritrovare il figliolo: Miralem Pjanic, cervello di Sarri, deve moltissimo al francese.