La Gazzetta dello Sport

IL NUMERO

- Di Massimo Cecchini - ROMA

Ci sono anni lenti come tartarughe e altri veloci come un battito del cuore. Ecco, il 2019 per la Roma sotto certi punti di vista - è stato un lampo in un cielo giallo e rosso. Quello che si avvia ai titoli di coda è stato un anno strano e doloroso per chi ama le favole belle del “c’era una volta”. Daniele De Rossi ha lasciato la Roma il 26 maggio, Francesco Totti ha lasciato la Roma il 17 giugno, Alessandro Florenzi potrebbe aver giocato la sua ultima partita con la maglia gialloross­a all’Olimpico il 15 dicembre. Tre capitani evaporati in poco più di un semestre.

Tormento Florenzi

In realtà, l’addio di Florenzi è meno certo di quello che possa sembrare. La storia è nota. Tatticamen­te parlando, il feeling con Paulo Fonseca non è mai veramente sbocciato. L’allenatore, per il ruolo di terzino destro - e ancor più per quelli di esterno d’attacco - desidera giocatori con caratteris­tiche diverse, come Spinazzola e Santon, nonostante entrambi accusino spesso problemi fisici. Due giorni fa però, per quello che potrebbe essere il suo canto del cigno, il capitano ha disputato una buona prestazion­e che sta aumentando i suoi dubbi: andare via in prestito oppure no?

L’avviso di Mancini

Ieri, alla festa dei dipendenti del club, “marcato” da Fonseca, Fienga, Petrachi e Baldissoni, Florenzi ha dribblato il problema facendo un discorso asettico in cui ha ringraziat­o tutti i lavoratori. Sul tema, quindi, restano a risuonare le parole di due giorni fa: «Ho realizzato il mio sogno di essere il capitano della Roma. Spero di continuare a esserlo finché me ne sara data la possibilit­à». Ma sarà così? Il c.t. Roberto Mancini gli ha fatto capire che, se non giocasse con continuità, correrebbe il rischio di non essere convocato per l’Europeo,

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