La Gazzetta dello Sport

L’ultimo canto di Cicala e il manager “bruciato” Ora tutto torna in gioco

- Di Andrea Di Caro

l nuovo presidente di Lega non c’è. Si ferma sul filo di lana la candidatur­a di Dal Pino nonostante dopo due votazioni, senza raggiunger­e il quorum di 14 preferenze, su forte insistenza del presidente della Lazio Lotito, il commissari­o Cicala ne abbia concessa una terza con lo stesso esito finale (e un voto in meno). Nella prossima assemblea a gennaio basteranno 11 voti, quasi certamente però non sarà Dal Pino a giocarsi la chance ma altri candidati. Lui stesso ha ammesso ieri la volontà di non presentars­i non avendo il suo nome raccolto una larga maggioranz­a. Nell’attesa l’attenzione ora si sposta: dal presidente non trovato al commissari­o da cambiare. Una eventuale elezione ieri avrebbe consentito a Mario Cicala di uscire di scena bypassando il caso esploso sul suo doppio incarico di membro supplente nell’organo di vigilanza della Lazio e commissari­o di Lega. E proprio Lotito ha fatto di tutto per raggiunger­e quel quorum per il nuovo presidente che gli avrebbe permesso un’uscita soft. Ma adesso i tempi si allungano e la possibilit­à che il commissari­o ad acta possa restare in carica fino al 31 marzo rende necessario quello che qualcuno avrebbe volentieri evitato: affrontare il caso Cicala in consiglio federale come già fatto intendere dal presidente Gravina. Data già fissata, domani alle 12, e probabile sollevazio­ne dell’ex magistrato dall’incarico. Ognuno può avere le proprie idee sui tre ruoli ricevuti in meno di due mesi da Cicala tra Figc e Lazio. Ma resta grave il mancato controllo del suo curriculum da parte della federazion­e che si è detta ignara dell’incarico che aveva assunto nel club di Lotito. L’ammissione scritta di Cicala che scagiona la Figc non giustifica il mancato controllo ma sicurament­e apre a una inevitabil­e analisi sulla sua mancata trasparenz­a e sul rapporto di fiducia indebolito. Un commissari­o non solo ha il dovere di essere super partes, ma è fondamenta­le che come tale sia percepito dall’assemblea che è chiamato a presiedere. E ieri in alcuni passaggi si è capito chiarament­e che così non è. La tensione in Lega è palpabile e il clima sempre più rovente tra dubbi e sospetti. Molto meglio allora per non intaccare il prestigio del professor Cicala, trovare domani una via d’uscita che tolga dall’imbarazzo lui, il presidente federale Gravina e quello della Lazio Lotito, i principali attori di questo “pasticciac­cio brutto tra via Allegri e via Rosellini”. In Lega c’è già tanta confusione che non è proprio il caso di aggiungern­e altra in un momento cruciale tra l’elezione di un presidente, il rischio di un commissari­o che riscriva lo statuto, l’assegnazio­ne dei diritti tv.

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