L’ultimo canto di Cicala e il manager “bruciato” Ora tutto torna in gioco
l nuovo presidente di Lega non c’è. Si ferma sul filo di lana la candidatura di Dal Pino nonostante dopo due votazioni, senza raggiungere il quorum di 14 preferenze, su forte insistenza del presidente della Lazio Lotito, il commissario Cicala ne abbia concessa una terza con lo stesso esito finale (e un voto in meno). Nella prossima assemblea a gennaio basteranno 11 voti, quasi certamente però non sarà Dal Pino a giocarsi la chance ma altri candidati. Lui stesso ha ammesso ieri la volontà di non presentarsi non avendo il suo nome raccolto una larga maggioranza. Nell’attesa l’attenzione ora si sposta: dal presidente non trovato al commissario da cambiare. Una eventuale elezione ieri avrebbe consentito a Mario Cicala di uscire di scena bypassando il caso esploso sul suo doppio incarico di membro supplente nell’organo di vigilanza della Lazio e commissario di Lega. E proprio Lotito ha fatto di tutto per raggiungere quel quorum per il nuovo presidente che gli avrebbe permesso un’uscita soft. Ma adesso i tempi si allungano e la possibilità che il commissario ad acta possa restare in carica fino al 31 marzo rende necessario quello che qualcuno avrebbe volentieri evitato: affrontare il caso Cicala in consiglio federale come già fatto intendere dal presidente Gravina. Data già fissata, domani alle 12, e probabile sollevazione dell’ex magistrato dall’incarico. Ognuno può avere le proprie idee sui tre ruoli ricevuti in meno di due mesi da Cicala tra Figc e Lazio. Ma resta grave il mancato controllo del suo curriculum da parte della federazione che si è detta ignara dell’incarico che aveva assunto nel club di Lotito. L’ammissione scritta di Cicala che scagiona la Figc non giustifica il mancato controllo ma sicuramente apre a una inevitabile analisi sulla sua mancata trasparenza e sul rapporto di fiducia indebolito. Un commissario non solo ha il dovere di essere super partes, ma è fondamentale che come tale sia percepito dall’assemblea che è chiamato a presiedere. E ieri in alcuni passaggi si è capito chiaramente che così non è. La tensione in Lega è palpabile e il clima sempre più rovente tra dubbi e sospetti. Molto meglio allora per non intaccare il prestigio del professor Cicala, trovare domani una via d’uscita che tolga dall’imbarazzo lui, il presidente federale Gravina e quello della Lazio Lotito, i principali attori di questo “pasticciaccio brutto tra via Allegri e via Rosellini”. In Lega c’è già tanta confusione che non è proprio il caso di aggiungerne altra in un momento cruciale tra l’elezione di un presidente, il rischio di un commissario che riscriva lo statuto, l’assegnazione dei diritti tv.