MANOVRA, IL SÌ DEL SENATO MA RENZI AVVERTE CONTE «ORA UN CAMBIO DI PASSO» CANNABIS LIGHT: È BAGARRE
La legge di Bilancio passa con la fiducia poi vertice di governo Scontro in Aula per lo stralcio della norma sulla liberalizzazione Crisi della Popolare di Bari: botta e risposta fra M5S e Bankitalia
Un altro lunedì a ostacoli per il governo.
La giornata era cominciata con due appuntamenti in agenda: la fiducia sulla Manovra in Senato e il vertice di maggioranza, reso necessario dagli ostacoli posti da Italia Viva, dalle oscillazioni dei 5 Stelle, dai malumori del Pd. In serata, la Manovra passa a Palazzo Madama (166 sì, 128 no, tra cui quello del grillino Paragone) e non potrà cambiare alla Camera: non c’è più tempo per rispettare la scadenza del 31 dicembre. Mentre il vertice è, in apparenza, “declassato” a riunione sui temi di governo.
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L’agenda è complicata.
I dossier si accumulano. La tenuta interna: Matteo Renzi conferma «la fiducia a questo governo» ma chiede «un cambio di passo per un 2020 di ripartenza per la crescita». Poi l’autonomia differenziata, la volontà delle Regioni di avere maggiore indipendenza: il ministro Francesco Boccia avrebbe voluto inserire il testo in Manovra ma ha incontrato il “no” di M5S e Italia Viva ed è possibile un disegno di legge a breve. Poi, la giustizia. Il Pd non vuole lo
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stop alla prescrizione dopo una condanna in primo grado e cerca l’intesa con i 5 Stelle.
Ma, soprattutto, ci sono le grandi crisi aziendali.
A cominciare dalla Banca Popolare di Bari, dopo lo stanziamento governativo da 900 milioni: Bankitalia si difende, chiarendo di avere segnalato problemi già nel 2010 e quattro volte quest’anno; la liquidazione costerebbe 4,5 miliardi al sistema bancario e avrebbe, spiega Palazzo Koch, «rilevanti ricadute» su economia e risparmio locale. Ma resta la tensione nel governo: «Quando c’è una crisi bancaria si salvano i risparmiatori e i lavoratori, valeva nel
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Avevamo una eredità difficile: la Manovra è un piccolo miracolo Roberto Gualtieri
2015 e vale anche oggi», punge Renzi riferendosi al caso-Etruria. «Con Banca Etruria si sono persi risparmi, questa volta li salviamo», ribatte Luigi Di Maio. Che poi accusa Bankitalia di «omessi controlli», chiede i verbali delle ispezioni e contesta la nomina di Antonio Blandini a commissario della Popolare barese, perché il docente era già nel comitato di sorveglianza nel commissariamento di Banca Tercas, una delle “zavorre” della Popolare medesima. Rimane da risolvere il nodo dell’Ilva, con le trattative in corso e il caso-Alitalia: oggi il commissario Giuseppe Leogrande vedrà il Tesoro e i sindacati mentre Lufthansa conferma un parziale interesse ma ad alcune condizioni: meno aerei, un partner, una severa ristrutturazione.
La cannabis, intanto, infiamma Palazzo Madama. Per «estraneità di materia», la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha stralciato la norma che dava il via libera alla cannabis light (con principio attivo sotto lo 0,5%). «Evitata la vergogna dello Stato spacciatore», esulta Matteo Salvini per la Lega, suscitando la provocazione del viceministro M5S Stefano Buffagni, che sfida lui, Giorgia Meloni e i loro parlamentari a fare il test anti-stupefacenti. L’Aula rumoreggia. Il Pd accusa la Casellati di aver fatto prevalere opinioni personali: «Sono in gioco posti di lavoro ed entrate fiscali, l’emendamento è perfettamente attinente alla legge di Bilancio», osserva la deputata Lia Quartapelle. Considerando anche la sentenza della Cassazione di luglio scorso (che definiva illecita la vendita di foglie, infiorescenze, olio e resina), per l’M5S «12 mila agricoltori e commercianti rischiano la chiusura delle loro attività». Stralciati dalla Manovra anche
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