Test sulla pipì Piloti scelti con criteri sempre diversi
Nel Motomondiale i controlli antidoping sono affidati dalla Federazione Motociclistica Internazionale a un’agenzia specializzata che ai GP effettua prelievi di urine ai piloti selezionati. Al momento i controlli non vengono effettuati attraverso prelievi di sangue. Il numero dei controlli, che seguono il protocollo della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, è stato intensificato proprio a partire dal 2019, mentre fino alle stagioni 2017 e 2018 ne sono stati svolti 27 all’anno, suddivisi in 3 GP, in ciascuno dei quali sono stati “pescati” 3 piloti per ogni classe tra Moto3, Moto2 e MotoGP.
Scelta e modalità
Il criterio di selezione è casuale. Può accadere che i prescelti vengano sorteggiati, che si decida controllare i primi tre al traguardo o che invece si tratti di scelte ad personam: gli ispettori dell’agenzia ricevono l’indicazione in busta chiusa dalla Fim. I piloti depositano l’urina sotto osservazione del controllore, per escludere manipolazioni. È lo stesso pilota a scegliere il kit di cui servirsi, conservato in confezioni sterili e aperto dal pilota stesso a sua garanzia. Ogni kit ha due contenitori e l’urina raccolta si versa in ciascuna delle due provette: una servirà per il controllo antidoping, l’altra per le eventuali controanalisi che dovessero essere richieste, come accadrà nel caso di Iannone. Le provette chiuse hanno un sistema di sigillatura talmente particolare che possono essere aperte solo nel laboratorio in cui verrà effettuata materialmente l’analisi. Si tratta di strutture accreditate dalla Wada sparse per l’Europa (a Kreischa, in Germania, quella che si è occupata di Iannone). Molto rigidi i protocolli di spedizione dei campioni cui si devono attenere gli stessi corrieri che effettuano la consegna.
TEMPO DI LETTURA 1’24”