MILLION DOLLAR ROMA
Il prezzo complessivo comprende i debiti e l’aumento di capitale. Adesso scatta l’ultima due diligence sui conti. Pallotta assicura: «Farò il meglio per il club»
Da un americano all’altro per 790 milioni di euro: mai una società di A valutata così tanto. Alla scoperta dei progetti del texano che sta comprando da Pallotta
Houston 16°, Boston 4°, Miami 24°, Roma 5°. Dal costume da bagno al cappotto, la cerimonia degli addii si sta consumando in un dicembre il cui clima cambia a seconda della sede dei protagonisti. Il punto di caduta però è uno: dopo 8 anni il pacchetto di maggioranza dell’As Roma è pronta a passare di mano, anche se il comunicato su cui si è lavorato nella notte (i fusi orari differenti, com’è ovvio, hanno rallentato messa a punto) e licenziato prima dell’apertura della Borsa, ancora non parla dei dettagli specifici.
Il comunicato
Il 2019, quindi, si porterà via la gestione della cordata guidata da James Pallotta per aprire le porte a un 2020 che — a meno di colpi di scena — vedrà al timone il «Friedkin Group» guidato, appunto, da Dan Friedkin. Sulle cifre ufficiali c’è un comprensibile riserbo, ma la valutazione data al club è di circa 790 milioni. Naturalmente, Friedkin non verserà l’intera cifra per due ragioni: la prima è che non avrà bisogno di acquistare il 100% delle azioni per controllare il pacchetto di maggioranza; la seconda è che la valutazione dovrà essere defalcata dell’indebitamento (circa 270 milioni), per la cui ristrutturazione in estate sono stati emessi bond con un tasso d’interesse del 5,125%, e dell’aumento di capitale varato due mesi fa (150 milioni), la cui prima tranche (circa 50 milioni, di cui 10 come riconversione crediti) sarà coperta tecnicamente dalla vecchia proprietà entro una decina di giorni, magari attraverso un finanziamento ponte che consentirà di manovrare sul fronte delle quote azionarie. Adesso partirà l’ultima «due diligence», quella legale, che farà convergere a Roma gli avvocati di Friedkin e che prenderà 4-5 settimane, anche perché sono 12 le società che compongono la galassia dell’As Roma. A quel punto, si deciderà se il prezzo pattuito sarà realmente congruo oppure se sia necessaria qualche limatura al ribasso. Intendiamoci, tuttora margini per cui la trattativa possa saltare tecnicamente ancora esistono — e i vertici di Trigoria lo ribadiscono — ma c’è un reale ottimismo diffuso, tant’è che già si pensa all’Opa azionaria (offerta pubblica di acquisto) per il 13,5% del flottante sul mercato, visto che l’attuale proprietà detiene l’86,5%. Sulla questione stadio potete leggere a parte, ma il senso è che per ora la valutazione data è quella delle spese sostenute finora dai proponenti, circa 80 milioni, ma nei contratti sarà messo un robusto premio se e quando arriverà il via libera del Comune, per il quale comunque c’è serenità.
Tristezza Pallotta
Una cosa è certa: Pallotta esce di scena a malincuore, convinto che il salto di qualità del club — anche dal punto di vista sportivo — fosse ad un passo. La mancata qualificazione in Champions, che ha portato la necessità di iniettare nuova liquidità nelle casse nonostante le eccellenti plusvalenze, ha però convinto alcuni soci di peso della cordata, primo fra tutti il fondo Starwood, a uscire di scena, e così il presidente è stato convinto a sedersi al tavolo per trattare, partendo comunque da una base di un miliardo di euro, la cui faticosa limatura ha portato allo stallo per alcune settimane, prima dell’accelerazione natalizia. «Tutto quello che ho fatto è stato solo per il bene della Roma — ha fatto filtrare il presidente — così come quello che farò», non mancando di fare nuovi complimenti a Paulo Fonseca, il suo ultimo allenatore. Tenendo conto delle due precedenti ricapitalizzazioni già effettuate per complessivi 200 milioni circa, la decina di soci della controllante Roma Spv Llc, che ha sede in Delaware — stato che consente la segretezza sulla composizione del pacchetto azionario — sulla valutazione pura e semplice ottiene un surplus pari più o meno a duecento milioni, che divideranno in base all’esposizione. Ecco, se si tiene conto che la valutazione della società al momento dell’acquisizione, nel 2011, era stata di 110 milioni (70 versati dalla cordata statunitense e 40 da Unicredit), si capisce come il valore si sia moltiplicato. Tutto sommato, un segno del buon lavoro svolto in questi an
ni, che hanno portato Pallotta a essere il presidente con la migliore media punti in Serie A della storia della Roma, senza che questo fiore all’occhiello sia stato accompagnato da alcun successo, oltre che da un’assenza presidenziale che ormai è di 566 giorni. Forse troppi.
Manager e bandiere
Quando tutto sarà definito, Friedkin potrà finalmente operare, ma in che maniera? Detto che il rampollo Ryan entrerà nella stanza dei bottoni, l’attuale management, guidato dall’a.d. Fienga resterà in carica. Parliamo soprattutto di Petrachi, Zubiria e Calvo, mentre la posizione di Rogers (media), nonostante l’ottimo lavoro, sarà da valutare, come quella del consulente Baldini. Una cosa è certa: si opererà molto sui ricavi, cominciando dalla ridefinizione dell’accordo con la Nike, che non è stato finora così redditizio come ci si aspettava. Delle strategie calcistiche parliamo nelle pagine successive, ma non ci saranno da aspettarsi operazione da sceicchi, così come, sul fronte bandiere, è meglio non aspettarsi operazioni populistiche legate ai ritorni di De Rossi (panchina delle giovanili) e Totti (dirigenza). Questo non significa porta chiusa, ma solo che tutti saranno valutati in base alle loro capacità e non per quello che hanno fatto nella Roma del passato. D’altronde, questo è il calcio del Terzo Millennio, e la nostalgia non va più di moda.