È UN BEL SEGNALE PER IL NOSTRO CALCIO
Affare da 45 milioni: 20 al Salisburgo, 15 a Raiola, 10 al papà. Erling è il 9 più promettente d’Europa
Èsproporzionato, quasi esagerato, è poco elegante e la prima cosa che ti aspetti possa dire è «Ti spiezzo in due». Ma è fortissimo. E infatti lo volevano in tanti, già dai tempi del Molde. La Juve lo ha trattato e lo ha ospitato più volte a Torino, a prenderlo però è stato il Borussia Dortmund, come si vociferava da un mesetto: Erling Braut Haaland, 19 anni, lascia il Salisburgo dove in sei mesi ha distrutto come se avesse il martello di Thor i record del campionato austriaco – che non contano tanto – e della Champions League. E quelli sì che valgono. Accostando presto il proprio nome a stelle indiscusse del passato: tripletta all’esordio in Champions come, prima di lui, Rooney, Asprilla, Van Basten (e Iaquinta tra gli altri, ok); gol in tutte le prime quattro partite come Del Piero e Diego Costa (e Ze Carlos). Ma non si è fermato e ha segnato in tutte le prime cinque, primo teenager a riuscirci. Prima di lui il migliore era stato Benzema, altro nome non da poco, ma aveva segnato in 3 partite di fila. Davanti al muro giallo di Dortmund, Erling arriva da vice-capocannoniere della Champions (dietro Lewandowski del Bayern, bella sfida): 8 reti in 6 partite, unica “ciccata” quella in casa con il Liverpool. Ha già lasciato il segno ad Anfield e al San Paolo. In stagione ne ha già messi dentro 28.
Lui e Mino
L’estate scorsa, gli è bastata una partita per diventare capocannoniere del Mondiale Under 20: 9 centri all’Honduras. Sì, era l’Honduras, ma lui è Haaland, e tra autunno e inverno se ne sono accorti tutti. Il suo agente è Mino Raiola, e pare gli abbia suggerito di “semplificare” il cognome da Håland a Haaland, per renderlo meno “scandinavo” e più appetibile al mercato europeo: consiglio superfluo, il rendimento è stato un argomento ben più convincente. Il buon Mino, però, si prende una quindicina di milioni dei 45 complessivi sborsati dal BVB: 20 come da clausola (bassissima!), altri 10 al papà del giocatore, contratto fino al 2024.
Lui e il pallone
Comunque un affarone per il club tedesco. Perché Haaland è fortissimo e può diventare ancora più forte, perché il suo modo di giocare è dirompente e deve però essere affinato (e dunque migliorato). Erving è un bestione di 1,94, altezza che come dimostra Bolt non è un ostacolo alla velocità. E infatti è velocissimo, inarrestabile, con quelle gambe che sembrano più lunghe del dovuto (stessa cosa si potrebbe dire di Kylian Mbappé, come se una fisionomia anomala rappresentasse l’inevitabile della specie) anche perché palla al piede tende a ingobbirsi, eppure molto rapido nell’esecuzione, dote che negli spazi ristretti dell’area aiuta non poco. Può sembrare scoordinato, come Thomas Muller ma con un fisico dieci volte più esplosivo, mentre nella capacità di spezzare la marcatura per partire palla al piede è assimilabile a Lukaku. La definizione migliore di lui l’ha data Oyvind Godo, giornalista norvegese: «È forte come un orso e veloce come un cavallo. Ed è una macchina da gol». Mancino, ma calcia bene anche di destro, in campo sembra semplicemente fuori scala. Un giovane orco mangiatutto. Dopo il Bryne e il Molde, dove è stato cresciuto da Solskjaer, il Salisburgo ha rappresentato la scelta corretta per un impatto “morbido” con il calcio fuori dalla Scandinavia. Il Borussia Dortmund è lo step successivo, aggiungendo un’opzione alle corse di Sancho e Reus: il Psg, negli ottavi di Champions, non può sottovalutare i gialloneri. La Norvegia, che può qualificarsi all’Europeo via Nations League, progetta la rinascita con lui, Odegaard, altro bambino prodigio, e Berge.
Lui e papà
Sul suo profilo Instagram, solo foto di pallone. Un’ossessione. Erling è nato a Leeds nel luglio 2000, pochi giorni prima che il padre si spostasse 60 chilometri a sud-est, per giocare con il Manchester City. Sì, papà Alf Inge, più basso di 15 centimetri, era un calciatore, ed è rimasto famoso per una faida – gli appassionati di wrestling, particolarmente appropriato per il fisico di Erling, la chiamerebbero “feud” – con Roy Keane, storico e iracondo capitano del Manchester United. Keane si ruppe il crociato per un intervento di Haaland senior, che lo accusò di simulazione mentre era in barella: il vecchio Roy, per niente rancoroso, tre anni e mezzo dopo – nel derby di Manchester – gli falciò il ginocchio deliberatamente (e freddamente, senza rimorsi postumi) anticipandone la fine della carriera. Con il giovane orco Erling probabilmente non lo rifarebbe.
Record Esordio in Champions con tripletta, in tutto 8 gol in 6 partite