«RONALDO È BACH STESSA TENACIA, IBRA È PROKOFIEV RITMO E POTENZA»
Il compositore, autore dell’inno della A, torna con l’album Hope: «Con quel brano ho realizzato il mio sogno calcistico segreto»
Aguardarlo così, con quegli occhialoni stretti tra una valanga di ricci neri e un sorriso da ragazzino, viene difficile immaginare Giovanni Allevi bambino sui campetti impolverati a rincorrere un pallone. È più semplice pensarlo chino sul pianoforte, a scribacchiare su spartiti stropicciati. «Ma mica è vero! Anche io sono tornato a casa con le ginocchia sbucciate... A dire il vero io avrei voluto giocare sempre, anche se non ero esattamente un campione. Ma ogni volta che andavo al campetto della mia parrocchia, ad Ascoli, mia madre mi inseguiva e mi ordinava di tornare a studiare. Obbedivo, ma il calcio è rimasto il mio sogno mai realizzato. Per questo ho dato tutto me stesso quando nel 2015 mi hanno invitato a comporre l’inno della Serie A. È stato il mio riscatto, la chiusura del cerchio. L’ho composto pensando a quei pomeriggi impolverati con gli amici, perché il senso profondo del calcio è quello: stare insieme, sudare tantissimo, gioire per una vittoria e superare uniti la sconfitta». L’inno della Serie A, O Generosa!, arrivato su tutti i campi nel 2015, porta infatti la sua firma e ora è anche il brano di apertura del suo ultimo album, Hope, uscito il 15 novembre e subito primo nelle classifiche di classica negli store digitali.
► Ormai conosciamo tutti il suo inno, ma all’inizio ha ricevuto critiche feroci. «E ne sono stato subito molto fiero, pensate che molte sono arrivate addirittura prima dell’ascolto… Ma è normale nel mondo di oggi, io confido nel tempo. Quando mi è stato commissionato ho immediatamente pensato all’inno della Champions, che a sua volta si rifà a un brano di incoronazione scritto trecento anni fa da Händel. Mi piaceva coglierne l’origine nobile. Quindi ho utilizzato la stessa forma, un madrigale per coro e orchestra, affondando però le mani nelle sonorità più italiane di Monteverdi e Vivaldi, con una brillantezza e una vivacità che seduce. È uno dei brani più positivi e carichi di energia che io abbia mai scritto».
► Nel testo fa esplicito riferimento a onestà e corruzione. Oggi aggiungerebbe il razzismo? «In realtà ho cercato di fare un inno che abbia la forza di restare in eterno, tanto da scegliere di scriverlo in latino, lingua capace di raccontare valori al di là del tempo. Non sono voluto entrare nello specifico dei mali del nostro calcio, ma in assoluto è un invito a una nobiltà d’animo universale, che comprende l’accoglienza per la diversità, valore indiscutibile nello sport».
► L’autore dell’inno della Serie A segue la Serie A? «Abbastanza, ma senza affanni. Anche perché ho il cuore bianconero: tifo Ascoli, quindi seguo più la B e dopo il 4-0 di ieri con il Benevento il mio sostegno è ancora più forte».
► Facciamo un gioco e accostiamo il suo mondo a quello del calcio: quale compositore le ricorda Cristiano Ronaldo? «Sicuramente Johann Sebastian Bach, uno che ha conquistato un posto tra i grandi soltanto grazie alla sua perseveranza. La sua musica è un concentrato di forza di volontà a cui alla fine ti devi arrendere. Forse non ti abbaglia dal primo istante, ma poi soccombi e non riesci più a farne a meno. Alla fine vince lui». ► E Ibrahimovic? «Il compositore russo Sergei Prokofiev, quello di Pierino e il Lupo ma soprattutto del Concerto N. 5 per pianoforte e orchestra. Pura potenza percussiva. Forse a tratti manca di grazia, ma è irresistibile».
► Poi c’è la Lu-La, la coppia nerazzurra Lukaku-Lautaro.
«Loro sono Robert e Clara Schumann. Lui era un grande compositore, lei una grande pianista. Lui dunque affidava a lei, sua moglie, le proprie opere: è stata Clara a renderle famose nel mondo. La genialità nasceva dalla loro simbiosi».
► Abbiamo letto che ha fatto un concerto per pubblico e piante. Perché non suona anche per l’erba dei nostri stadi? «Sono convinto che l’erba si divertirebbe! Dobbiamo tornare ad una visione magica e spirituale della Natura, ritrovare l’energia che il mondo ipertecnologico ci sta togliendo. Magari quando sui campi fanno suonare O Generosa! anche l’erba può essere accarezzata dalle vibrazioni. Io comunque con l’inno della Serie A sto chiudendo il mio Hope Christmas Tour (prossima tappa il 5 gennaio a Roma, ndr) e vi assicuro che il pubblico lo accoglie con un’ovazione da gol!».