La Gazzetta dello Sport

COME CORRE IL CALCIO EUROPEO MA L’ITALIA NON REGGE IL RITMO

- Di Fabio Licari

La Premier vola, la Germania supera la Spagna, noi restiamo quarti ma siamo tv dipendenti: un po’ meglio stadi e stipendi, però non basta

Crisi? Ma quale crisi. Il calcio europeo, quello dei big naturalmen­te, continua a crescere e a produrre utili. Un po’ meno dell’anno scorso, molto più di prima. Dopo decenni di bilanci sempre in rosso, infatti, già nel 2017 era stato registrato per la prima volta un utile aggregato di 600 milioni di euro in tutte le Serie A europee (700 club). Adesso — dice il rapporto Uefa che anticipiam­o in esclusiva — siamo a +140 milioni. Altro segno positivo di un pallone, però, sempre più sbilanciat­o. Le cifre sono tutte da interpreta­re.

Due Europe

Da un lato ci sono i 5 campionati top — Inghilterr­a, Spagna,

Germania, Italia e Francia — che totalizzan­o il 75% dei ricavi (i primi 30 club rappresent­ano il 50%). Dall’altro lato, cinquanta campionati economicam­ente e sportivame­nte (salvo eccezioni tipo l’ultimo Ajax) abbastanza marginali, dalla Russia a Gibilterra. La terza coppa Uefa dal 2021 dovrebbe concedere un trofeo a portata di “piccole”. Ma anche tra le leghe top la forbice si sta allargando: e l’Italia fatica a tenere il ritmo delle tre locomotive.

Super Premier

Su un pianeta sempre più lontano c’è la Premier League il cui fatturato (5,4 miliardi di euro) vale Spagna (3,15) e Italia (2,31) assieme. Merito soprattutt­o dei diritti tv: lo spettacolo inglese piace, vende in tutto il mondo, con squadre che non si fermano mai per 90’, e vale in tv 3,6 miliardi. Quasi tre volte l’Italia. C’è da riflettere per i nostri presidenti, allenatori e giocatori. La Germania ha superato di un soffio la Spagna al secondo posto tra le leghe. Noi ormai siamo stabili al quarto (come nel ranking Uefa: un parallelo da non sottovalut­are). Per fortuna anche la Francia, 5a, si sta attardando. Ma non siano un sollievo i problemi dei cugini: nel 2012-13 i diritti tv della Serie A erano quasi un miliardo e quelli inglesi 1,26. In oltre cinque anni abbiamo perso terreno, credibilit­à e fonti d’incasso.

Soltanto tv?

Perché siamo ancora troppo tvdipenden­ti: il 47% delle nostre entrate viene dai diritti tv. E si sa che le television­i stanno già sborsando il massimo, per cui questa voce non crescerà. Siamo a un bivio storico. Per ora non riusciamo a diversific­are le entrate: ecco la sfida. Prendiamo sponsor e commercial­e: incassiamo la metà della Germania. Colpa del marketing che non sa vendere o, forse, di un prodotto difficile da vendere?

Problemi Italia

Non sono le uniche voci preoccupan­ti. Niente stadi nuovi (puntare all’Euro 2028 senza impianti non è un lasciapass­are per la candidatur­a). Soltanto 6 club con un bilancio in utile (la Lazio è l’unica tra i primi 20 d’Europa). Utile globale appena del 5% (come la Liga), mentre la Bundesliga fa 13% e la Premier il 18%. Spese per il mercato “alte”. E — qualcosa significhe­rà — siamo anche poco social: 4 milioni di follower su Instagram contro i 23 della Liga e i 32 dell’Inghilterr­a.

Top dei debiti

Non tutto è negativo però. Alcuni indicatori regalano qualche sorriso. Aumentano per esempio gli incassi da stadio (siamo a 268 milioni). Gli stipendi — che sono sempre il 65% del fatturato totale — crescono meno di quelli degli altri tornei top: soltanto del 5%, in Spagna per esempio il 20%. Ma non basta per invertire il trend. Solo cinque italiane (Juve, Inter, Roma, Napoli e Milan) tra le prime cinque europee per fatturato, una classifica dominata dalle inglesi più Real, Barcellona, Bayern e Psg. Soltanto il Napoli tra le prime dieci per utili netti dell’ultimo decennio, soltanto la Lazio per utili nell’ultimo anno. Invece ne abbiamo quattro nella Top 10 dei debiti: Inter (461 milioni), Juve (372), Roma (312) e Milan (260).

Altri indicatori

Il calcio europeo comunque cresce. I ricavi globali sono passati da 20 a 21 miliardi. Gli spettatori degli stadi hanno raggiunto la cifra record di 105 milioni (+8% dei ricavi da biglietti). La gestione finanziari­a è molto migliorata, con un aumento del patrimonio netto da 2 a 9 miliardi in un decennio. Il debito netto, che prima del fair play finanziari­o era al 65% dei ricavi, oggi è sceso al 40%. Tutti segni “più”, quasi di default. Viene allora da pensare che, con la nostra tradizione, la nostra cultura, il nostro fascino calcistico, forse basterebbe poco per tornare sul podio.

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