La Gazzetta dello Sport

Le invernali sugli Ottomila a rischio per il maltempo

- Di Reinhold Messner

Ormai siamo in pieno inverno ma non tutte le spedizioni himalaiane sono già in azione. All’Everest c’è solo quella del tedesco Jost Kobusch, che dichiara di voler fare una solitaria sulla Cresta Ovest e ha per ora raggiunto il Lho La a quota 6000 m. Alex Txikon, che vanta già due tentativi di salire la montagna più alta della Terra senza far uso delle bombole, è appena rientrato dall’Antartide e ora è in marcia per l’Ama Dablam. Arriverà all’Everest solo a fine mese. Per quel che riguarda il K2, che è l’unico Ottomila non ancora salito d’inverno, la spedizione di Mingma Gyalje è lontana. Lo sherpa che la guida è stato all’Aconcagua, per guadagnare accompagna­ndo clienti della sua agenzia, e forse anche per acclimatar­si un po’. Ma il maltempo ora ha ritardato la sua marcia di avviciname­nto, appena iniziata. Sul Karakoram ci sono state nevicate pesantissi­me, che hanno coinvolto le spedizioni di Denis Urubko al Broad Peak (insieme al canadese Don Bowie) e di Simone Moro e Tamara Lunger al Gasherbrum I. Purtroppo a subire le conseguenz­e di queste abbondanti precipitaz­ioni non sono stati solamente loro, che sono alpinisti sperimenta­ti, allenati anche all’emergenza. Nella zona del Baltoro e anche in quella del Nanga Parbat, così come in Afghanista­n, le valanghe e le frane hanno fatto decine e forse centinaia di vittime, distruggen­do abitazioni e vie di comunicazi­one.

Tutto ciò dà solamente un’idea delle difficoltà che incontra chi affronta spedizioni invernali sugli Ottomila, che sono state negli Anni 80 del secolo scorso il terreno di caccia preferito degli “ice warriors” polacchi, guidati da Andrzej Zawada, Krzysztof Wielicki e Jerzy Kukuczka. Proprio quest’anno ricorrono i 40 anni della prima invernale di un Ottomila: e fu proprio l’Everest.

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