La Gazzetta dello Sport

L’IDENTIKIT

- Gamba Gentile Gilardi Governa Jura Lombardi Lucarelli Luigi Marzorati McAdoo Meneghin Messina Morandotti Morse Myers Schmidt Ossola Peterson Petrucci Pianigiani Pittis Pozzecco Premier Rusconi Sacchetti Schoene Serafini Tanjevic Tavcar Vescovi Vittori Zam

Quando è venuto a giocare a Milano, presero De Piccoli se no in allenament­o tra me e lui finiva male.

3Sandro

All’inizio della nostra carriera insieme, a una mia osservazio­ne, mi ha risposto in modo brusco. Gli ho detto: «Ascoltami bene, ho giocato e allenato per 30 anni. So più cose di te e se mi dai retta sarai il miglior giocatore italiano». Così è stato e mi è grato ancora oggi.

3Nando

Quando arrivai a Milano era team manager e mi accompagnò a cercare casa. Sotto quella che trovammo, c’erano le... signorine di strada: «Nando, questa è perfetta per te, ma devi lasciare tua moglie a casa», mi disse. Non presi mai l’appartamen­to.

3Enrico

Sin dagli esordi ha sempre fatto di tutto per non far sentire a disagio ragazzi come me e Brunamonti. Sempre giocoso, disponibil­e, mai arrogante, una guida sicura per tutti noi.

3Mario

Con Pittis eravamo i giovani di Milano e lui ci ha trasmesso gli strumenti per affrontare la vita: serietà e leggerezza. Ci divertivam­o più con Dino che con i nostri coetanei, ma quando arrivava il momento di darci dentro diventava un esempio. Un uomo eccezional­e.

3Chuck

Ricordo le cene con lui e Yelverton al Brigantino di Varese. E quella volta che si è vestito da donna per farci ridere. Avversari in campo e amici fuori.

3Dado

Ancora oggi, in forma splendida e con un fisico da 30enne, ti vedrei volentieri in campo con la palla in mano o a fare blocchi, prendere rimbalzi e cancellare il pivot avversario. Sono sicuro che potresti farcela.

3Massimo

Una volta ero a cena da lui e i genitori, suona l’allarme. Parte con il suo ruggito per beccare il ladro. La mamma: «Vai Lucky, aiutalo, proteggilo». Meno male che il ladro è riuscito a scappare, avrei dovuto proteggere lui non Dino che lo avrebbe squartato.

3Pier

Una capacità straordina­ria di passare dall’aggressivi­tà e la rabbia agonistica agli scherzi e al fare guascone dopo la doccia. Come diceva Gamba, era il pesce pilota della Nazionale.

3Bob

Quando sono andato a Milano, ho lasciato la maglia numero 11 con cui avevo sempre giocato solo per un motivo: era più vecchio di me.

3Andrea

Auguri papà! 70 da campione!

3Ettore

Ricordo una partita con Trieste al secondo anno da capo allenatore della Virtus. All’intervallo un tifoso (?) mi apostrofò pesantemen­te perché stavamo giocando male, nervoso anch’io cercai di reagire e lo mandai a quel paese. Mi sentii afferrare per il braccio e Dino mi disse: «Coach, lascia stare! Non vale mai la pena». Era già il Monumento della nostra pallacanes­tro e si era preso cura di questo giovane esordiente perché non si mettesse nei guai. Poche parole, un grande esempio. Come mille altre volte.

3Riccardo

Quando giocavi contro sempre la stessa storia: prendevi un sacco di botte ma era sempre fallo tuo. Gli arbitri mi urlavano: «Morandotti, stai zitto». Una volta mi fece: «Vai vai poppante, vai a bere il latte». Io reagii portandogl­i il dito sul naso, prendendo ovviamente tecnico. Il giorno dopo, mentre raccontavo quest’episodio ai miei amici me lo trovo faccia a faccia in via Durini: «Ehi Riccardo, ma tu hai i maroni, vieni con i tuoi amici che vi offro il caffè». Era tanto stronzo in campo quanto spassoso fuori.

3Bob

Ricordo una serata di San Silvestro quando io e te, Lucarelli, Peppo e Luisa fra altri, abbiamo festeggiat­o in una baita in montagna in mezzo alla neve sopra Arcumeggia dove abbiamo mangiato e bevuto bene, e siamo andati in slitta e ci siamo tirati le palle di neve. Quanto ci siamo divertiti!

3Carlton

Non so come nel 1998 tu abbia potuto sopportarm­i e tollerarmi in Nazionale e avere la pazienza di mediare tra me e Tanjevic. Te ne sarò sempre grato.

3Oscar

Non faceva punti, non prendeva tanti rimbalzi, ma giocava come nessuno mai, una bestia davvero ad affrontarl­o. Il primo giocatore con il quale avrei costruito una mia squadra.

3Aldo

Ho una stima enorme di questo ragazzo di 70 anni. Il primo a riprendere chi non si impegnava in allenament­o. Bisognereb­be stamparne un altro, perché di uno come lui si sente un grande bisogno.

3Dan

Prima di ogni partita gli dicevo sempre: «Dino, voglio sentire la tua voce». Voleva dire tutto, che lui era il leader.

3Gianni

Per parlare di lui esiste un solo vocabolo: omnia, parola latina che significa tutto. Dino nel nostro basket è tutto, è uno degli sportivi italiani più conosciuti al mondo. Quando ero segretario generale della Fip andammo a Tel Aviv: Dino scese dal pullman, si bloccò il traffico con la gente impazzita che lo accerchiò per abbracciar­lo, una cosa che nel calcio ho visto solo con Falcao a Roma e può accadere oggi per Ronaldo e Messi.

3Simone

Quando mi ha chiamato in Nazionale ho scoperto una persona che rappresent­a lo sport allo stato più puro e migliore. È l’essenza del basket e di come andrebbe interpreta­to. Passione, voglia di vincere sempre ma senza fanatismi, correttezz­a con tutti, schiena diritta in ogni situazione, stessa coerenza nella vittoria o nella sconfitta. Un esempio per tutti.

3Riccardo

L’ho conosciuto che avevo appena compiuto 17 anni e insieme a D’Antoni è stata la persona più importante della mia carriera per l’insegnamen­to e l’esempio. Di giocatori ne ho incontrati tanti, ma lui è unico.

3Gianmarco

Il più grande di tutti. In Nazionale, prima del Mondiale 1998, ne combinai una delle mie e lui mi venne a cercare all’allenament­o. Mi chiusi in bagno per 20 minuti, ero terrorizza­to. Abbiamo fatto grande Varese vincendo 8 scudetti e 5 Coppe Campioni. Io ho vinto uno scudetto, lui tutto il resto...

3Roberto

Gli otto anni insieme all’Olimpia sono stati incredibil­i. Eravamo compagni di stanza e abbiamo condiviso tutto: in campo e soprattutt­o fuori dove è nata la vera forza di quella squadra.

3Dodo

A 15 anni non era capace di giocare ma era un vero atleta. È stato un campione in campo e soprattutt­o in allenament­o. E si scherzava tanto. Si giocava per divertirsi. E così si divertiva anche il pubblico.

3Meo

Ho giocato con lui in Nazionale e ho vinto, peccato non averlo avuto come compagno di squadra nel club, avrei vinto qualcosa. Una volta coach Asti me lo fece marcare, fu una fatica incredibil­e. La sua abilità è stata di non giocare mai per le sue statistich­e, ma solo per far vincere la squadra.

3Russ

Non sapevo nulla di Milano, ma coach Peterson mi disse: «Russ, non preoccupar­ti, abbiamo Dino Meneghin».

3Gigi

Compie 70 anni ma per me è sempre un eterno ragazzo, compagno di tante battaglie.

3Boscia

Miglior italiano di sempre senza dubbio, uno come lui non si è ancora visto nemmeno da lontano. Giocare quasi 30 anni ad alti livelli come ha fatto è da record mondiale. Mi ha sempre colpito il suo essere leader senza pensare a se stesso e ai 20 punti a partita. Con lui in campo non si scherzava mai. Ricordo ancora in un CasertaMil­ano le botte che si diede con Tato Lopez.

3Sergio

Ricordo un pomeriggio di tantissimi anni fa, quando nella partita del sabato sulla Rai entrò questo imberbe marcantoni­o e Aldo Giordani disse la sua data di nascita. «Non è possibile, questo ha la mia età - e mi ritenevo ancora poco più di un bambino - e già gioca in Serie A!». Conoscendo­lo di persona la mia stima è aumentata vieppiù, visto che come carattere siamo molto simili, cioè bambini perenni nell’animo.

3Francesco

Avevo 17 anni, in un allenament­o, dovevo marcare lui. Ne presi un sacco, restai tramortito per un giorno ma quell’esperienza valse 100 partite. Un’altra volta, mi lanciò in contropied­e ma misi il piede sulla linea: s’incazzò come una bestia perché non tollerava distrazion­i in allenament­o.

3Paolo

È stato fortunato che a 20 anni ha trovato uno come Flaborea che gli ha insegnato tantissimo. Non ne nascono più così, come diciamo noi a Gorizia, è un altro legno.

3Domenico

Con Dino non ti annoiavi mai: una volta in raduno con la Nazionale comprò una pistola ad acqua, bussò alle porte delle camere e non appena aprivi ti inondava di acqua. Dopo cena si andava in qualche baita e si cantava: «Filusé son le 3, sono sempre accanto a te, a sedere sul sofà a fa’ flikke flikke flakke» (vengono passati i bicchieri a tempo di canzone, chi sbaglia beve).

3Marino

Ricordo quella vacanza assieme in Turchia. Facevamo spettacoli, balletti come La morte del cigno, vestiti con gonnellino e banane. Per il 14 luglio organizzam­mo una sfida a wrestling contro due francesi piccoli ma cattivi: finì pari.

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