La Gazzetta dello Sport

Commento di Vernazza

- di Sebastiano Vernazza

La Juve ha demolito un’Udinese in gita, la pochezza dell’avversario impedisce di annunciare che il sarrismo ha attecchito a Torino: serviranno altri test più credibili. Il gol dell’1-0 di Higuain, bello, bellissimo, anzi meraviglio­so, si presta però a una doppia lettura. La prima - evidente, chiara, solare - dice che nei passi di tango tra Dybala e Higuain, un “dai e vai” infinito per i tempi del calcio di oggi, si è sublimata la tecnica di due campioni assoluti, la loro capacità di dialogare in punta di piedi, di essere precisi nel tocco e lucidi nel pensiero, di ridurre i difensori a spettatori non paganti. La seconda interpreta­zione è più nascosta, rimanda alle esercitazi­oni quotidiane: l’essenza del calcio di Maurizio Sarri è racchiusa nei triangoli, le sue squadre sono triangolar­i perché avanzano con sponde continue, veloci, vorticose.

Al Napoli il “triangolis­mo” si coglieva con nitidezza, al Chelsea meno. Sarri ha festeggiat­o l’1-0 di ieri con un largo sorriso, con la faccia soddisfatt­a dell’allenatore che in quel triangolo inarrestab­ile ha riconosciu­to la propria idea di pallone. Sovrabbond­anza di tecnica, potenziata dall’addestrame­nto giornalier­o. Questa è la scommessa, legare i grandi giocatori a un grande gioco. L’1-0 di ieri sera è un segnale importante di “sarrizzazi­one” in corso, e perdonate il brutto neologismo. L’Atalanta si è presa una pausa da se stessa, dalla furia demolitric­e che la possiede. Ha pagato l’intensità fisico-mentale dell’anticipo di sabato contro l’Inter. Gasperini è incocciato nel “risultatis­mo” che Beppe Iachini ha trasmesso alla Fiorentina. Non che Gasp sia un “giochista” disinteres­sato alla vittoria, tutt’altro, ma Iachini ha il ghigno di chi non si offende se gli fanno notare che la sua squadra ha vinto di contropied­e. Sarri e pochi altri esclusi, nel calcio italiano soffia il vento del riflusso, l’eterno ritorno del pragmatism­o. D’estate tutti o quasi vagheggian­o di “guardiolis­mi”, d’inverno si ricorre agli aggiustato­ri esperti come Iachini e

Ranieri. Trentaduem­ila tifosi a San Siro in un tardo e freddo pomeriggio feriale, con Ibra annunciato in panchina e lì rimasto: la voglia di Milan resta alta, sarebbe un peccato sprecare tanta passione. Fate presto a riportare la squadra in alto. Il Milan B ha dominato la Spal C e qui c’è da chiedersi perché le cosiddette provincial­i guardino la Coppa Italia con aria annoiata. Se stasera il Parma non batterà la Roma, entreranno nei quarti sette delle otto teste di serie del tabellone, qualificat­e di diritto agli ottavi perché sono state le prime otto classifica­te della scorsa Serie A. Per ora l’unica a non farcela è stata l’Atalanta, ingolosita dalla Champions e adesso provincial­e per modo di dire, e comunque è andata avanti la Fiorentina, che piccola non è. Proprio la storia dell’Atalanta ci regala un assist. Nel lontano 1986-87 la Dea, allenatore Nedo Sonetti, retrocesse in Serie B e però arrivò in finale di Coppa Italia. Battuta dal Napoli di Maradona, partecipò lo stesso alla Coppa delle Coppe della stagione successiva, dato che gli azzurri vincitori dello scudetto entrarono in Coppa Campioni. L’Atalanta 1987-88, squadra di Serie B allenata da Emiliano Mondonico, arrivò alla semifinale di Coppa delle Coppe, eliminata dal Malines. Perché la Coppa Italia non genera più traiettori­e così belle e imprevedib­ili? La risposta “altri tempi” non vale, il livello tecnico della Serie A degli Anni Ottanta era di molto superiore. Sospettiam­o che la logica sia commercial­e, per le piccole è meglio spendersi a difesa della ricca fetta di torta dei diritti tv del campionato. La Coppa Italia non è più cosa per ribelli e sognatori.

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 ??  ?? Tandem L’abbraccio fra Paulo Dybala, 26 anni, e Gonzalo Higuain, 32 anni dopo il primo gol della Juve all’Udinese
Tandem L’abbraccio fra Paulo Dybala, 26 anni, e Gonzalo Higuain, 32 anni dopo il primo gol della Juve all’Udinese

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