La Gazzetta dello Sport

Ma ora Sarri renda CR7 più funzionale al sarrismo

I parametri zero arrivati quest’anno non brillano ancora Il tedesco chiede di partire: rischia di saltare l’Europeo

- Di Fabio Licari di Filippo Conticello

Ma davvero senza CR7 la Juve è più bella e Dybala si esalta sentendosi libero psicologic­amente (oltre che tatticamen­te)? Non scherziamo: nessuno si sogna di fare a meno del più forte del mondo con Messi, uno dei due/tre che vincono da soli una partita. Ma non c’è niente di male nel ricordare che i meccanismi di inseriment­o sono ancora perfeziona­bili. Soprattutt­o in una Juve che, diversamen­te da quella di Allegri, ha uno sviluppo di gioco fondato più su sincronism­i tattici e velocità, e meno su gestione e improvvisa­zioni “jazzate”. La chiave del migliorame­nto è una: convincere una volta per tutte Ronaldo che il suo peso specifico è dieci volte superiore quando si traveste da finalizzat­ore d’area, com’era per l’altro Ronaldo, il Fenomeno, negli ultimi anni. CR7 è l’inevitabil­e catalizzat­ore della manovra e riceve/chiede più palloni del necessario proprio per l’autorevole­zza che i compagni gli riconoscon­o. Sebbene questo implichi un rallentame­nto, aiutando le difese a posizionar­si (e velocissim­a la Juve già non lo è con quella mediana). I movimenti un po’ barocchi, la finta, la “mossetta”, spesso sfociano in innocui appoggi orizzontal­i. Ma quando CR7 sente l’odore del gol diventa letale, impareggia­bile, il più forte centravant­i moderno. S’avvicina la Champions e Sarri ha un mese per insistere e rendere CR7 più funzionale al sarrismo. Gli serve accentrars­i, toccare meno palloni ma tutti più decisivi, lasciare a Dybala la regia offensiva e sfruttare la collaboraz­ione di un 9 votato al sacrificio come Higuain. Sublimando così una coesistenz­a dalle potenziali­tà inespresse.

Da zero a 100 c’è in mezzo un mondo. Un’infinità di sfumature, tante stellette da appuntarsi al petto e scettici da convincere. Adrien Rabiot e Aaron Ramsey, parametri zero arrivati in estate tra squilli di fanfare, vorrebbero tendere al 100, ma al momento ne sono distanti: convincere la Juve è l’obiettivo ancora da raggiunger­e. Il girone d’andata ha detto che il processo è lento: ci vorrà ancora tempo per un posto duraturo in casa della Signora, per non deludere le ambizioni estive. Nei piani di Sarri, Rabiot dovrebbe essere il centrocamp­ista universale che combina un sinistro raffinato a un fisico da centurione, Ramsey sarebbe invece l’assaltator­e specializz­ato da scatenare sia alle spalle delle punte sia nelle terre di mezzo. Le doti in questione, finora, si sono viste solo a tratti, colpa del complesso equilibrio fisico del gallese e della lunga inattività da cui arrivava il francese. Negli ultimi tempi qualche segnale è, comunque, arrivato. Rabiot ha sfruttato l’occasione che gli ha dato la squalifica di Rodrigo Bentancur avventuran­dosi sul centrodest­ra; Ramsey nelle ultime due di campionato ha occupato la delicata posizione del trequartis­ta. Per entrambi pacche sulle spalle di Maurizio Sarri: «Hanno margini di crescita», ha detto il tecnico. Nell’attesa, a Torino ci si aspetta una crescita reale: il centrocamp­o, reparto con più incognite, ha bisogno di certezze. Quelle totalmente smarrite da Emre Can, lui sì ormai ridotto a fantasma.

Stesso destino

Aristocrat­ico, un po’ altezzoso il francese coi riccioli: lo chiamano “Duca” e, a vederlo in certe pose sinuose, sembrerebb­e uscito dalla corte del Re Sole; per gli amici il gallese è sempliceme­nte “Rambo” e, in questo caso, il pensiero vola al bambino rotolante nel fango sui campi di rugby. I parametri zero del 2019-20 sarebbero separati dai soprannomi: il mancino etereo, il destro bellicoso. Eppure il destino li ha uniti dall’estate: sono stati presi gratis (pagati “solo” gli oneri accessori: 1,4 per Adrien, 3,7 per Aaron) e hanno strappato ingaggi robusti (7 mi1 3 lioni netti a testa). In teoria, con loro la mediana avrebbe dovuto guadagnare in estetica, grinta e soprattutt­o gol. Invece, latitano le reti del centrocamp­o: solo Pjanic ha il piede caldo (3 centri) e, consideran­do tutto il resto della compagnia in mediana, si somma solo un golletto del gallese. I bianconeri hanno addirittur­a esultato di più con i difensori: sette volte. Lo scatto a cui sono chiamati entrambi passa anche da questo aspetto: urgono reti. Ramsey è un totem del Galles e a Euro 2020 sarà comunque leader, Rabiot ha invece un rapporto più complicato con la sua nazionale. Del tema ieri ha parlato Veronique, temuta mamma-agente di Adrien, che come sempre non si è morsa la lingua: «Il signor Le Graët (presidente della federcalci­o francese, ndr) è un bugiardo. Mio figlio non si è mai rifiutato di essere una riserva... Per il resto adesso gioca di più e sta imparando l’italiano, Torino è una bella città e penso che sia felice».

Il trio in mezzo

Enigma Emre

Il parametro zero della stagione prima, ‘18-19, ha invece avuto sorte più dura: Emre Can non ha giocato neanche un minuto in Coppa Italia e non ci poteva essere bocciatura più fragorosa. Fuori dalla lista Champions, il tedesco sperava di poter cambiare la stagione dopo il k.o. di Khedira: voleva tornare nel giro europeo, ma adesso pensa solo a partire. Fabio Paratici ha negato di volerlo mettere sul mercato per una plusvalenz­a, ma il tedesco ha chiesto tramite l’agente un confronto per decidere il futuro in tempi brevi: lo ha ammonito direttamen­te il c.t. Löw, continuand­o così addio Europeo.

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Aaron Ramsey, 29 anni, ex Arsenal 2 Adrien Rabiot, 24, ex Psg
Emre Can, 26, ex Liverpool
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