La Gazzetta dello Sport

L’Under 19 multietnic­a di Tongya e Greco: il futuro è ora

Figli di genitori africani, offrono il loro talento alla Nazionale, così come i loro genitori si sono integrati in Italia

- - CORRISPOND­ENTE DA MADRID f.m.r. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Michael Ntube, Caleb Memeh Okoli, Destiny Iyenoma Udogie, Manu Gyabuaa, Franco Tongya Heubang, Jean Freddi Greco. Sono nati, tra il 2001 e il 2002, a Ferrara, Vicenza, Verona, Parma, Torino e Andohatape­naka, sobborgo di Antananari­vo (Madagascar), perché Jean è stato adottato ed è arrivato a Roma a 3 anni. Sono figli di genitori africani, camerunesi, nigeriani, ghanesi, malgasci.

Gli stessi sogni

E giocano per l’Italia, difensori, centrocamp­isti, attaccanti, convocati tutti insieme nei 22 dell’Under 19 che Alberto Bollini ha portato in Spagna a preparare la fase élite dell’Europeo di fine marzo. Franco e

Destiny hanno già vestito l’azzurro nell’Europeo e nel Mondiale Under 17. Portano il loro talento alla nazionale, così come i loro genitori hanno portato all’Italia il proprio lavoro: sono immigrati, si sono fermati, hanno messo su famiglia. I loro figli sono andati a scuola a Roma, in Emilia, in Veneto, in Piemonte. Hanno cominciato a giocare a calcio all’oratorio o nelle squadrette del quartiere o del paese, e ora sono alla Juve, all’Inter, all’Atalanta, al Toro, al Verona. Si stanno affacciand­o in prima squadra, e sperano di farcela nel calcio, di ripagare i genitori per i tanti sacrifici. Esattament­e come i loro compagni di nazionale figli di italiani. Stessi sogni, stessa lingua, stessa maglia. Di diverso ci sono gli accenti e le squadre che tifano o dove giocano, come succede in ogni nazionale. Il colore della pelle nessuno lo vede.

Radici in Italia

Poi magari ci saranno delle scelte da fare. A Tongya quelli del Camerun è un po’ che fanno la corte: «Mi hanno cercato varie volte, gli ho sempre detto di no. Io voglio giocare con l’Italia e basta» dice. Con gli altri cinque dall’Africa non si è ancora fatto vivo nessuno, più avanti si vedrà. Dipenderà da tante cose, in primis dalle loro carriere. Però al momento per tutti c’è solo l’Italia, l’Africa è lontana: Destiny è stato in Nigeria solo una volta, quando aveva 2 anni, Franco è andato in Camerun 2 anni fa con i genitori, gli altri il Mediterran­eo non l’hanno mai passato. Jean vuole andare in Madagascar col fratello José, mezzofondi­sta delle Fiamme Gialle, ma per tutti le radici sono in Italia. Per Destiny, a Nogara, bassa veronese: il sindaco quest’estate gli ha dato un diploma perché è stato il primo cittadino del paese a fare un gol in maglia azzurra, con l’Under 17 vicecampio­ne d’Europa e arrivata fino ai quarti del Mondiale. Razzismo? «È successo a tutti noi – ha detto qualche tempo fa Franco alla Gazzetta Regionale – ma è sempre una minoranza. Tutti gli altri ci vogliono bene, come è giusto che sia».

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Azzurri Dietro da sin.: Okoli, Gyabuaa, Udogie, Ntube. Davanti: Tongya, Greco

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