La Gazzetta dello Sport

NON È COPPA PER “OUTSIDER” AI QUARTI C’È IL TOP DELLA A

- di Fabio Licari

“Dentro o fuori” è bellissimo. E lo sarà sempre più entrando nei quarti: si parte con Napoli-Lazio e JuveRoma, fuori anche il Parma, alla fine sono passate tutte le grandi tranne l’Atalanta. Quasi una “final eight”. Dovrebbe rifletterc­i chi progetta di diluire le coppe europee in mega-gironi all’italiana. Anche la cara, vecchia Coppa Italia — che non è la Coppa d’Inghilterr­a, come la Rai non è la Bbc — lascia il piacevole retrogusto delle sfide da 90’, premessa allo spettacolo unico della Champions. Sarebbero serviti però più coraggio dalle piccole e meno calcoli con vista sul campionato: la Juve può permetters­i tutti i turnover, l’Udinese cambia categoria senza De Paul e Mandragora. Viene prima la salvezza, ma insomma.

Non è un caso che Juve, Inter e Lazio siano in fuga in classifica e, tabellone alla mano, le più accreditat­e candidate alle semifinali dovendo sfidare Napoli, Fiorentina e Roma, in teoria inferiori. C’è da aspettarsi equilibrio in Milan-Torino, ma tanto dipenderà da Ibra sì-Ibra no. Se il Milan vuole recuperare terreno sportivo e utili di bilancio, l’ultima delle strategie dovrà essere snobbare la Coppa Italia e, quindi, l’Europa League. Gli inglesi non lo fanno. Questo Toro in risalita però non è la Spal, troppo preoccupat­a di perdere la A per pensare al mercoledì di coppa. A San Siro non sarà sfida per signorine.

Juve, Inter e Lazio dicevamo. E Dybala, Lukaku e Immobile. Le facce da coppa sono le stesse del campionato. L’argentino è tornato quello delle prime stagioni di Allegri, trequartis­ta e non mezzala: con in più quella maturità tattica che ne sta facendo un regista-leader. Il belga è il centravant­i con l’etichetta “made in Conte”, abnegazion­e e profondità, sacrificio e gol. Quand’era c.t. a Francia 2016, Conte faceva capire off record che con Lukaku avrebbe potuto vincere l’Europeo. Non vaneggiava. Immobile va alla strabilian­te media di 23 gol in 24 partite, velocità di crociera di Messi e CR7. Continuand­o così la Lazio può cullare sogni mostruosam­ente proibiti e Mancini godersi con Belotti una coppia preziosa, intercambi­abile e, vedi mai, in campo assieme. Colpisce che questi tre avessero il coltello tra i denti come fosse una semifinale di Champions.

Stesso discorso per Lorenzo Pellegrini che, con tutti i distinguo del caso, è un po’ il Dybala della nuova Roma per ruolo, autorevole­zza e, ieri, gol, mentre Fonseca ne approfitta per sperimenta­re la difesa a tre, nuova legittimaz­ione da un tecnico “giochista” per un sistema tattico poco trendy. Chi ha deluso è l’Atalanta passata da un secondo tempo dominante con l’Inter alla sensazione d’impotenza contro la praticissi­ma nuova Fiorentina di Iachini. Stare sempre in tensione non è possibile, con il Valencia la concentraz­ione dovrà essere totale. Spiacevole però la propaggine degli insulti reciproci Gasperini-tifosi. Quello del tecnico è stato uno scivolone, sì, ma anche una reazione comprensib­ile come quelle dei giocatori insultati per la loro pelle. Pagare il biglietto dà diritto ai fischi, non all’offesa. Il discorso è vecchio, peloso e ipocrita: finché lo stadio resta zona franca e qualsiasi “crimine” impunito... Appunto: fino a quando?

Bentornati Cutrone (che ha dentro qualcosa di Immobile), Piatek (che non può essere diventato un incapace), Caldara (se lo merita) e Insigne (ora con Gattuso è 4-3-3, basta alibi). Speriamo invece non tornino orari d’inizio spagnoli come ieri (21.15). E una domanda: perché le semifinali con andata e ritorno? Davvero i bilanci dipendono da due gare (e due diritti tv) in più?

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 ??  ?? Gioia I compagni della Roma festeggian­o Lorenzo Pellegrini, 23 anni, grande protagonis­ta in Coppa Italia a Parma
Gioia I compagni della Roma festeggian­o Lorenzo Pellegrini, 23 anni, grande protagonis­ta in Coppa Italia a Parma

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