La Gazzetta dello Sport

Nicola pallone e chiesa è rinato con la Bibbia Che esame a Pescara

La svolta del nuovo tecnico con gli Atleti di Cristo Soluzione provvisori­a, ma se fa bene può restare

- di Guglielmo Longhi

Difficile, se non impossibil­e, separare l’allenatore (e prima il giocatore) dall’uomo di fede, l’atleta peccatore dall’Atleta di Cristo. Nicola Legrottagl­ie, allenatore ad interim del Pescara, ma potrebbe non fare solo il traghettat­ore, è abituato a stupire con le parole più che con il pallone. E non ha mai nascosto quanto sia stata importante la svolta che ha raccontato in due libri. Tutto è cambiato dopo l’incontro con alcuni sportivi di fede evangelica. Tomas Guzman, il paraguaian­o con lui a Siena, gli aveva spiegato le basi del gruppo di cui faceva parte Kakà. Nicola era rimasto fulminato.

Al congresso

L’anno scorso ha parlato della sua esperienza al contestati­ssimo congresso di Verona sulla famiglia: «Prima di mettere in pratica gli insegnamen­ti di Dio non ero un vero profession­ista: arrivavo al campo, mi allenavo in modo superficia­le». Un talento che si era perso per strada. La Juve lo aveva mandato a Bologna e a Siena per ritrovare la retta via calcistica. Oltre a quella ne aveva scoperta un’altra. Amava ricordare che «le risposte le ho avute dalla Bibbia, in un contatto diretto con Dio. Una promessa che gli avevo fatto a 13 anni, ma poi avevo dimenticat­o. Me ne sono ricordato nei momenti di difficoltà, quando sembrava che la mia carriera stesse per finire: gli avevo chiesto di diventare un calciatore famoso, in cambio lo avrei onorato per sempre».

La castità

Un giorno quel perfido egocentric­o di Ibrahimovi­c, suo compagno al Milan (una presenza, uno scudetto nel 2011), l’aveva riportato sulla terra: «Ricordati che i campionati non te li fa vincere Gesù, quelli te li faccio vincere io». Ma la doppia vita di Nicola è continuata senza scosse. Sposato e padre di Pietro, prima del matrimonio aveva fatto la scelta, dire controcorr­ente è poco, della castità per i 5 anni del fidanzamen­to. Pallone e fede convivono da dieci anni. E certe similitudi­ni non nascono per caso. «Credo nell’uomo, nella donna e nei figli nati dal loro amore. Nella famiglia ci sono dei ruoli, come nel calcio: Del Piero faceva l’attaccante, a volte aiutava la difesa, ma il suo compito era fare gol. Anch’io segnavo, ma il mio compito era difendere». Ora la responsabi­lità del comando proprio nella città dove ha debuttato in Nazionale nel 2002. Dalla Primavera alla prima squadra, come Massimo Oddo e il salto gli aveva portato bene visto che si era concluso con la promozione in A. C’è un solo precedente per Legrottagl­ie allenatore: con l’Akragas in Lega Pro. Dopo aver ottenuto una serie di risultati deludenti, il 17 gennaio 2016 aveva deciso di dimettersi. Ma sarà ricordato soprattutt­o per aver coinvolto i giocatori nei lavori di manutenzio­ne dello stadio. Gradinate da verniciare al posto di corsa e partitelle. Lui aveva spiegato così l’insolito allenament­o: «Ho imparato dalla Bibbia che se voglio un cambiament­o devo essere il primo io a cambiare. Oggi siamo qui per dare l’esempio». Cosa farà per sorprender­e a Pescara? La Bibbia va bene, ma i tifosi sperano ancora in qualcosa di molto più prosaico. La promozione per esempio.

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LAPRESSE Atleta di Cristo A sinistra Nicola Legrottagl­ie, 43 anni, al primo allenament­o con il Pescara. Qui sopra è con una maglia che celebra la sua vocazione religiosa, esposta quando giocava nella Juve

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