«Senza il Giro U23 i nostri giovani non hanno futuro»
C.t. Cassani e la crescita dell’Italia verde L’ultima tappa con il doppio Mortirolo
«Per migliorarsi e crescere c’è un’unica strada: confrontarsi, su percorsi impegnativi, con i migliori del mondo. E il Giro d’Italia giovani Under 23 lo consente. È l’arena del domani». Davide Cassani, c.t. azzurro e coordinatore di tutte le Nazionali, parla sempre in maniera appassionata ma, se possibile, quando l’argomento è la sua «creatura» ingrana una ulteriore marcia in più.
Parterre
A Milano c’era tanta gente — compresi il direttore del Giro d’Italia dei grandi, Mauro Vegni, e l’iridato di Goodwood ‘82 Beppe Saronni — per la presentazione della 43a edizione (4-14 giugno), la quarta del nuovo corso ideato dal tecnico romagnolo e messo in pratica dalla Nuova Ciclistica Placci 2013 di Marco Selleri, in partnership con la Communication Clinic di Marco Pavarini. Da Urbino — omaggio al 500° della morte di Raffaello Sanzio — all’Aprica attraverso 5 regioni e 10 tappe, tra cui una spettacolare crono emiliana di 25 km sull’argine del Po nelle zone di Peppone e Don Camillo e il doppio Mortirolo — in diretta Rai — che deciderà i giochi per la maglia rosa firmata Enel (e per le altre 5 casacche distintive, tutte griffate Alé Cycling). Con una attenzione speciale per il tema della sicurezza su cui «non risparmieremo — afferma Cassani — perché deve essere alla base di ogni gara. Ne parleremo anche a tutti gli atleti in una riunione allargata prima dell’inizio». Novità regolamentare: solo squadre di club, 15 italiane (più una interregionale) e 13 straniere, tra le 40 (finora) richieste. Decisione entro il 15 febbraio. E che «l’arena di domani» non sia un vuoto slogan lo dimostra il passato recente: Sivakov, re 2017, è arrivato 9° al Giro 2019 in maglia Ineos; Vlasov e Ardila, i successori, sono pro’ con Astana e Uae-Emirates.
Prospettive
«Se l’Italia è cresciuta, è grazie a questa corsa che ha la stessa importanza, per la categoria, del Giro d’Italia o del Tour — tira le somme Cassani —. Se togli il Giro all’Italia, o il Tour alla Francia, il ciclismo muore... Nel 2019 abbiamo vinto il titolo mondiale con Battistella, quello europeo con Dainese, e Aleotti è arrivato 2° al Tour de l’Avenir. Se corro contro degli amatori, mai saprò quanto sono forte. Se invece affronto gente all’altezza, capisco a che punto sono. Avendo questo obiettivo in testa, le squadre si preparano apposta e hanno visibilità. Una vetrina dove farsi vedere e misurarsi. Il Giro dei giovani è indispensabile». Ed è anche un semaforo verde per il professionismo: «Sì, perché è una gara vera, dura, dove ci sono i più forti. Chi emerge ha dei numeri. Dainese, per esempio, aveva vinto una tappa due anni fa. In questa stagione avremo 10 squadre Continental, significa che i nostri team si sono aggiornati e siamo riusciti ad offrire un calendario all’altezza». Ma, detto che un fenomeno giovane in stile Evenepoel non ce l’abbiamo, chi sono i ragazzi italiani in rampa di lancio? «Aleotti (sarà alla CCC dal 2021, ndr) è un signor corridore e potrà lottare per vincere questo Giro. Covi ha dei numeri e sono curioso di vedere Colleoni. Quanto a Piccolo e Tiberi, sono al primo anno tra gli Under 23: lasciamogli il tempo di crescere».
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Guardate che cosa abbiamo fatto nel 2019 con Dainese, Battistella e Aleotti Davide Cassani 59 anni, c.t. azzurro dal 2014