PARIS SHOCK
Si rompe il crociato stagione finita «Tornerò più forte»
Svaniscono i sogni di conquistare la Coppa del mondo Dominik non potrà mettere gli sci per sei mesi
L’incidente mentre Domme si allenava in superG per Kitzbuehel: ha ceduto il legamento crociato anteriore destro «Lo sci interno ha preso troppa neve»
Il destino può essere maligno perfino con i giganti. Quello di Paris si cela subdolo dietro un’innocua porta di superG durante una mattinata di allenamenti a Kirchberg, a pochi chilometri da Kitzbuehel, il tempio della velocità di cui Domme è una delle divinità più venerate. Una scivolata, l’attrezzo che affonda nella neve e diventa la leva per una torsione tremenda. Il crac. E una diagnosi drammatica, dopo una visita e una risonanza magnetica in una clinica della località alpina austriaca: rottura del crociato anteriore del ginocchio destro e microfrattura della testa del perone.
Eroe coraggioso
Paris è rientrato subito a casa, la stagione è ovviamente finita e il campione mondiale in carica di superG avrà davanti almeno cinque mesi di riabilitazione prima di inforcare di nuovo gli sci. Chi lo ha sentito, chi gli è vicino in queste ore, per una volta si confronta con la fragilità improvvisa di un atleta che ha smesso i panni di eroe invincibile per scoprire quelli di uomo ferito. Eppure, anche nel momento più difficile della vita agonistica, Dominik concede ai suoi tifosi in ansia e a tutto l’ambiente dello sci la zampata del leone indomabile: «Purtroppo, mentre stavo scivolando, lo sci interno ha preso troppo la neve e il legamento si è rotto. Non c’è molto da aggiungere. Nei prossimi giorni valuteremo, insieme allo staff medico, il da farsi. Per chi fa il nostro sport, sono cose che succedono. So che dovrò operarmi, non ci sono alternative. Ma di certo non mi arrendo, supererò anche questa e tornerò più forte». In queste ore verrà visitato di nuovo per avere un quadro più preciso e completo della situazione, e poi deciderà a quale specialista rivolgersi per l’intervento chirurgico. In casi di questo genere, se non vengono rilevate altre lesioni e il decorso post-operatorio prosegue senza complicazioni, è ipotizzabile che possa tornare a mettere gli sci con gradualità all’inizio dell’estate per rientrare in gara con l’inizio della nuova stagione (a novembre) e ritrovare la condizione ideale per i Mondiali di Cortina 2021.
La stagione migliore
L’appuntamento medagliato sulle nevi di casa diventa così il motore delle nuove speranze, lo sprone per affrontare con forza moltiplicata le settimane lunghissime del recupero dall’infortunio. Un Paris risanato e vincente sulle piste iridate assesterebbe un sonoro schiaffone alla sorte maledetta che lo ha messo fuori causa nel pieno di una stagione personale favolosa, senza dubbio la migliore della carriera, e proprio alla vigilia delle gare che ama di più, quelle di Kitzbuehel.
Il messia della Streif
Sulla Streif era atteso come il messia, e non soltanto perché si sarebbe presentato da vincitore della discesa di un anno fa: le curve più leggendarie del circuito lo hanno già incoronato tre volte (e un’altra in superG), dunque l’obiettivo neanche troppo nascosto era addirittura l’aggancio a Klammer (quattro successi) per avvicinarsi al recordman Cuche, protagonista di un pokerissimo. Sarebbe stato pure l’abbrivio per raccogliere punti pesantis
simi sia nella classifica generale di Coppa (attualmente era quarto) sia in quella di discesa, dove il duello con Feuz (separati da 16 punti a favore dello svizzero) era uno degli highlight più luccicanti di questa annata maschile sul Circo Bianco. Del resto, passati i trent’anni (ne compirà 31 ad aprile), Dominik aveva trovato in questi mesi la continuità e la pulizia tecnica del fuoriclasse completo, capace di imporsi in tutte le condizioni di neve e su piste fin qui poco favorevoli alle sue caratteristiche, tanto da poter proporsi come serio contendente del trofeo di cristallo generale. È stato due volte secondo a Lake Louise, poi ha dominato la doppia discesa di Bormio, re incontrastato di una delle gare più complesse e affascinanti, diventando il terzo azzurro di sempre nella classifica dei plurivincitori di Coppa dietro Tomba e Thoeni. Appena cinque giorni fa, infine, aveva esorcizzato la Lauberhorn di Wengen che lo aveva sempre respinto, con un secondo posto di enorme valore proprio perché proiettato al fine settimana austriaco. Adesso, nei primi giorni che trascorrerà sul letto di dolore (in questo accompagnato virtualmente da Manfred Moelgg, che ha subito lo stesso infortunio ad Adelboden), dovrà affogare i dispiaceri del fato avverso nel calore della famiglia, la compagna Kristina e il piccolo Niko, e negli spartiti delle canzoni dei «Rise of Voltage», la band di heavy metal di cui è frontman. Davanti a lui, scorreranno gli esempi delle sorelle Fanchini e di Sofia Goggia, tornate più forti dopo aver maneggiato un assortito rosario di gravi infortuni. Perché i giganti possono piegarsi. Ma di certo non si spezzano.
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