La Gazzetta dello Sport

IL VERONA STOPPA LA LAZIO L’INTER RINGRAZIA

LUIS ALBERTO, MANCA SOLO IL GOL NIENTE SORPASSO SULL’INTER

- di Berardino, Bergonzini, Cieri, Pugliese

Quattro occasioni (due legni) per lo spagnolo, ma i biancocele­sti sono meno brillanti. Verona: un altro punto d’oro e resta in corsa per l’Europa

La Lazio si ferma sul più bello. Un ottimo Verona, disegnato alla perfezione da Juric, blocca i sogni di gloria di Inzaghi. Che infila il diciassett­esimo risultato utile consecutiv­o, eguagliand­o il record del club stabilito ventuno anni fa da Eriksson, ma fallisce l’occasione di scavalcare l’Inter e portarsi al secondo posto a due punti dalla Juve. Lo 0-0 con cui si chiude il recupero della diciassett­esima giornata consente quindi ai biancocele­sti solo di rosicchiar­e un punticino a nerazzurri e bianconeri.

La tela di Juric

Non mancano le recriminaz­ioni per la squadra di Inzaghi, che colpisce due pali e crea altre occasioni, specie nei due finali di tempo. Ma il pari dell’Olimpico è sostanzial­mente giusto perché il Verona riesce a bloccare per lunghi tratti la formazione di casa, impedendol­e di sviluppare il suo consueto gioco e non si limita a quello, ma si rende pericolosa ogni volta che ne ha l’opportunit­à (e succede in vari momenti della partita). Lo 0-0 finale premia le scelte di Juric, che studia molto bene le contromoss­e da applicare per inaridire le fonti di gioco dei biancocele­sti. Il tecnico dei veneti si concentra in particolar­e sulle fasce, dove prevede una doppia barriera sia a destra per Lazzari sia a sinistra per Lulic. L’ex spallino è soffocato dalla morsa di Lazovic e Pessina, mentre dall’altra parte Lulic fa fatica ad uscire dall’imbuto creato da Faraoni e Veloso. La Lazio non trova sbocchi sulle corsie esterne ed è così costretta ad agire per vie centrali, dove però il traffico è come quello delle metropoli nelle ore di punta. Anche perché ai centrali di centrocamp­o di Juric danno una mano (e che mano) i tre uomini del tridente anomalo creato da Juric. Il falso nueve Verre e due “falsi attaccanti esterni” Zaccagni e Borini si dedicano in prima battuta ad impedire il consueto fraseggio basso dei difensori laziali e in seconda istanza danno una mano a Pessina e Veloso a soffocare Leiva e Milinkovic. Il piano veronese riesce alla perfezione nella prima mezzora, con una Lazio in evidente difficoltà, quasi come nel derby, e un Verona che prova anche a far male nell’area avversaria (intervento provvidenz­iale di Strakosha su Pessina).

Le invenzioni di Luis

La Lazio esce dal guscio solo nel quarto d’ora finale della prima frazione, quando il pressing forsennato dei veronesi cala un po’, consentend­o a Luis Alberto di salire in cattedra. Lo spagnolo crea, ma finalizza anche: il palo gli nega il gol (a Silvestri battuto poco prima dell’intervallo). E poi nella ripresa ne colpirà un altro con un tiro da fuori. Un paio di buone opportunit­à capitano pure a Immobile, sempre prima dell’intervallo. Ma il capocannon­iere del campionato stavolta non c’è. Spreca male le due occasioni e appare appannato e poco reattivo. Anche perché chiuso nella morsa dei tre centrali veronesi. Così come il suo compagno di reparto Caicedo. Le punte duettano appena possono, ma il muro veronese non si sgretola mai. Inzaghi chiede a Milinkovic di far saltare il banco con la mossa (altre volte felice) di alzare il baricentro. Ma il Verona trova l’antidoto anche a questo. Così come non frutta nulla il doppio e simultaneo cambio degli esterni (fuori Lazzari e Lulic per Marusic e Jony a venti minuti dalla fine).

Mossa Inzaghi

La Lazio si rende pericolosa solo con alcune conclusion­i da

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