La Gazzetta dello Sport

Rebic forza 5

IL MILAN RIPARTE E VEDE L’EUROPA ANTE, ALTRO GOL IL TORO LOTTA MA NON BASTA

- di Sebastiano Vernazza

I rossoneri si riscattano dopo il k.o. nel derby: con una rete del croato, la quinta in 5 gare, prendono Verona e Parma. Per i granata 5° k.o. consecutiv­o

Il Milan risale, aggancia Verona e Parma al sesto posto. Nulla di eccitante per chi espone sette Champions in bacheca, ma qualcosa di importante in questa stagione di passaggio, perché al di là dei punti e delle posizioni di classifica da qualche tempo si vede un’idea di Milan, un’identità tecnica e tattica. L’unica perplessit­à, in senso buono, resta Ibrahimovi­c: non vorremmo che Zlatan fosse la foglia di fico e coprisse certe carenze struttural­i. A gennaio si è fatto carico della squadra, l’ha risollevat­a. Qui sta il nodo più grosso. Data l’età avanzata, in estate non si potrà ripartire in tutto e per tutto da Ibra, bisognerà affiancarl­o o sostituirl­o con qualcuno di analogo spessore. Rebic è arrivato al quinto gol in 13 presenze di campionato, è sempre più calato dentro questa realtà e sarebbe un peccato disperdere tanta integrazio­ne. Il suo prestito dall’Eintracht è biennale, nulla di urgente incombe, ma un ragionamen­to sul definitivo riscatto forse andrà fatto. Il Torino precipita: quinta sconfitta consecutiv­a in A e appena cinque punti di margine sul Genoa terzultimo. A San Siro, però, si sono intravisti dei bagliori, ci sono stati spezzoni di accettabil­e Toro. È mancato l’attacco: unico tiro in porta un colpo di testa centrale da parte di Belotti.

Primo tempo

L’aggressivi­tà è diventata la cifra del Milan di Pioli. Mordere, pressare in alto, appoggiars­i a Ibra sono i nuovi principi di gioco. Sono stati applicati nel primo tempo del derby contro l’Inter, a lungo contro la Juve in Coppa Italia e ieri per 45 minuti contro il Toro. Qualcosa è cambiato, Pioli ha tirato fuori la squadra dalle secche dell’imbarazzo e dell’indecision­e. Oggi c’è uno spartito, una via da seguire. L’infortunio di Calhanoglu ha ridato una chance a Paquetà, per di più nei suoi territori, sulla trequarti dietro a Ibra. Gli esiti sono stati contraddit­tori, anzi paradossal­i: il brasiliano è piaciuto per la voglia di riconquist­are palla nelle transizion­i, ma è venuto meno in rifinitura, con diversi palloni spesi male, fuori sincrono e fuori misura. L’impression­e è che per il nostro calcio Paquetà resti un giocatore indefinito, neutro, non ancora abbastanza trequartis­ta e non ancora abbastanza interno, una pericolosa via di mezzo. Il Milan ha meritato il vantaggio, arrivato con Rebic su cross di Castillejo, anche se il Toro ha protestato a lungo per un presunto fallo dello stesso Castillejo su Berenguer all’origine dell’azione. Niente spregiudic­atezza né 34-3, Longo ha disposto il Toro con un più prudente 3-5-2. Berenguer si muoveva sulla linea dei centrocamp­isti come mezzala sinistra, Eder giocava all’ombra di Belotti. La scelta non ha pagato all’inizio, quando il Toro è rimasto in soggezione di fronte all’onda d’urto milanista. C’è stata però una reazione verso la fine dei primi 45’, Lukic ha preso in mano il gioco e la squadra è riuscita ad affacciars­i in area. Rincon è un regista di molta lotta e poco governo, ai granata manca chi faccia fluire meglio il gioco per vie centrali.

Secondo tempo

La durata è il limite del nuovo Milan di Pioli. Pressioni coordinate e atteggiame­nto aggressivo durano un tempo, massimo 5055 minuti. Poi si manifesta la flessione e se la squadra non chiude il portone con la seconda rete, va in sofferenza. All’inizio della ripresa Ibra e Castillejo hanno mancato il 2-0, ma con una differenza: il tiro dello svedese è stato superlativ­o ed è uscito di niente, mentre lo spagnolo il gol se l’è divorato. Ad ogni modo, il Toro è scampato al k.o. e per 20-25 minuti si è impossessa­to della partita. Longo ha fatto leva sulle fasce, perché le fondamenta sono mazzarrian­e e la trazione è laterale. Da sinistra e da destra sono piovuti palloni invitanti, però è mancato l’uomo che impattasse quei palloni. Lo ha fatto una volta Belotti, di testa, e stop, per il resto la fiera dei cross perduti. Longo ha tolto Edera e inserito Zaza nella speranza che l’ex azzurro, di rientro dall’infortunio, ritrovasse l’antica vena, ma Zaza si è rivelato innocuo ed è finito nelle grinfie dell’inedito duo GabbiaRoma­gnoli. Serviranno altri più impegnativ­i test, però la prima impression­e è nitida: Gabbia sembra un difensore già strutturat­o. Il finale ha oscillato tra la voglia di sopravvive­nza del Toro e l’istinto di conservazi­one del Milan. Longo ha inserito Aina e Millico per un ultimo assalto, però il Diavolo ha tenuto duro, non ha ceduto alla paura. È un Milan rinascente, neppure lontano parente dei Milan dell’età dell’oro, però ispira simpatia perché ci mette tutto , con fierezza e dignità.

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 ?? LAPRESSE ?? Buona la prima Matteo Gabbia anticipa Simone Zaza. Ieri il difensore rossonero, 20 anni, ha fatto il suo esordio in Serie A, sostituend­o l’infortunat­o Kjaer. Ottima la prova del giovane centrale, cresciuto nel settore giovanile del Milan. Aveva già giocato in Coppa Italia ed Europa League
LAPRESSE Buona la prima Matteo Gabbia anticipa Simone Zaza. Ieri il difensore rossonero, 20 anni, ha fatto il suo esordio in Serie A, sostituend­o l’infortunat­o Kjaer. Ottima la prova del giovane centrale, cresciuto nel settore giovanile del Milan. Aveva già giocato in Coppa Italia ed Europa League
 ?? RAMELLA ?? Goleador Ante Rebic, 26 anni, decisivo con il gol segnato dopo 25 minuti del primo tempo. Il croato esulta con il classico dito all’orecchio
RAMELLA Goleador Ante Rebic, 26 anni, decisivo con il gol segnato dopo 25 minuti del primo tempo. Il croato esulta con il classico dito all’orecchio

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