La Gazzetta dello Sport

Scatta dalla mediana per firmare i gol che lasciano il segno

- di Nicola Berardino

a Lazio a un punto della vetta della classifica è nata da un gol di Sergej Milinkovic. Non quello che domenica sera ha schiantato l’Inter per saltare alle spalle della Juventus. Senza il colpo di testa con cui il tuttocampi­sta serbo schiodò il 15 maggio scorso la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, ci sarebbe stata tutta un’altra storia per la Lazio. Al 37’ della ripresa, quattro minuti dopo esser subentrato a Luis Alberto, il serbo, partito dalla panchina perché reduce da guai muscolari, volò per incornare l’1-0 (poi raddoppiò Correa). Quella sera la Lazio alzò al cielo la Coppa Italia che fece passare in secondo piano l’ottavo posto in campionato e riaprì la porta per l’Europa League. Senza quel trofeo il futuro prossimo tra la Lazio e Simone Inzaghi sarebbe diventato a rischio. Il mancato salto in Champions pesò meno con un’altra coppa in bacheca.

Non solo goleador

Il gol del sorpasso nella sfida con l’Inter ha ricalcato fedelmente un altro 2-1 siglato da Milinkovic: quello inferto, nella stessa porta dell’Olimpico, alla Juventus il 7 dicembre scorso (poi il tris di Caicedo). Un colpo di magia per dare alla squadra il salto di qualità da big. Una nuova dimensione che si è rivelata decisiva due settimane dopo a Riad per affrontare di nuovo i bianconeri di Sarri senza abbassare lo sguardo nelle fasi più difficili: anzi il 3-1 che il 22 dicembre ha regalato alla Lazio la Supercoppa è partito da un pallone per il gol del vantaggio di Luis Alberto, appoggiato proprio da Milinkovic, spintosi in area come una torre aggiunta.

Nuova dimensione

Il suo rendimento al top contro l’Inter scaturisce pure da una maturazion­e tattica. L’incursore a ridosso della prima linea che mandò in tilt anche con due gol la Roma di Spalletti nelle semifinali di Coppa Italia del 2017 si è evoluto con compiti da mediano. Nel modulo «fantasia» adottato da Inzaghi dalla passata stagione, il serbo si è affinato nelle funzioni di copertura. Che in questa stagione sono cresciute per blindare la difesa. Ma il suo talento non è entrato in alcun baratto tattico: i tocchi di classe e le giocate d’artista risplendon­o sempre. Mercoledì scorso, in allenament­o aveva segnato con una parabola incredibil­e, da un campo all’altro. Il video su Instagram conteneva pure la voce di Inzaghi che lo avvisava: «Sergio, ti è venuto una volta..». Ma Milinkovic spiegava via social: «Nuova missione del Sergente è quella di fare gol impossibil­i». Da quelle parole invece è diventata possibile la sua rete all’Inter, già castigata nel marzo scorso con l’incornata che diede la vittoria alla Lazio in campionato.

La carica del Sergente

Nello spogliatoi­o Sergej ha assunto un ruolo quasi militaresc­o. Con i gradi da «sergente» dà la carica alla squadra prima delle partite. Anche in questa direzione si è realizzata una crescita ben evidente. La personalit­à sta maturando in parallelo con le qualità sprigionat­e dal suo talento in campo. Il 27 febbraio compirà 25 anni nella sua quinta stagione in Italia. Il pilastro della squadra sente di essere ormai un riferiment­o per i compagni non solo nelle trame di gioco. Ieri, di buon mattino, il centrocamp­ista biancocele­ste ha indossato i panni di un soldato pretoriano attraverso un fotomontag­gio per rilanciare il suo messaggio via social. «Affrontate settimana con la carica con cui il Sergente affronta la partita». Un assist anche ai tifosi nella propria quotidiani­tà. Sergej Milinkovic a tutto campo. E giocare con lui al proprio fianco può far sembrare più facile pure la vita di tutti i giorni. Soprattutt­o inseguendo lo scudetto.

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