Inserimento lento
All’Inter serve Eriksen Conte lo vuole solo al top
Il tecnico non fa sconti: prima deve essere “dentro” alla squadra. Apprendistato “soft” in Europa League
Tenerlo umile non è mai stato un problema. «Ottimo ragazzo», lo ha definito Conte, e tutti i suoi precedenti “datori di lavoro” hanno inviato referenze entusiastiche a livello di comportamento e capacità di fare squadra. A Christian Eriksen non serve un bagno di umiltà, ma ne avrà comunque un altro, giovedì: lui che qualche mese fa giocava la finale di Champions riparte in Europa da Razgrad, Bulgaria, contro il Ludogorets. Del resto questo è l’inizio di una nuova avventura, e non si può certo partire dai vertici: bisogna salire, piano piano, per godersi le conquiste. Potremmo dire che Antonio Conte sta prendendo molto a cuore questo programma. In realtà i motivi dell’inserimento lento del danese sono altri, e il tecnico le ribadisce a ogni occasione, tentando di mascherare un fastidio crescente per le pressioni del fronte “Christian subito”. È numeroso fra i tifosi, il fronte. Non sono poche, le pressioni. E ovviamente aumentano in corrispondenza dei risultati negativi: l’Inter ne ha piazzati due, con il rinforzo invernale ancora limitato a spezzoni.
Dentro subito
Partiamo dalle basi: Eriksen è un giocatore dell’Inter da 22 giorni. Tutto sommato, ne sono passati ancora pochi da quel 27 gennaio. Eriksen è arrivato per aumentare le scelte, la qualità e l’esperienza internazionale dell’Inter. Lo ha voluto la società e lo ha voluto Conte che (come praticamente chiunque) lo considera un upgrade rispetto al centrocampo pre-mercato. Il danese è arrivato in giorni in cui la squadra viveva una vera e propria emergenza, a centrocampo e non solo. In mezzo contro la Fiorentina erano disponibili solo Vecino e Barella, a Udine si era aggiunto Brozovic (ma non pronto a giocare i 90’). La cosa ha obbligato il tecnico ad accelerarne l’inserimento. Ventiquattro minuti in Coppa, titolare a Udine: «Non l’avevo mai fatto in carriera», dirà poi Conte. Chiusa l’emergenza, si è tornati a una gestione “normale” da parte dello staff tecnico.
Perché non gioca
“Normale”, per Antonio Conte, vuol dire maniacalmente attenta: agli equilibri, alla psicologia del gruppo, agli standard altissimi che richiede ai suoi giocatori. E così Eriksen, nonostante il suo curriculum, nonostante non fosse inattivo da tempo, nonostante le grandi aspettative e possibilità, torna in panchina. Il tecnico non lo considera pronto a livello fisico, perché reputa il lavoro che la sua squadra fa con Pintus differente da ogni altro tipo di preparazione, e soprattutto ha bisogno di tempo per inserirlo nell’idea, nel progetto. Su tutto influiscono le caratteristiche del giocatore: se Vidal era “pronto all’uso”, per Christian serve un adattamento. Per giocare da mezzala deve assimilare nuovi movimenti e nuove posizioni, per piazzarlo trequartista è la squadra a dove apprendere un nuovo spartito. Cosa che Antonio non considera né facile né scontata: «Possiamo lavorare solo su un paio di moduli in una stagione». Risultato: panchina. Non si fanno eccezioni, anche per salvaguardare quel concetto del “gruppo prima di tutto”. Si spiega così anche la puntualizzazione del post—Lazio: «Siamo arrivati fino a qui senza Eriksen, non si può pensare che un giocatore cambi una squadra».
Verso Torino
Già, però qualcuno o qualcosa adesso deve cambiarla: dopo i pareggi di gennaio non è bastata la scossa del derby. Le due sconfitte hanno mostrato un parziale inceppamento del motore: se hai un carburante come Eriksen è il momento di usarlo. L’Europa League è l’ambiente giusto per prendere confidenza a rischio ridotto, la Samp domenica può diventare un ulteriore test aumentando i “giri”. Poi arriverà il ritorno col Ludogorets prima della Juve: allo Stadium, 34 giorni dopo il suo arrivo, Eriksen dovrà essere stato “assorbito” dalla creatura interista. Rendendola più forte, facendole salire quel gradino per cui è stato acquistato.
Cosa gli manca
Non solo la miglior forma fisica, ma anche i giusti movimenti
Cosa può dare
La squadra ha bisogno di una nuova “scintilla” in vista della Juve