La Gazzetta dello Sport

L’importanza di Chiellini nel futuro della Juventus

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«Un capitano, c’è solo un capitano». È bastato un attimo, il tempo di vedere Giorgio Chiellini alzarsi dalla panchina ed è partito il coro di tutto lo Stadium. Un coro riservato soltanto ai grandi, come Del Piero, che poi si è trasformat­o in un boato quando il difensore è rientrato in campo, dopo quasi sei mesi, ricevendo la fascia da Bonucci. Il numero 3 riapparso al minuto 33 del secondo tempo sembra un messaggio del destino, prima tappa del suo definitivo recupero atteso con ansia da tutti, a cominciare da Sarri e Mancini. È vero che la

Juventus ha acquistato il capitano dell’Ajax De Ligt e nell’organico c’è sempre l’eterna promessa Rugani, ma Chiellini è Chiellini anche oggi che ha 35 anni. E mai come in questa stagione si sono resi conto tutti della sua importanza, non soltanto come leader più o meno silenzioso, ma come difensore nel vero senso della parola. Perché è inutile avere Cristiano Ronaldo, con il quale si parte sempre da 1-0 come ripete Ancelotti dai tempi in cui vinsero la Decima nel Real Madrid, se dietro non c’è chi sa proteggere il vantaggio. L’esempio più clamoroso, e doloroso, risale a poco meno di anno fa quando la Juventus si portò sull’1-0 a Torino contro l’Ajax grazie a Ronaldo appunto, ma poi fu ribaltata dalle reti di De Beek e De Ligt, nella sera in cui mancava Chiellini. Non a caso, senza il suo numero 3, la Juventus quest’anno non ha più la migliore difesa, come negli ultimi otto campionati vinti. E infatti Lippi ha sempre spiegato le difficoltà bianconere con l’infortunio di Chiellini, che proprio lui lanciò in Nazionale quando aveva soltanto 20 anni e giocava nella Fiorentina, allora sulla fascia come terzino sinistro. Da esterno a centrale, da gregario a capitano, Chiellini si è laureato in campo e fuori, dimostrand­o sempre un raro attaccamen­to alla maglia. Per questo c’era anche lui a Berlino alla finale mondiale del 2006 e il giorno dopo si imbarcò come un tifoso qualsiasi su un volo per l’Italia, felice di avere assistito dalla tribuna, e non da casa, al trionfo dei suoi primi compagni di Nazionale. Nel suo curriculum, anche se ci sono 103 partite in azzurro, oltre al Mondiale manca anche la Champions e questo è il primo obiettivo che stimola la sua ripresa, cui seguirà l’Europeo. Adesso, però, come ha saggiament­e detto lui, «incomincia la parte difficile» perché non si può pretendere che sia subito al top e quindi il primo avversario da fermare sarà la voglia di tornare dal primo minuto, per non compromett­ere una ripresa

completa. E allora bentornato Chiellini, ma niente fretta perché la calma è la virtù dei forti. E in Italia non c’è un difensore più forte di GC3.

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Leader Giorgio Chiellini, 35 anni, è tornato in campo dopo quasi sei mesi

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