Lui come me
BUBKA A DUPLANTIS «RECORD INFINITI IN OGNI CENTIMETRO C’È IL NOSTRO DESTINO»
Lo zar e il suo erede: «Mondo è stato programmato sin da bimbo. La gente la fa facile, ma migliorarsi anche di poco è difficile. Il mio salto dell’oro mondiale ‘97 valeva 6.40»
Sembra passato un secolo dai giorni in cui, anche lui ventenne, iniziò a stupire il mondo. Sergey Bubka adesso ha i capelli grigi pettinati all’indietro, il viso lievemente rubizzo, ma gli occhi ancora vivissimi. Ti guarda fisso mentre parla, lo sguardo duro. Il suo inglese meccanico, per farsi capire bene, si scioglie con i minuti, quando salta fuori tutta la passione per una specialità cui ha dedicato la vita intera. Non dev’essere facile, per chi ha fatto la storia, parlare di chi la sta riscrivendo. Eppure Bubka, a Berlino con la Fondazione Laureus di cui è una delle anime storiche, per Armand Duplantis, il nuovo detentore del record del mondo di salto con l’asta, ha solo parole di incoraggiamento e stima. E di stupore, verso chi non aveva ancora capito: «Vi sorprende quello che sta succedendo? Ma come può essere una sorpresa? Mondo ha vent’anni, ma ha iniziato a saltare che ne aveva quattro. E intanto che diventava grande migliorava ogni volta il record per la sua età. Ho gareggiato contro suo padre Greg, conosco la famiglia, la madre. L’hanno educato e guidato con passione, l’hanno formato pian piano, si sono concentrati su di lui, hanno studiato il modo migliore per farlo crescere. Credo sia molto bello per lo sport imbattersi in una storia come questa, di un campione così giovane, pieno di talento, che i bambini e i ragazzi possono guardare come fonte di ispirazione».
3Armand è al centro dell’attenzione, ma ha solo vent’anni e adesso arriverà l’obbligo di vincere, soprattutto ai Giochi di Tokyo. Potrà continuare così oppure è destinato a sentirà la pressione?
«Io non sono Dio e nemmeno un mago, non ho idea di cosa possa succedere domani o dopodomani, come si svilupperà la sua carriera. Molto dipenderà lui, da come si allenerà, dalla motivazione che deve rimanere alta e ovviamente dalla salute.
Ma il suo potenziale è enorme, così come il suo talento. Deve continuare a crescere».
3Cosa può fargli trovare continuamente grandi stimoli?
«Gli avversari. Spero che Mondo abbia sempre buoni rivali, perché questo ti fa alzare il livello della prestazione. Augurarsi di non incontrarne non ha senso. Io mi caricavo pensando a chi mi voleva battere, se hai paura del confronto allora puoi stare a casa sul divano».
3Che differenze ci sono tra voi, tra i vostri modi di saltare?
«Non si possono paragonare, non si può fare un confronto. Ogni atleta ha una sua personalità, un suo modo di esprimersi. In più non ho seguito così bene, così in dettaglio, le sue imprese. Devo analizzare meglio i particolari del suo salto. Ma siamo tutti diversi, abbiamo origini diverse, caratteristiche diverse, allenatori diversi».
3Secondo Giuseppe Gibilisco, che è stato il nostro più grande astista...
Ci interrompe. «Lo sapete chi ha fatto diventare grande Gibilisco, vero? Il mio maestro, Vitaly Petrov», dice quasi con aria di sfida.
...Gibilisco, dicevamo, sostiene che il modo di saltare di Duplantis nel tempo potrebbe creargli problemi alla schiena.
«Perché guardiamo a qualcosa di negativo? Non è il caso. Armand è un campione giovane, di grande personalità, dedicato totalmente a questo sport, che sta producendo imprese super. Non è il momento di fare troppe analisi. Anzi, l’unica è non farne proprio e provare invece a saltare come lui. Punto».
3In una settimana Mondo ha migliorato in due occasioni il record del mondo, un centimetro alla volta, un po’ come faceva lei.
«La gente la fa facile, sembra quasi che io lo decidessi apposta. In realtà migliorare, anche di un solo centimetro, è difficilissimo. Se fai 6 metri e poi fai 6.01, sono comunque due volte in cui devi superare i 6 metri. Sono molto soddisfatto di ciò che ho combinato nello sport. Ho battuto la prima volta il record mondiale con un salto a 5.85 e mi sono ritirato con l’ultimo portato a 6.15. Sufficiente, no? A me sembra abbastanza ed è davvero incredibile ripensarci. Volevo lasciare arrivando a 6.20, non ci sono riuscito. Ma siamo ancora così lontani dal limite. Eppure più alto ci sono andato. Molto tempo dopo la mia vittoria ai Mondiali di Tokyo nel 1991 con 5.95, una analisi della tv giapponese mostrò come quel salto poteva essere di 6.37. E il 6.01 con cui ho conquistato l’oro iridato di Atene
Ha potenziale e talento enorme, deve continuare a crescere
Sergey Bubka
Su Mondo Duplantis
nel 1997 è altrettanto scioccante: se si guarda alla ripresa laterale e su internet si trova, la differenza tra me e l’asticella è così elevata che hanno calcolato fosse un salto da 6.40. Fa impressione ancora adesso. Dunque si può arrivare a livelli non immaginabili. E non si mettono in conto le volte in cui, in una carriera lunga come la mia, mi sono presentato in gara prontissimo per battere un record, ma le condizioni non erano favorevoli o si rivelavano difficili: la pista, il vento, la temperatura. Una gara indoor, per dire, è più stabile: di sicuro non c’è vento, che può disturbare».
3Ha conosciuto Armand? Vi è capitato di parlare?
«L’ho incontrato qualche volta, l’ho visto ai Mondiali di Doha dell’anno scorso insieme alla sua famiglia, ma non posso dire di conoscerlo bene. Ricevo sue notizia da amici. E soprattutto dal titolare dell’azienda che produce le sue aste e produceva anche le mie, cui sono legato dal 1985. E lui mi racconta sempre di quanto sia bravo come ragazzo e della sua bella famiglia. Abbiamo davvero bisogno di eroi sportivi del genere».
3Perché la scuola russa, o exsovietica se vogliamo, che una volta dominava nel salto con l’asta, non riesce più a stare al passo con chi vince oggi?
«Perché è cambiato il sistema. Allora, più di trent’anni fa, c’erano maggiori difficoltà, ma esistevano anche molte società in cui potevi fare sport gratuitamente. Acquistavano il materiale, nel nostro caso le aste e tutto il resto e un ragazzo di talento poteva iniziare una carriera anche se non aveva soldi. Adesso devi comprare ogni cosa e i genitori, che prima di tutto pensano a campare e far campare i figli, non possono permettersi certe spese. Alcuni Paesi adesso faticano. Quando ho creato la mia scuola a Donetsk (la Sergey Bubka Sports Club, ndr) e ho investito soldi nella struttura e in attrezzatura, abbiamo portato atleti a ottenere buoni risultati e vincere medaglie olimpiche. Adesso siamo spariti. Lo sport è molto veloce nel cambiare, non ti aspetta. E tu raccogli ciò che hai seminato».
In futuro, per avere stimoli, spero abbia sempre buoni rivali
Sergey Bubka sul cammino del suo erede