La Gazzetta dello Sport

Ciccone leader dei giovani d’oro Finalmente si può ripartire

Dopo Laigueglia ha un’altra dimensione. Dai 25 anni di Giulio ai 18 di Tiberi: parlano Basso e c.t. Cassani

- di Luca Gialanella

Quella maglia azzurra di Giulio Ciccone che esce dall’ultima curva del Trofeo Laigueglia con il sorriso è davvero una pagina nuova che si apre sulla nuova stagione del ciclismo italiano. L’abruzzese, 25 anni, centra la vittoria alla prima gara del 2020 e la maglia è un simbolo che lo porta in una dimensione diversa. Non tanto per il valore della corsa, ma per la qualità che Ciccone esprime. Giulio sale di un altro gradino dopo le fiammate del 2019, la tappa del Mortirolo e la maglia di miglior scalatore al Giro, più i due giorni in maglia gialla. Avere poi Vincenzo Nibali in squadra, nella Trek-Segafredo, anzi dividere la stanza proprio con il siciliano, è un Master che mai nessuno potrà sostituire. Il siciliano ha dieci anni di più,

è inarrivabi­le: la generazion­eCiccone è invece quella su cui l’Italia dovrà investire nei prossimi anni. Giulio diventa il leader di quella banda di una ventina di corridori talentuosi, dai 18 anni di Antonio Tiberi (iridato crono jr) ai 23 di Filippo Ganna (3 Mondiali dell’inseguimen­to in pista e il bronzo al Mondiale crono), spina dorsale del futuro azzurro.

La base funziona

Dice il c.t. Davide Cassani: «L’Italia è l’unica nazione che può vantare sette corridori Under 23 nelle squadre WorldTour, e poi ci sono 11 nostri ragazzi nei primi cento più giovani del massimo circuito mondiale. Significa che il movimento è in salute e che si sta lavorando bene. C’è una base che funziona, che le squadre

e i vivai ci seguono. A Montichiar­i, con i tecnici Amadori e De Candido, abbiamo fatto uno screening di 67 tra Under 23 e juniores». Ci sono Battistell­a, campione del mondo Under 23, e Dainese, che ha vinto l’Europeo; Aleotti, 2° al Tour de l’Avenir; velocisti come Gazzoli, uomini da classiche come Bagioli, cronomen alla Affini. È vero che non abbiamo più dal 2016 una squadra-top e solo tre Profession­al, ma ben 55 corridori WorldTour, secondo posto alle spalle della Francia.

Le cifre Nessun’altra nazione ha sette Under 23 nel WorldTour

Scuola Continenta­l

Soprattutt­o, spiccano tanti ragazzi tra i 18 e i 20 anni, che corrono in formazioni Continenta­l di altissimo livello come Colpack-Ballan, Cycling Team Friuli e la Kometa-Xstra di Basso e Contador. Fanno attività con la categoria superiore Profession­al, non con i dilettanti. Spiega Basso: «Il talento ha il proprio tempo. Quei ragazzi sono davvero i migliori giovani che abbiamo, però non sono tutti uguali, bisogna fare molta attenzione a rispettare la crescita naturale. Prendiamo proprio Ciccone: è un buonissimo esempio di chi si è costruito nel tempo, ha avuto una crescita graduale, ha fatto le corse giuste, e ha imparato a vincere. Sì, si può allenare anche il vincere». Cassani dice: «La scelta di andare subito nel WorldTour

non è sempre giusta. Se il ragazzo non è pronto, fa il tappabuchi e rischia il posto. Ciccone era esile, faceva fatica nei primi anni: ha trovato un ambiente ideale nella Bardiani di Reverberi». Basso è uno dei migliori conoscitor­i del mondo giovanile: «Giro le società, parlo, vedo. E se abbiamo questi ragazzi, il merito è di quei presidenti che mettono soldi di tasca propria per far correre centinaia di giovani, invece di comprarsi la barca. Sono contenti di farlo. Ho visto anche esagerazio­ni, come giovanissi­mi fare i rulli ed esordienti con i valori delle salite/forza resistenza sul manubrio. Esempi da rifiutare, e per fortuna solo casi limite».

Ciccone è il simbolo della crescita intelligen­te Ha atteso e non ha mai fatto il tappabuchi

Se lo guardi negli occhi e gli dici la verità per il suo bene, il giovane ti rispetterà sempre. Va aiutato Big Ivan Basso

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C.t. Cassani

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