La Gazzetta dello Sport

C’È SOLO UN MILAN

L’a.d. rossonero ricompatta il club «Io, Boban e Maldini abbiamo gli stessi obiettivi: la nostra squadra appartiene ai tifosi. Abbiamo fiducia in Pioli, nessun accordo con Rangnick»

- di Andrea Di Caro

L’a.d. tra presente e futuro «In società c’è confronto, mai scontro. Il progetto di Elliott? Un Milan da vertice, sano, con talenti e giocatori esperti. Ma serve uno stadio»

Non parla spesso, ma sa quando è necessario farlo. Ivan Gazidis a.d. del Milan dal 5 dicembre 2018, aspettò sei mesi - il 29 maggio scorso - per presentars­i ai suoi tifosi e spiegare alla Gazzetta dello Sport il progetto Milan nella sua prima e fino a ieri unica intervista italiana. A distanza di nove mesi, pensiero, filosofia e linee guida non sono cambiate, ma ha sentito nuovamente il bisogno di fare chiarezza, ri-spiegare come vuole far tornare in alto il club, quali sono i progetti tecnici e societari, i rapporti interni, le necessità struttural­i per crescere, gli obiettivi da raggiunger­e, i paletti da rispettare. L’occasione è rappresent­ata dai rumors di mercato sul possibile arrivo la prossima stagione di un allenatore-d.s., il tedesco Rangnick. Voci, smentite da Gazidis, che hanno scosso un po’ l’ambiente e riaperto il dibattito su chi decide nel Milan visto che i responsabi­li dell’area tecnica Boban e

Maldini non consideran­o il tedesco un eventuale profilo giusto. Da qui le conclusion­i: Milan a due facce, Milan con due filosofie, Milan spaccato. Scenari che Gazidis rifiuta seccamente. «Il Milan è uno solo e con un obiettivo comune» ripete come un mantra durante tutto l'incontro in Gazzetta spiegando con calma, serenità e convinzion­e la visione del club. E’ difficile uscire da una lunga chiacchier­ata con lui senza ammettere che la strategia di medio periodo sia sana, giusta, corretta. Se non fosse che viene proposta nel calcio italiano, il più impaziente che esista. E per di più in uno dei club più titolati al mondo sebbene, come spiegò a fine maggio, «Elliott ha salvato il Milan da una situazione complicati­ssima, ora c'è tanto da fare, basta guardare al passato». Però, quando si parla di grandi club, i piani di risalita che non hanno una scadenza sono più faticosi da accettare per i tifosi. «A volte verrebbe voglia di prendere scorciatoi­e e scelte per l'immediato», ammette Gazidis. Ma non è stato messo lì per questo. Se il Milan in un paio di anni potrà competere per lo scudetto o quanto ci vorrà per essere tra i grandi d'Europa, lui non può dirlo. La sua onestà e la chiarezza verso i tifosi lo portano a spiegare qual è il percorso, ma non a prevedere quanto tempo ci vorrà a percorrerl­o. «Ho lo stesso sogno dei tifosi del Milan...», giura. «Ma per realizzarl­o - ripete - servono impegno, lavoro e pazienza».

3Gazidis, finalmente...

«Lo so, non parlo spesso. Preferisco farlo solo quando è necessario e non in base a una vittoria o a una sconfitta».

3Andiamo subito al dunque: è vero che ci sono due anime nel Milan?

«Non è vero, non è vero, non è vero (lo ripete tre volte, ndr). C'è una sola visione comune: avere un Milan moderno, che competa al vertice del calcio italiano e europeo, che giochi in futuro nel più grande stadio del mondo, con una chiara filosofia calcistica per ottenere i successi sul campo».

3L’obiettivo è lo stesso, modi e tempi per arrivarci possono essere diversi...

«Il Milan è uno dei più grandi club di calcio, ma tutti sanno che gli anni passati sono stati difficili. Le perdite enormi. Da quando Elliott è subentrato siamo una delle società che più ha investito al mondo. Ma attenzione: esiste il Financial Fair Play che, specie in questi giorni, stiamo vedendo che è una cosa seria. I confini entro cui agire sono chiari. Il nostro obiettivo sul versante sportivo è quello di far crescere la squadra, ma con un bilancio in linea col FFP. Non vogliamo mai più subire una esclusione dalle coppe. Le sfide che dobbiamo affrontare per tornare in alto sono molteplici, sappiamo di dover fare un passo alla volta, anche con degli inevitabil­i errori lungo il cammino. Nessun sogno è impossibil­e, ma tutti i sogni richiedono impegno, fatica e pazienza per essere realizzati».

3I tifosi temono che per il Fondo Elliott il Milan sia solo un business.

«Io so, la nostra proprietà sa, che una società di calcio non è un'impresa finanziari­a, ma un'istituzion­e sociale, culturale, pubblica e alla fine è proprietà dei suoi tifosi. Il Milan è dei milanisti. Il miglior business che possiamo fare è creare un club di nuovo al vertice. Non compriamo giocatori per rivenderli, se mai cederemo qualcuno sarà per investire in altri: scelte calcistich­e. Elliott non ha intenzione di prelevare valore dalla società, ha un progetto a medio-lungo termine chiaro. Faremo tutto ciò che è necessario per riportare il Milan tra i primi club al mondo. Il giorno che ci affaccerà una nuova proprietà dovrà essere solidissim­a, perché comprerà un top club in tutti i suoi settori».

3Una frase ricorrente dei tifosi è: vogliate bene al Milan, rispettate­ne la storia.

«Conosco la storia del Milan, non ho bisogno di impararla. Ho enorme rispetto per la sua storia. E tutti nel club lavoriamo per riportare il Milan dove deve stare. I tifosi rossoneri sono straordina­ri, appassiona­ti, unici. Non sono stupidi. Chiedono chiarezza su quello che stiamo facendo, come e perché. E io con il popolo del Milan parlo chiaro. E sono convinto che con la condivisio­ne di un percorso virtuoso e il loro appoggio, possiamo ottenere tutto e, forse, prima del previsto. Il viaggio non è facile, ma la meta è certa. Ci arriveremo. Non è un percorso individual­e: non si tratta di me, di Boban, di Maldini o qualsiasi altra persona che lavori per questo club. Noi andiamo e veniamo. E’ il Milan che sta al di sopra di tutti. Ma serve tempo».

3Il calcio italiano però è il più impaziente del mondo...

«È vero, qui cambia tutto in una settimana in base a una vittoria o a una sconfitta. E questo non aiuta a far crescere il sistema. La tentazione spesso è prendere decisioni a breve termine, fare il passo più lungo della gamba. E’

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FOTO A CURA DI FABIO E FRANCESCO BOZZANI A.d. Ivan Gazidis, 55 anni
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BOZZANI La visita A fianco, Gazidis con il direttore Andrea Monti in Gazzetta. A destra, nel corpo centrale del giornale. Sotto, davanti al poster del Milan campione di Champions

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