Ora Conte studia il sistema Eriksen Handanovic, un altro rinvio
CONTE HA UNA NUOVA SOLUZIONE IL TALENTO PUÒ BATTERE IL DOGMA
Nella ripresa contro il Ludogorets la squadra ha svoltato passando al 4-3-1-2 I tifosi vorrebbero il danese sempre in campo, Antonio studia il sistema migliore
Giovedì notte a Razgrad, dopo la prima partita da eroe nerazzurro, tutti lo aspettavano davanti alle telecamere. E invece Christian Eriksen si è infilato con un sorriso grande così nel pullman che doveva portare l’Inter a Varna, la città sul Mar Nero da dove ieri la squadra è tornata a Milano. Niente domande, niente risposte, niente impressioni a caldo dell’uomo della scossa. Poi, su Instagram, il danese ha pubblicato la sequenza del suo destro vincente e dell’esultanza e si è sciolto: «Si spera che sia il primo di tanti. Questa partita è andata bene, ma ce n’è ancora un’altra. E grazie davvero a tutti per aver raggiunto i 2 milioni di follower». Firmato: «Non male se sei solo un ragazzo di Middelfart». Il giorno dopo, e con la Sampdoria già nel mirino e la Juve all’orizzonte, il ragazzo di Middelfart resta il protagonista della copertina nerazzurra. Perché ha infiammato l’Inter nella prima uscita di Europa League e perché la sua mattonella in campo infiamma il dibattito tra i tifosi. Uno così non si può discutere, il tipo di utilizzo invece sì.
Ruolo naturale
Finora Christian ha giocato 227 minuti (esclusi i recuperi) agli ordini di Antonio Conte tra Serie A, Coppa Italia ed Europa League, e il meglio l’ha mostrato nel suo ruolo più naturale, ovvero da trequartista. Anche contro il Ludogorets il copione ha seguito questa trama: rilanciato titolare, Eriksen è apparso compassato, come tutta l’Inter nel primo tempo, da mezzala sinistra nel centrocampo a cinque. Ed è diventato esplosivo nella ripresa quando l’allenatore, che aveva bisogno di molto più ritmo, l’ha fatto avanzare e piazzato dietro le due punte, giocando da numero 10 moderno e trasformando la trasferta bulgara in una notte di successo. Quando l’ex Tottenham ha libertà di movimento in attacco può davvero essere letale.
Cecchino
A Razgrad, per esempio, ha tirato in porta sei volte: col destro ha segnato l’1-0 su assist di Lukaku, col sinistro ha colpito in pieno la traversa, poi ha anche impegnato Iliev con un’altra conclusione a razzo. Ma non solo: Eriksen sa passare benissimo (nei 6 anni e mezzo di Premier nessuno ha fatto meglio alla voce assist) ed è bravo pure nel calciare i corner, cosa non da poco vista anche la stazza dei corazzieri interisti. E dai suoi piedi stavolta è partito l’angolo da cui è nato il rigore che ha praticamente chiuso i conti per il passaggio del turno. Insomma, un Christian
da leccarsi i baffi. Che poi è il motivo per cui l’Inter si è fiondata sul giocatore nel mercato di gennaio: Marotta voleva un crack, un centrocampista con un bagaglio di esperienza e qualità da mettere al servizio del gruppo nerazzurro da subito. Ed Eriksen con la notte di Razgrad ha dato la prima risposta importante.
Basta ansia
Adesso serve lasciare il segno anche nella corsa scudetto, l’obiettivo numero uno di Conte. Che sul tormentone Eriksen continua a gettare acqua per evitare polemiche inutili. Il sorriso del tecnico in conferenza stampa a Razgrad dopo la domanda sul danese spiega bene qual è lo stato d’animo di Antonio sulle chiacchiere attorno al numero 24. «Chri
stian deve trovare il ritmo e l’intensità che aveva nel Tottenham – ha detto l’allenatore nerazzurro –. Sappiamo che ci può alzare la qualità. Non può diventare un problema, non capisco perché ci sia tutta questa ansia nei suoi confronti». Ansia o non ansia, Conte sa benissimo che con Eriksen ha un jolly prezioso che può far saltare il banco avversario. E che deve essere sfruttato al massimo dei giri.
Cambio di sistema
Ecco perché il 3-5-2 che ha spesso fatto volare l’Inter sino a questo punto della stagione oggi ha bisogno di qualche aggiustamento e/o modifica. Proprio per fare rendere al top la stella danese. Che da mezzala resta imprigionato nel «personaggio» richiesto dal modulo, mentre da trequartista può tutto. In Europa League si è vista un’Inter messa in campo con il 4-3-1-2, ma in tasca Conte ha anche la carta 3-41-2, confermando le ali a tutta fascia (Candreva o Moses a destra, Young a sinistra). «Cerchiamo soluzioni alternative che però non vadano a snaturare il lavoro di questi mesi», ha detto Antonio due sere fa. Tocca a lui adesso saper usare Eriksen al meglio. Anche in Serie A.