Rebic, bocciato da Firenze stavolta ci ritorna da re
Il croato a 20 anni con i toscani non riuscì a lasciare il segno Da gennaio ha svoltato, ispirato anche dal feeling con Ibra
Passato, presente, futuro. Tutto si confonde in questo sabato di Ante Rebic: atterrò giovanissimo nel calcio italiano, con qualche problema di lingua e di prospettive. Esordì con la Fiorentina entrando in campo al posto di Giuseppe Rossi. Seguirono gol (pochi), infortuni, problemi, prestiti vari. Ante Rebic aveva vent’anni quando è arrivato a Firenze. Dopo, molti bagagli da fare e disfare con poche soddisfazioni. Poi la Bundesliga, soprattutto il Mondiale 2018. Il c.t. Dalic ha scommesso su di lui con decisione anche per risvegliare certi califfi che parevano un po’ svogliati. Rebic non è un giocatore di calcio raffinato: i croati, come gli olandesi, sono abituati all’alta qualità e a volte storcono il naso. Non lo ha fatto Zvonimir Boban, che lo ha puntato come rinforzo ideale per il in uno scambio con l’Eintracht Francoforte che si è preso in prestito André Silva. Risultato? Il croato per ora è l’affare migliore. Lo dicono le cifre: Rebic, un gol ogni 131 minuti. André Silva, un gol ogni 238 minuti. La stagione è ancora lunga, ma il percorso sembra segnato nonostante la partenza a handicap. Perché Rebic non ha avuto molte chance nei primi mesi: la prima da titolare era arrivata a metà novembre con il Napoli, per il resto una collezione di panchine e di prestazioni deludenti. Con il 2020 è rinato.
Fattore Ic
Merito anche dell’Ibrahimovic arrabbiato? Chi lo sa. Con Zlatan Ante parla in croato, i due si trovano bene anche sul piano della personalità. Lo svedese ha fatto fuoco e fiamme dopo la partita con il Torino, deluso per via dell’atteggiamento di qualche compagno, soprattutto deluso da se stesso. Zlatan è il miglior giudice di quello che fa e che sbaglia e Rebic a questo punto pare il partner perfetto. Lo svagato Rafael Leao, un bel talento da coltivare per il futuro, ha perso terreno. Il sodalizio fra i due IC è stretto e non soltanto per questioni di lingua. Rebic ha buone capacità tecniche, flessibilità e polmoni d’acciaio da mettere al servizio dei compagni. Attacca e difende, corre per tutti, anche troppo, semmai l’unica pecca che gli si può trovare è l’eccessiva generosità che poi lascia il segno negli ultimi minuti di gara. Calo inevitabile, fisiologico, che Pioli spera di non vedere a Firenze.
Come il primo Piatek
Rebic ha segnato 5 gol in 6 partite, proprio come aveva fatto un anno fa Kris Piatek nei primi tempi con il Milan. Rispetto al polacco è più dutMilan, tile, ha senso della manovra ed è utile in difesa. Il Milan deve soltanto sperare, se le cose continuano così, di riuscire a portare a casa nel giugno 2021 il cartellino del croato arrivato in prestito secco da Francoforte, come un last minute che metteva tutti d’accordo. Ma il 2021 è lontano e il futuro è adesso. Rebic torna dove è cominciata la sua avventura italiana e adesso ha decisamente un altro passo. Pioli che lo aveva visto partire ragazzo dal ritiro della Fiorentina se lo è ritrovato al Milan giocatore maturo e probabilmente benedice il fatto di poterlo schierare a fianco di Ibrahimovic. Ha avuto la bravura di capire quanto fosse cambiato. Ora può sperare che l’incantesimo non si spezzi.