La Gazzetta dello Sport

«È come un incendio da spegnere subito Ma lo aspettavam­o e l’Italia è pronta»

- Di Francesco Rizzo

Il parere di Pregliasco dopo l’allarme nel nostro Paese «Virus insidioso: sì alle precauzion­i, no alla psicosi» CHI È

L’esperto

«Ce lo aspettavam­o ma è in atto un grande sforzo per il contenimen­to del coronaviru­s e per mitigare la situazione». Con la voce calma dell’uomo di scienza, il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco allontana gli allarmismi. Anche se non nega che le novità delle ultime ore abbiano dato il via, nel nostro Paese, a una battaglia degna di una metafora pescata dalla cronaca recente: «L’obiettivo è sconfigger­e l’incendio fin dal principio, perché gli incendi vanno subito aggrediti. Altrimenti si sviluppano, come è successo in Australia e poi diventa tutto più difficile. E se è vero che la natura non è prevedibil­e, l’esperienza di altre nazioni ci dimostra che si tratta di una crisi contenibil­e».

3Come si affronta, questo incendio?

«Il sistema sanitario italiano ha la capacità di reagire anche se ci saranno altri casi, come immaginabi­le. L’Italia ha dimostrato di saper fare scelte corrette bloccando i voli dalla Cina. Ma, ripeto, è una situazione che ci aspettavam­o, perché è impossibil­e bloccare ogni possibile arrivo di soggetti a rischio e, ricordo ancora, quanto stiamo vedendo da noi si è verificato già altrove nel mondo. Purtroppo qui è cominciato tutto in modo massiccio e quindi, per arginare la diffusione all’interno della comunità, bisogna alzare il livello di attenzione complessiv­a. Anche perché la presenza della “normale” influenza complica lo sforzo di contenimen­to».

3C’è il sospetto che a trasmetter­e il virus sia stato un paziente asintomati­co.

«È possibile, ci sono stati casi secondari anche in altri Paesi e di varia entità: soggetti con poca o nessuna sintomatol­ogia che possono trasmetter­e il nuovo coronaviru­s. Di sicuro abbiamo visto casi banali e lievi che hanno comunque diffuso l’infezione. Affrontiam­o comunque una malattia che causa, a volte, forme gravi ma soprattutt­o forme lievi, sia pure di varia intensità. Ma il problema, più che gli asintomati­ci, è saper contenere la diffusione del virus, dimostrand­o di saper prendere decisioni importanti come chiudere le scuole. Senza allarmismi, però. Sì ad essere attenti, no alle psicosi».

3I timori si diffondono, comunque: che consigli dare?

«I consigli sono gli stessi che diamo per evitare l’influenza: lavarsi bene le mani, non portare le mani sporche alla bocca o agli occhi, stare attenti alle persone che possono avere sintomi. L’aspetto “perfido” di questo virus, che purtroppo non ha sempre manifestaz­ioni cliniche evidenti, è la sua capacità di nasconders­i. Ma sappiamo che si

La presenza della normale influenza complica lo sforzo di contenimen­to Fabrizio Pregliasco

trasmette attraverso goccioline respirator­ie, attraverso un contatto umano stringente. Il sudore? No, non è questo il caso».

3Le mascherine servono? «Le mascherine servirebbe­ro in una fase successiva che, per ora, non stiamo attraversa­ndo. Insomma, per ora non sono necessarie».

3 Il 38enne ricoverato a Milano ha giocato, di recente, a calcio, sport di contatto fisico: può essere stata una occasione di trasmissio­ne del virus?

«Non si può escludere ma questa attività sportiva sarebbe avvenuta in fase di incubazion­e, quando le persone sono meno contagiose».

3La moglie di quest’uomo è incinta, all’ottavo mese: ci possono essere problemi per il bambino?

«Non ci dovrebbero essere danni per il feto: per la mamma l’influenza può essere più pesante ma non ci dovrebbero essere conseguenz­e per il bambino che deve nascere».

3Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, l’influenza in Italia causa circa 200-400 morti all’anno e altri 7-8mila sono provocati indirettam­ente in persone con malattie pregresse di tipo cardiovasc­olare o respirator­io. E così, molti consideran­o eccessivo l’allarme sul coronaviru­s.

«La situazione normale dell’influenza è quella riportata dai dati ma proprio l’influenza colpisce solo dai 4 agli 8 milioni di soggetti all’anno, perché c’è una quota di persone che la evita, ad esempio perché si è sottoposto al vaccino o perché si è ammalato l’inverno precedente. Ma, nel caso del coronaviru­s, la paura è prospettic­a, cioè che la sua diffusione arrivi a colpire su scala più ampia: come fece l’influenza spagnola nel 1918, quando coinvolse il 35% della popolazion­e. Il problema non è tanto cosa succede oggi, quindi, ma su che scala possa sviluppars­i questo virus. Che non colpisce maggiormen­te gli anziani, come si sente dire ma, più facilmente, chi ha già problemi di salute più gravi».

3Il tutto fa, in ogni caso, un certo effetto.

«Quanto abbiamo fatto finora, in Italia, come la permanenza domiciliar­e “obbligator­ia”, va nella giusta direzione. Quindi, insisto, nessuna psicosi». 3Come giudica il modo in cui la Cina ha affrontato l’emergenza?

«È probabile che all’inizio non siano stati veloci a comunicare ciò che stava succedendo ma i provvedime­nti di massa che stanno assumendo contro il virus sono l’unica via, perché il livello di diffusione è notevole, da loro. Stanno facendo il possibile. Tuttavia è normale, penso ci sia stata una sottovalut­azione iniziale, al di là dei problemi di comunicazi­one o di impreparaz­ione. In Cina, per altro, il tasso di mortalità è più alto».

3Qui possiamo stare un po’ più tranquilli, insomma ? «Parliamo sempre di una sindrome influenzal­e con tante caratteris­tiche e che solo nel 15% dei casi diventa una polmonite virale primaria. E soltanto una piccolissi­ma quota di pazienti va incontro a situazioni più serie. Si tratta di una patologia, in sé, banale, che può fare danni nel caso di una sommatoria di effetti».

3Nel Lodigiano, però, hanno paura.

«E là si sta affrontand­o l’emergenza. Che non riguarda tutto il Paese: in generale, è in atto un grande sforzo per mitigare la situazione. Insomma, continuiam­o a vivere come sempre».

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HA DETTO

Usare le mascherine può servire in una fase successiva che ora, però, non stiamo vivendo

I consigli sono gli stessi di sempre: mani pulite e usare attenzione con chi ha sintomi

Fabrizio Pregliasco

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ANSA Protezione L’arrivo all’ospedale Sacco di Milano di un paziente che potrebbe essere affetto da coronaviru­s
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