«Mi rivedo in Evenepoel: può sognare»

Beppe conquistato dal belga: «Chi puntava su di me al Giro ’79? La qualità non ha età»

«Sì, mi rivedo in Remco Evenepoel». Detto da Giuseppe Saronni, fa un certo effetto. Effetto che raddoppia ascoltando la risposta che l’iridato di Goodwood 1982 dà alla domanda che qualcuno ha già cominciato a farsi: il belga della Deceuninck-Quick Step – sempre leader alla Volta Algarve dopo il successo di ieri di Bol in volata a Tavira - può pensare di vincere il Giro d’Italia già quest’anno, al debutto e a poco più di 20 anni? «Io non lo trovo così assurdo e dico, perché no?». A proposito di gioventù e dintorni: quando Saronni vinse il primo dei suoi due Giri d’Italia, nel 1979, non aveva ancora 22 anni. Ancora adesso è il più giovane re in rosa del dopoguerra, terzo della storia dopo Fausto Coppi (1940) e Luigi Marchisio (1930).

3Beppe, ha visto il successo di Evenepoel giovedì in salita in Portogallo? A qualcuno ha ricordato la fucilata a Goodwood che la fece diventare campione del mondo. Ci può stare il paragone?

«Credo di sì. Arrivi di quel tipo erano il mio pane. Poi, l’azione del Mondiale in Inghilterra è quella che si ricordano tutti, ma ne ho fatte altre su traguardi simili. Al Giro, o alla TirrenoAdriatico. Evenepoel mi piace e apprezzo il paragone. Giovedì ha fatto una bella “sparata”. Chissà, magari a fine carriera vincerà più di me!».

3Questa è la similitudine. Le differenze, invece?

«Almeno da quanto si sta vedendo per ora, io ero più veloce. Vincevo gli sprint di gruppo. Il belga è più passista e più cronoman, anche se io per esempio contro il tempo, in quel Giro ‘79, andai fortissimo. Ma ripeto, in una giornata come giovedì il paragone tra me e lui regge eccome».

3A proposito di talenti, senza voler dimenticare un 22enne come Bernal già re del Tour, confrontiamo Evenepoel con Pogacar, che lei conosce bene e che nel 2019 vinse proprio sull’Alto da Foia. Parallelo? «Tadej è più portato per le corse a tappe. Lo scatto è più morbido, pur se sempre efficace. Evenepoel è più potente».

3Anche lei, come Remco, era passato pro’ a 19 anni…

«Vero. Nel mio caso, avevo contribuito addirittura a fare cambiare le regole».

3In che senso?

«A fine Anni 70, si poteva fare il salto tra i grandi solo dopo avere compiuto 21 anni. Io, però, assieme a un amico feci leva sul fatto che poco tempo prima (nel 1975, ndr) era stata data la possibilità ai giovani di votare per la Camera dei deputati già a 18 anni, non più a 21. Avevo aperto la strada. E poi, quando c’è qualità, quando la si vede ad occhio nudo, non c’è età che tenga. Certo, bisogna sempre fare attenzione e dare ai talenti modo di crescere nei tempi giusti».

3 Che cos’altro le piace di Evenepoel? «Io ero, diciamo, più calcolatore e mi muovevo a ragion veduta. Il belga mi sembra più spregiudicato e credo sia un valore aggiunto perché il pubblico lo apprezza molto».

3 Veniamo al Giro 2020. Fin dove può arrivare? Non è esagerato considerarlo già un possibile favorito?

«Prima dell’inizio del Giro del 1979, nessuno avrebbe scommesso su di me vincitore. La situazione è un po’ la stessa. Ma perché non potrebbe essere la rivelazione?».

3 I punti più a sfavore? «La terza settimana e la tenuta nei tapponi di alta montagna, senza dubbio. In ogni caso, comunque vada, la sola presenza di Remco al via del Giro sarà una benedizione perché porta la freschezza, la ventata di gioventù di cui il ciclismo aveva bisogno. C’è una cosa che però mi dispiace».

3 Quale? «Avrei voluto assistere alla sfida tra lui e Pogacar (il talento della Uae-Emirates ha previsto di debuttare al Tour, ndr). Che spettacolo. E poi quando entrambi duelleranno con Bernal… Spero succeda presto. Vi immaginate che divertimento? Per ragazzi così la nazionalità conta relativamente, sono patrimonio di tutto il ciclismo».

Evenepoel porta freschezza, è una benedizione: patrimonio di tutti Manager

Saronni è il simbolo della Uae-Emirates, team di Pogacar