Garcia mai banale «Lione, serve avere momenti di follia»
Igiornalisti francesi si guardano perplessi: capire come giocherà il Lione, più che un rebus, è un Sudoku. Livello difficile. Garcia per tutta la stagione ha giocato con quattro difensori, venerdì ha provato la linea a tre contro il Metz e ieri ha detto che, rispetto a quella partita, cambierà sistema di gioco. Vuol dire tutto e niente. Potrebbe usare un 3-4-3 o addirittura andare con due punte e aggiungere un playmaker: sarebbe un 3-5-2 da vecchia Italia prudente. La certezza, almeno, sono i giocatori da seguire per chi vuole vedere un po’ di calcio del futuro. I due in mezzo, Aouar e Tousart. E l’attaccante col 9, Moussa Dembélé, che una volta chiamavano «La Bestia» e ha un potenziale fisico adatto al soprannome.
Elogio della follia
Garcia dirige tutti con la sua aria da allenatore all’opposizione: ha il suo stile, sa sorprendere con la tattica e le parole. Ieri ad esempio ha usato un termine che nel calcio non va molto di moda: follia. Non precisione, concentrazione, attenzione, spirito di gruppo: follia. Eccolo: «L’importante è provare piacere a giocare queste partite, attaccare, avere dei momenti di follia. Altrimenti non riusciremo a essere motivati». Questo è il Lione: una squadra magari discontinua durante i 90 minuti che però, a momenti, può far paura con un’accelerazione. «Tutti pensavamo che il Liverpool avrebbe vinto a Madrid – dice Garcia -. La Juve è favorita ma vogliamo andare anche noi contro le previsioni».
Nono scudetto
La sua visione in generale è interessante. «Io nel 2013 sono arrivato in Italia e ho scoperto l’istituzione-Juve – dice -. Penso che in Italia sarà ancora campione, loro hanno cultura della vittoria». Poi, quando gli chiedono quali siano i punti deboli, scherza: «La Juve non ha tanti punti deboli, li ho cercati per ore e ore al video ma non li ho trovati. I punti forti invece sì, quelli li ho visti». Cara, vecchia pretattica.
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