Mascherine e cori: il virus non ferma i tifosi
/ Nessun problema per i 3000 italiani. E Lapo polemizza: «Ci chiamate Juvirus? Una vergogna»
«Da dove venite?». «Milano». «Oh, Lombardia… siete pericolosi». Lo steward fuori dallo stadio scherza con gli italiani in fila all’ingresso. Poi allarga il sorriso: «Sono esagerazioni. Se voi siete pericolosi, allora noi musulmani siamo tutti terroristi». La partita del Coronavirus, la prima trasferta di un’italiana al tempo dell’epidemia, è stata semplicemente... una partita. Il settore ospiti da 3.000 persone era pieno, qualche juventino ha raccontato di essere arrivato con la mascherina, ma in realtà gli juventini hanno tifato, tifato come sempre. In giornata si sono visti in città, tra ristoranti e negozi di cioccolato. Qualche sciarpa bianconera, qualche cappellino, mai sottoposti a particolari controlli. Forse più silenziosi del solito, di sicuro accolti con più indifferenza del previsto... E questa volta è una buona notizia.
Il ministro e il calcio
Il Coronavirus però in Francia è rimasto l’argomento del giorno. «In Francia non c’è un’epidemia», ha detto Olivier Veran, ministro della Salute. E sul caso-Champions League: «Voglio ricordare che nessun tifoso ha potuto lasciare uno dei comuni messi in isolamento in Italia per venire a Lione». Parole per tranquillizzare i francesi dopo l’allarme lanciato dai sindaci di Décines-Charpieu e Meyzieu, i due comuni su cui si trova lo stadio del Lione. «Per me è preferibile che i tifosi restino in
Italia», aveva detto la prima cittadina Laurence Fautre. Dinamiche (anche politiche) da Coronavirus a cui siamo abituati, considerato che in Francia i casi stanno aumentando - erano 18 all’ora di cena – come accaduto in Italia nei giorni scorsi.
Polemica Lapo
Più o meno in quei minuti, Lapo Elkann ha fatto polemica su Twitter. Ha ripreso un articolo di Tuttosport in cui si diceva che una trasmissione radio francese aveva parlato di «tifosi della Juvirus» e ha scritto: «Vi dovete vergognare e chiedere scusa». I tifosi juventini allo stadio hanno smesso di pensare a tutto questo alle 21 e hanno cominciato a tifare dietro le bandiere tricolori e gli striscioni dei club di Senago e Meda, nemmeno così lontani da Codogno. Forse, però, hanno rischiato di ammalarsi soprattutto alcuni ultrà del Lione. A 2 gradi, con vento freddo, sventolavano le bandiere dietro la porta di Lopes. Senza maglietta, come in spiaggia.
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