Guardiola, un’altra gioia al Bernabeu
Il Real in vantaggio con Isco, ribaltone del City con Jesus e De Bruyne su rigore
Pep saves the queen. E lo fa dando scacco al re, il Madrid, il club che martedì ha definito come «king» della competizione. Fino a ieri le tre squadre inglesi in questi ottavi avevano perso tutte, e tutte senza segnare. Il City di Guardiola al Bernabeu di gol ne ha fatti due, prendendone uno e rimediando una vittoria preziosa che costringerà il Madrid a provare una rimonta assai complicata a Manchester il 17 marzo. Per Guardiola, catalano, blaugrana, indipendentista e al soldo di emiri e sceicchi, tantissimi fischi, diversi insulti e il sesto successo in 9 apparizioni sulla panchina degli ospiti del Bernabeu: ha tolto al totem Helenio Herrera il primato di successi nel feudo madridista. HH si era fermato a 5. Nel giorno nel quale il City ha ufficialmente postato il suo appello al Tas di Losanna contro la squalifica di due anni dalla competizione comminata dalla Uefa proprio alla viglia di questa doppia sfida col Madrid, il club inglese tiene vivo il sogno di quella che potrebbe essere l’ultima Champions da qui alla stagione 22-23.
Madrid dissolto
Il Madrid invece rischia la depressione. Nel momento più caldo della stagione la squadra di Zizou si è sciolta. Tre sconfitte, un pari e una vittoria nelle ultime 5, con l’eliminazione dalla Copa del Rey sofferta qui in casa con la Real Sociedad, poi i 5 punti persi sul Barça in due turni di Liga, e ora la scoppola europea. E occhio perché in arrivo ci sono nubi blaugrana: domenica al Bernabeu viene Messi. Il Barça ha i suoi problemi, d’accordo, però una sconfitta rischia di chiudere la Liga del Madrid e aprirebbe per la Casa Blanca scenari di crisi le cui dimensioni con Florentino Perez innervosito sono difficilmente calcolabili.
Ataque de entrenador
In Spagna lo chiamano «ataque de entrenador», espressione che definisce l’attivismo eccessivo di un tecnico. Thomas Muller qualche giorno fa aveva detto che Guardiola tende a pensare troppo prima delle grandi partite. Beh, ieri Pep ha lasciato fuori Aguero, Sterling (che veniva da un infortunio ma era stato dato per prontissimo) e Fernandinho. Zidane ha risposto facendo fuori un mammasantissima come Kroos, peraltro in forma e sempre utilissimo quest’anno. E ha preferito l’entusiasmo di Vinicius al disinteresse di Bale. Il City dei centrocampisti si è schierato con un 4-2-4 liquido, Rodri e Gundogan nel doble pivote, Mahrez e Gabriel Jesus larghi, Bernardo Silva e De Bruyne in mezzo, un po’ 10, un po’ 9, un po’ niente, mossa che ha comunque preoccupato e limitato Casemiro.
Sterling decisivo
La partita è stata a lungo bruttina, con la superiore tecnica del City evidente ma incapace di esprimersi, di liberarsi. Nel primo tempo due occasioni per Benzema, con incredibile liscio di Vincius e Gabriel Jesus. Nella ripresa gli errori di Rodri e Walker hanno mandato in gol Isco servito da Vinicius. Guardiola ha finalmente inserito Sterling e con il nazionale inglese è cambiata la partita. In dieci minuti scarsi De Bruyne ha servito a Gabriel Jesus la palla del pari con Sergio Ramos superato incredibilmente, poi Carvajal ha steso Sterling in area e De Bruyne ha spiazzato Courtois rovesciando la partita. Il rigore di De Bruyne è il gol numero 300 in 125 partite segnato dalle squadre di Guardiola in Champions. Quindi l’espulsione di Ramos per una trattenuta a Sterling appena fuori area, azione avviata da un errore di Casemiro che ha scelto la serata peggiore per la sua peggior partita. Il Madrid era sparito, annichilito dal palleggio di De Bruyne e Mahrez, dalla velocità di Gabriel Jesus e Sterling. Zidane non è mai stato eliminato in Champions. Per non macchiare un curriculum che martedì Pep ha definito «irripetibile» gli servirà molto, molto più di quanto mostrato stasera.
Ahi Ramos
Serata nera per la squadra e il suo capitano, espulso nel finale