LA JUVE PUÒ ANDARE AVANTI MA NON È QUELLA CHE VUOLE SARRI
In questo momento di psicosi collettiva vengono a mancare persino le certezze più elementari, ci si sente impauriti e frastornati, e per fortuna che c’è la Champions League a ricordarci che la vita continua e che, alla fine, la bellezza ci salverà. I gol, i dribbling, le magìe, il pallone che rotola e rimbalza che cosa sono se non gocce di balsamo tonificante? Certo, la prestazione e il risultato della Juve a Lione non aiutano a ritrovare la tranquillità, ma l’arrembante finale dei bianconeri consente perlomeno di guardare con un pizzico di ottimismo alla sfida di ritorno. Il fatto è che si fa fatica a spiegare come un attacco che può schierare Cristiano Ronaldo, Dybala, Cuadrado e poi Higuain non riesca a segnare un golletto al Lione. La Juve, ormai l’abbiamo capito, non è ciò che Sarri vorrebbe da una squadra, ma non si pensi che la primavera possa fare il miracolo. In questo periodo si tratta di gestire il presente, utilizzando l’arte del compromesso e pensando soprattutto ai traguardi da tagliare più che allo spettacolo. Contro il Lione, al ritorno, serve una prestazione di molta sostanza e poca forma: entrare nei quarti di Champions è un imperativo. Chi ha compiuto un passo importante è il City di Guardiola che, per nulla penalizzato dalle recenti decisioni dell’Uefa, ha sbancato il Bernabeu: sotto di un gol, ha impiegato cinque minuti per ribaltare il tavolo apparecchiato dal Real Madrid. Le altre sfide d’andata hanno spedito messaggi precisi. L’Atalanta, al netto di tutti gli scongiuri e di una trasferta comunque bollente (giocare al «Mestalla» di Valencia non è mai una passeggiata), è ben incamminata verso il superamento del turno. Il 4-1 con cui ha stordito gli spagnoli a San Siro è un segnale di forza e, probabilmente, di raggiunta maturità europea, oltre che un bottino rassicurante da difendere con saggezza e con coraggio. Si può immaginare la squadra di Gasperini che subisce tre gol senza reagire e senza segnarne almeno uno? Siamo realisti: nemmeno il più fantasioso dei favolisti arriverebbe a tanto. Anche il Bayern, dopo il blitz in casa del Chelsea, affronterà il ritorno con la serenità dei forti: il 3-0 firmato da Gnabry (doppietta) e Lewandowski è una garanzia contro ogni imprevisto. E lo stesso si potrebbe dire del Lipsia che ha mandato all’aria i piani di Mourinho e del suo Tottenham: ma in questo caso, conoscendo la capacità dello Special One di ribaltare qualsiasi pronostico e di trasformare ogni gara in una battaglia, è bene tenersi una porta aperta. Più difficile da leggere, invece, la sfida di ritorno tra Barcellona e Napoli: l’impressione è che nulla sia finito dopo l’1-1 del San Paolo: i blaugrana non sono più la gioiosa macchina da calcio di una volta, a Messi mancheranno compagni importanti come Busquets e Vidal, e la squadra di Gattuso, se interpreta la partita guardando in faccia il nemico, può fare l’impresa.
Sul filo del rasoio i duelli tra l’Atletico Madrid e il Liverpool e tra il Psg e il Borussia Dortmund. Reggerà il «cholismo» alla prova di Anfield? E il colosso Haaland tornerà da Parigi incoronato come il nuovo imperatore o il suo Borussia Dortmund si smarrirà abbagliato dalle luci tentatrici della Ville Lumière?