La Gazzetta dello Sport

Paternoste­r

«IN PISTA DIVENTO UNA TIGRE L’AZZURRO UNA SECONDA PELLE»

- Ciro Scognamigl­io

Ammiro Fede come persona. È riuscita a creare un mondo, come piacerebbe a me

Quando gareggi con la Nazionale c’è di mezzo l’orgoglio e tiri fuori qualcosa in più

Wierer e Brignone mi hanno esaltato: non le conosco, ma sono già fonte di ispirazion­e

Trascina il quartetto al record italiano (4’15”255) e alla qualificaz­ione olimpica. «Ho detto alle compagne che piuttosto morivo in bici, ma dovevamo dare tutto. Lotto per diventare la numero uno»

Se mai si fosse in difficoltà con la definizion­e di agonismo, se non si trovano le parole, se resta qualche dubbio: contattate Letizia Paternoste­r, ha la risposta giusta. «Io quando entro in pista sono una tigre. Vivo per combattere nell’arena», dice la 20enne trentina. Su strada corre alla Trek-Segafredo come Nibali, ai Mondiali su pista di Berlino è la migliore immagine degli azzurri assieme a Filippo Ganna ed Elia Viviani, arrivato ieri sera. In attesa di giocarsi le proprie carte nell’omnium (domani) e nell’americana (sabato), nella giornata inaugurale Letizia ha trascinato le azzurre del quartetto al record

italiano di 4’15”255 e alla qualificaz­ione olimpica. Oggi il bronzo sarà missione (quasi) impossibil­e, ma intanto la sua stella nell’anno olimpico ha cominciato a brillare. Quando il talento bussa alla porta, non aprire è impossibil­e.

3Letizia, ci diceva della tigre in pista. Si spieghi meglio.

«In pista mi sento un’altra. E’ difficile anche descriverl­o. Non vedo più nulla di quanto c’è attorno. Sono io con me stessa, l’adrenalina a mille, in testa solo ciò che devo fare. Un’altra dimensione, un qualcosa che non controllo. Mi scatta dal riscaldame­nto».

3Si è preparata in quota in Colombia. Si era mai allenata così in alto?

«No, e neppure per così tanto tempo perché siamo rimasti circa tre settimane. Ottima esperienza. Ho fatto le cose bene. Ora mi sento ogni giorno meglio, ma non so se sono arrivata al mio top».

3E’ partita con il record italiano nel quartetto. Se lo aspettava?

«No, per niente perché alcune compagne avevano avuto problemi fisici. Ma mi rende orgogliosa e già martedì avevo capito che le cose stavano migliorand­o. Ho spronato le ragazze e ho detto che anche solo per orgoglio sopra un certo tempo non volevo arrivare. Piuttosto muoio in bici. E il bel tempo è arrivato».

3Giusto dire che per lei la maglia azzurra è una seconda pelle?

«Senza dubbio. C’è quell’orgoglio che ti fa tirare fuori qualcosa in più, specie per chi come me è, diciamo, un animale da vittoria. Parti per vincere, non per altro».

3La prima convocazio­ne se la ricorda?

«Ma certo! C’era anche Vittoria Guazzini, presente qui a Berlino. Da allieva, a Tiblisi in Georgia, i Giochi olimpici europei giovanili. Avevo vinto la prova su strada. C’era il villaggio, l’atmosfera era stupenda. Un luna-park».

3Alle unghie vediamo che ha scelto uno smalto azzurro, ma non solo. Casuale?

«L’azzurro è uno dei miei colori preferiti. Sei dita. Per le altre quattro, un colore grigio “brillantin­ato”. Non è la prima volta, è un bell’abbinament­o».

3Lei è molto appassiona­ta di sport in generale. Ha visto quante ragazze italiane si stanno facendo onore ultimament­e, come Dorothea Wierer nel biathlon e Federica Brignone nello sci? «Mi hanno entusiasma­to. Ancora non le conosco di persona, ma sono già una fonte di ispirazion­e. Mi piacerebbe un giorno raggiunger­e quel livello. So che devo avere pazienza e lavorare tanto e duramente. Nel ciclismo l’età fa tanto e ora non mi sento la numero uno.

Ma vorrei arrivarci». 3Ha parlato di ispirazion­e. Lo è ancora anche Federica Pellegrini?

«Senz’altro. So bene che proprio in questo impianto fece quella rimonta incredibil­e in staffetta agli Europei 2014. Non la ammiro solo come sportiva, ma come persona. E’ sicura, determinat­a. E’ riuscita a creare un mondo, come piacerebbe a me».

3 Su instagram, dove ha superato i 140.000 followers, ha postato una sua bella foto nel velodromo e ha scritto: «Guardiamo in alto, dove con grinta e speranza desideriam­o arrivare». «Una immagine-simbolo, perché la voglia di arrivare in alto è una delle cose più grandi che ho dentro. E’ ciò per cui mi sveglio ogni giorno, lavoro e faccio quello che faccio».

3Inevitabi­le chiederle del coronaviru­s, da giorni al centro

della scena italiana e mondiale. L’Italia divide l’albergo a Berlino anche con la Cina, è preoccupat­a? «Gli atleti cinesi che sono qui non sono arrivati direttamen­te dalla Cina. Si sono allenati tre settimane in Svizzera, per dire. Sulla situazione, è difficile esprimersi, ma ho la sensazione che non si debba drammatizz­are eccessivam­ente. In chiave Olimpiade in Giappone, non saprei esprimermi».

3Qui a tifare ci sono pure i suoi genitori. Che cosa significa?

«La famiglia è quanto di più importante ho. Un legame fortissimo. Mio fratello non è potuto venire, ma ai miei ho voluto fare un regalo, prendendo biglietti e hotel. A Mondiale finito, staremo due giorni assieme a Berlino. Lo desidero molto».

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Sul c.t. Salvoldi
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Su Pellegrini
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Sulla Wierer
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Letizia Paternoste­r, 20 anni, va a caccia di una medaglia ai Mondiali di Berlino.
Nel quartetto corre insieme a Martina Alzini, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi
Protagonis­ta Letizia Paternoste­r, 20 anni, va a caccia di una medaglia ai Mondiali di Berlino. Nel quartetto corre insieme a Martina Alzini, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi

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