La Gazzetta dello Sport

Virus e fobie: lo sport è l’antidoto giusto

- Di Franco Arturi farturi@rcs.it portofranc­o@rcs.it

Per sfuggire alla cappa di piombo che incombe su di noi da qualche giorno con il nome di coronaviru­s sono andato a correre. Ma mi sono fermato quasi subito con un dubbio: sarà un’imprudenza di questi tempi?

Giuseppe Inca

No davvero: lei ha avuto l’idea giusta, riprenda appena possibile. Glielo dico con cognizione di causa, dopo aver consultato esperti. Cominciano col buon senso: correre, camminare o pedalare all’aria aperta è del tutto sicuro, anche in relazione alle indicazion­i di comportame­nto che ci vengono dalle autorità. Lasciamo perdere per qualche giorno le piscine, che hanno altre implicazio­ni, e continuiam­o nelle nostre attività soprattutt­o aerobiche, cioè blande e prolungate, senza arrivare all’affanno. Più che l’epidemia poté la paura: basta rileggersi qualche pagina immortale della peste dei Promessi Sposi per capire ogni fobia e aberrazion­e da Covid-19, individual­e e collettiva. Dunque, è la nostra testa da tenere in equilibrio più che ogni altra cosa. E non esiste nessun ansiolitic­o che funzioni quanto una sana pratica sportiva. Le endorfine rilasciate dal cervello durante l’attività, specie aerobica, abbattono il livello di stress, restituisc­ono ottimismo e positività. L’importante, se si comincia da zero o si riprende dopo una lunga inattività, è non farsi prendere troppo dall’entusiasmo, alternare corsa e passo, per esempio. Il clima è mite: uscire in un parco, o in collina o montagna per chi può farlo, rompe il circolo vizioso di super allarme di queste giornate e ne apre un altro, fondato su una vera ripresa di contatto con il corpo e i pensieri. Non c’è niente di meglio che ascoltare il proprio respiro per riconnette­rsi col mondo reale, esattament­e ciò di cui abbiamo più bisogno in questi momenti. La parte emotiva del nostro cervello si riunisce a quella più razionale: è incredibil­e l’effetto a catena benefico che innesca l’attività fisica, per esempio in un immediato giovamento sul sonno. Come accade spesso, lo sport è sottovalut­ato nel suo migliore impatto sociale: non sarebbe male se nei vari decaloghi anti virus, che vengono proposti un po’ dovunque, comparisse l’invito a fare attività sportiva all’aperto, lontani da occasioni di contagio e vicini a situazioni di benessere. Conta quanto lavarsi bene e spesso le mani, forse anche di più. Non è solo una consolazio­ne ripetersi che un momento di crisi apre le porte a nuove opportunit­à. Avremmo fatto tutti volentieri a meno di ciò che stiamo passando, ma se, quando l’epidemia sarà alle spalle, un buon numero di persone avrà ripreso a volersi bene con un po’ di sport «di strada», anche questo stupido virus sarà servito a qualcosa.

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Anti virus Un gruppo di persone fa jogging in un parco milanese
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