La Gazzetta dello Sport

Noi, loro e il Clasico tra Real e Barcellona

- Di Alessandro de Calò

Nel lungo gioco di specchi tra il nostro calcio e quello spagnolo, c’è anche la contempora­neità delle partite che possono decidere una buona fetta di scudetto e quasi tutta la Liga. Non solo i confronti di Champions, dunque, già consumati a metà, tra Atalanta, Napoli, Valencia e Barcellona e quelli di Europa League che vedranno in campo Inter, Roma, Getafe e Siviglia. Certo, il Clasico di Spagna che domani sera si sovrappone al Derby d’Italia non è più l’ombelico del mondo. Cristiano Ronaldo lotta e segna sui campi della A, il Real non è ancora riuscito a sostituirl­o con qualcuno che possa fare il solletico a Leo Messi. Ma in ogni caso, il match tra Madrid e Barça resta acceso come una sfida capitale, quasi una finale per capire chi sarà campione di Spagna. Conta vincere, però la vera differenza stavolta verrà tatuata sulla pelle di chi perde, soprattutt­o se cadrà male. Adesso, Real e Barcellona sono due squadre forti e incomplete, imprevedib­ili e abbastanza fragili come si è visto anche nelle ultime uscite di Champions, al San Paolo e col Manchester City. In gennaio, Zidane sembrava finalmente aver completato la quadratura del cerchio nella ricostruzi­one dei Blancos, dopo la disastrosa stagione scorsa, seguita al suo primo addio e alla partenza di

Duello

CR7. Vittorie su vittorie in campionato, trionfo ai rigori sull’Atletico in Coppa di Spagna, mentre il Barcellona abbattuto dal Cholo cambiava panchina, perdendo poi la bussola e il primato nella Liga. Fino a due settimane fa tutto sembrava spingere verso una felice galoppata di Zidane incontro al titolo che i blaugrana hanno monopolizz­ato negli ultimi anni. Invece, nonostante il “Barçagate” e la guerra per bande attorno al club catalano, Messi ha approfitta­to del febbraio nero del Real per riportare la squadra in testa alla Liga. I suoi gol hanno tolto il volume alla voce dei tifosi che chiedevano le dimissioni del presidente Bartomeu. Una pausa, e quanto può durare? Molto dipende da quello che succederà domani al Bernabeu. Zizou Zidane deve inventarsi qualcosa, perché nel tempio del Madrid non funziona più il “Miedo escenico”, la paura del palcosceni­co che dava una mano al Real. Qua, negli ultimi quattro anni, il Barça ha sempre vinto (4-0, 3-2, 3-0, 1-0) e la foto simbolo resta quella di Messi che sventola la maglia mostrando il suo nome. Anche il nuovo tecnico blaugrana, Quique Setien ha un buon feeling: col Betis, per due volte, ha sconfitto il Real. L’altra sera Setien è andato al Bernabeu per vedere come se la cavava Zidane col City di Guardiola. Alla fine ha parlato col Pep, erano nello stesso albergo. Deve aver cercato di strappargl­i qualche segreto. Forse anche quello della rinuncia alla costruzion­e totale del gioco dal basso. Ogni tanto, a sorpresa, il portiere del City faceva rinvii lunghi, tesi, non alti, per spiazzare il Madrid. Vedremo. Nel Bernabeu c’è ancora il fantasma di Guardiola. E per Zidane tutto resta in bilico, tra una conferma e la rivincita.

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Leo Messi e Sergio Ramos nel “Clasico” di andata giocato a dicembre
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