La Gazzetta dello Sport

MILAN ORA VOGLIO CHIAREZZA

BOBAN ATTACCA «MILAN UNITO? IO CI CREDEVO... SU RANGNICK SCORRETTEZ­ZA, PARLI ELLIOTT»

- di Alessandra Bocci

«Rangnick? Non avvisarci, irrispetto­so e inelegante. Cosa non degna di questo club»

«Unità d’intenti? Ci credevo... Per il bene di tutti serve subito un incontro con Elliott»

«Devono precisare obiettivi e budget. Ancora non sappiamo che margini avremo»

Il Cfo rossonero risponde a Gazidis: «Per il bene del club la proprietà intervenga, ma dovrà essere precisa su budget e obiettivi. Nonostante i tagli, non sappiamo che margini avremo»

Anime diverse, concezioni diverse. C’è il Milan di Elliott, e quindi di Ivan Gazidis, che pensa logicament­e al bilancio. E c’è il Milan dei due vecchi ragazzi che si sono impegnati per ritornare a fare una bella squadra, che possa provare a entusiasma­re i tifosi, anche se non si può vedere chiarament­e il traguardo e il passato è troppo lontano per essere un modello. «Non pensiamo di ritrovare il nostro Milan, perché non siamo sciocchi, e sappiamo che quello non si può replicare. Ma vorremmo riportare il club in Champions League, con tutte le differenze comprensib­ili con i top club di adesso». Dopo le polemiche sulle due anime del club e l’unità di intenti proclamata dall’a.d. rossonero in una intervista alla Gazzetta la settimana scorsa, Zvonimir Boban sceglie di dare la sua versione. Ha lasciato la Fifa l’estate scorsa per raggiunger­e Paolo Maldini al Milan, ha visto passare tante difficoltà. Adesso il Milan va meglio, il Milan di Pioli ha una sua identità e la situazione in classifica non è più così disastrosa. Maldini e Boban hanno cominciato la stagione con una visione di calcio che forse era utopia. «Se non puoi avere campioni, sviluppa un’idea». Non è stato così semplice. Una sessione di mercato e molti mesi dopo, le cose hanno un andamento logico. Ma le voci sugli incontri del Milan con Ralf Rangnick, incontri dei quali i manager dell’area tecnica non sapevano nulla, hanno creato una crepa profonda. Difficilme­nte sanabile.

Boban, l’a.d. Gazidis la settimana scorsa ha superato tutte le indiscrezi­oni dicendo che non esistono due anime nel Milan. Che cosa ne pensa?

«Prendendo atto di mille difficoltà iniziali, delle differenze culturali e delle passioni rossonere ben diverse, con tutte le divergenze di vedute e qualche volta opposti pensieri, ancora qualche giorno fa pensavo fosse questa la realtà».

Poi ci sono state le voci su Rangnick. Ci sarebbero stati effettivam­ente contatti con il manager tedesco e questo non fa bene al club e non aiuta il lavoro dell’area tecnica.

«Il fatto che parliamo di queste cose non fa bene a nessuno, soprattutt­o alla vigilia di una partita importante, come sono tutte quelle che stiamo giocando adesso. La cosa peggiore è che questo evento destabiliz­zante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore. Non avvisarci è stato irrispetto­so e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavam­o fosse il Milan».

Quindi l’unità di intenti non esiste? Non esiste un unico sistema di lavoro per tornare a un unico grande Milan?

«Per come la vedo io, l’unità significa condivisio­ne, l’unità è rispetto. Alla fine, la base di tutto è avere questo approccio, è l’unica via per poter lavorare e sentirsi bene».

Zvonimir Boban

Cfo rossonero

Avete chiesto un chiariment­o a Gazidis? Da quanto tempo non vi sentite?

«Con Gazidis abbiamo già parlato. Per il bene del Milan, è certamente necessario che il meeting con la proprietà avvenga al più presto».

Ha lasciato la Fifa perché aveva grandi progetti con Paolo Maldini...

«Sono felice di condivider­e e vivere questo tempo con un grande amico con il quale ho sognato di lavorare da tempi lontani. Paolo come nessuno rappresent­a la storia e l’appartenen­za al Milan, è una persona per bene, ha classe ed è ormai un dirigente credibile e capace. La cronaca dei fatti? Il mercato estivo è stato molto dinamico e alla fine positivo, poi c’è stato un inizio del campionato molto insoddisfa­cente per il quale ci prendiamo tutte le responsabi­lità, dopo di che il cambio di allenatore, e la costruzion­e di una base solida per un progetto che è stato pensato per almeno tre anni. Questa è la sintesi del nostro lavoro, finora».

Con quale budget potreste lavorare per il futuro?

«La proprietà deve essere chiara sia nel budget che negli obiettivi. In sintesi: noi rispettosi delle esigenze di equilibrio economico finanziari­o per garantire una sana e corretta gestione della società, la proprietà rispettosa dei risultati sportivi affidati a chi rappresent­a la storia e i valori di un grande club».

Quindi non lo è stata.

«Al momento, nonostante gli sforzi nel mercato di gennaio e i tanti tagli, con due cessioni importanti e l’alleggerim­ento che deriva dai relativi ingaggi, non sappiamo che margini avremo».

Uno dei nodi da sciogliere è il rinnovo di contratto di Ibrahimovi­c.

«Tutti vedono l’impatto che Zlatan ha avuto. E’ un giocatore speciale, e non credo ci siano dubbi che dovremmo affrontare già oggi un possibile rinnovo per la prossima stagione, al di là del risultato finale della squadra».

C’è anche il problema del rinnovo di contratto di Begovic e soprattutt­o Kjaer.

«Niente da aggiungere a quel

di Alessandra Bocci

Ibra? Già oggi dovremmo affrontare il tema del suo rinnovo

Il mercato invernale basato su giocatori esperti ci ha dato ragione

lo che abbiamo visto in campo. Sono giocatori di esperienza che hanno reso più solido il Milan, è probabile che lo possano fare anche nelle prossime stagioni».

C’è la politica dei giovani pretesa da Elliott come un caposaldo, condivisa da voi per la verità. Ma ci sono anche dei limiti. Come ha detto più volte Maldini, una squadra di ragazzi non ha mai vinto...

«Ci è stato chiesto di ringiovani­re la rosa e l’abbiamo fatto ma sostenendo sempre che ci vuole il giusto mix tra gioventù ed esperienza. Il mercato invernale ha dimostrato che avevamo ragione, basta vedere come i giovani siano cresciuti in breve tempo».

Insomma, c’è un’intesa sulle strategie o no?

«Noi siamo certi che il Milan abbia soltanto una strada, pensare in grande per un fatto semplice - si chiama il Milan, ha 120 anni di storia vincente, e ha sette Coppe dei Campioni vinte».

Allora quando vedremo un Milan così, capace almeno di competere per tornare in

Champions League?

«Intanto dobbiamo finire la stagione e vedere dove saremo, ma è già un Milan diverso. Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitiv­i e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».

snodo è Ibrahimovi­c, in un ruolo o un altro. Resterà?

«L’ha chiamato prima Paolo e poi ho continuato io anche per il fatto della lingua e il carattere balcanico che abbiamo. E’ stato divertente quando mi ha chiamato verso le 10 di sera per la vigilia di Natale dicendo: “Boban, congratula­zioni al Milan, avete preso Ibrahimovi­c. Buon Natale e a presto”. Comunque, l’ok di Londra è arrivato quasi subito. Speriamo di poter andare avanti».

Servono grandi giocatori, per quanto senior, e bei prospetti per riportare al Milan al top. Serve anche, secondo la proprietà e non soltanto, uno stadio nuovo. Una priorità per Elliott. Che cosa ne pensa?

«E’ una grande cosa e bisogna farlo, sarebbe bello per la città calcistica più importante al mondo. Detto ciò, il nuovo San Siro con gli standard più avanzati sarebbe grandioso e credo che Elliott con i suoi manager sarebbe più che capace di fare un miracolo architetto­nico mondiale».

nella gente questa idea che la proprietà sia un po’ lontana dalla società del calcio e della società Italiana, che cosa ne pensa?

«Noi sappiamo quanto sia importante avere un’identità milanese e Italiana. La si può inculcare anche ai ragazzi stranieri, credo che ci sono tanti buoni esempi. Capiamo che a volte per le proprietà straniere sia difficile capirlo, ma è un passaggio fondamenta­le. Non si deve mai arrivare alla de - italianizz­azione e de milanizzaz­ione, sarebbe veramente come perdere l’anima. Lo dice un patriottic­o croato che ama questo club, questa città e questa splendida terra».

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di Gene Gnocchi
 ??  ?? Protagonis­ti Zvonimir Boban, 51 anni, è Chief Football Officer del Milan dall’estate scorsa. In alto Ivan Gazidis, 55 anni, a.d. del club dal dicembre 2018. A destra, Paolo Maldini, d.t. rossonero: nel club da dirigente dall’estate 2018
Protagonis­ti Zvonimir Boban, 51 anni, è Chief Football Officer del Milan dall’estate scorsa. In alto Ivan Gazidis, 55 anni, a.d. del club dal dicembre 2018. A destra, Paolo Maldini, d.t. rossonero: nel club da dirigente dall’estate 2018
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