FERRARI E RED BULL MIMETIZZATE PER SORPRENDERE LA MERCEDES
Mimetizzarsi è un’arte in F.1. Bocche cucite, segreti industriali da non rivelare agli avversari e massima attenzione a nascondere sempre le proprie carte, per sfruttare il fattore sorpresa. Ecco perché, durante i test in vista del campionato, le squadre collaudano affidabilità e resistenza delle monoposto, senza mai mostrare la prestazione assoluta. A nessuno interessa vincere il Mondiale d’Inverno. Prendete quello che successe un anno fa. La Ferrari volava nelle prove sul circuito spagnolo del Montmelò e la Mercedes sembrava in crisi profonda, con quella vecchia volpe di Toto Wolff e il suo pupillo Lewis Hamilton che dicevano di avere mezzo secondo di ritardo dalle rosse. Ebbene, nella seconda settimana dei test le Frecce d’argento si presentarono con una monoposto tutta nuova, avvicinando i tempi del Cavallino, e all’esordio in Australia rifilarono una batosta cocente a tutti, ipotecando poi il titolo con 8 trionfi consecutivi.
La lezione è stata imparata dalle parti di Maranello. E forse stavolta è stato Mattia Binotto a recitare un po’ la parte di Wolff, prevedendo un inizio in salita per la
Ferrari a Melbourne e nei primi GP del 2020, con dichiarazioni fin troppo remissive. In realtà sarebbe un errore sottovalutare la rossa in partenza. I rivali della Mercedes non l’hanno fatto. Hanno studiato i giri di Sebastian Vettel e Charles Leclerc, utilizzando il Gps e gli altri strumenti che oggi consentono di misurare il potenziale di una macchina a prescindere dai riscontri cronometrici in pista. La conclusione dei loro calcoli è stata che la Ferrari non sia messa così male come Binotto voglia fare intendere. E che il passo teorico della SF1000 avrebbe potuto avvicinarsi a quello della loro W11, una vettura apparsa stellare fin dal primo giorno, ma rivelatasi anche fragile con i guai ripetuti alla nuova power unit. La rossa ha perso velocità in rettilineo, ma è diventata molto rapida nelle curve, grazie al maggior carico aerodinamico. Un elemento che aiuta a tirare fuori il massimo dalle gomme attuali della Pirelli, riducendo il degrado, e che potrebbe rivelarsi più importante dei chilometri all’ora sul dritto. Intendiamoci: la Mercedes sei volte iridata resta ancora favorita. La scioltezza con cui Hamilton e il suo compagno Bottas hanno ottenuto subito tempi da record e marciato forte sui “long run” lasciano pochi dubbi. E la tranquillità ostentata dagli uomini d’argento fa pensare che il mago Andy Cowell sappia già dove intervenire sul motore. Ma la Red Bull si è fatta più temibile, grazie al solito eccellente telaio di Adrian Newey e a una power unit Honda più potente. Non è sfuggito che ieri Max Verstappen abbia rallentato di proposito nel suo giro super per non scoprirsi. Ma anche la Ferrari può essere competitiva, soprattutto sul passo gara, mentre nel giro singolo dovrebbe pagare qualcosa alle altre due. E la Racing Point del magnate Lawrence Stroll, una Mercedes 2019 dipinta di rosa, si candida a quarta forza davanti a Renault e McLaren. Capiremo tutto al via di Melbourne, il 15 marzo. Il tempo per i giochetti è quasi finito.